lunedì 24 marzo 2014

Ben Pastor, "Kaputt Mundi" 2005

                                                                        ricorrenze
                                                                        seconda guerra mondiale

Recensione di "Kaputt Mundi" e intervista a Ben Pastor

Roma 1944. Il corpo di una segretaria tedesca viene trovato sfracellato in strada: suicidio? Questo il nuovo caso da risolvere per l'ufficiale della Wehrmacht Martin Bora, che abbiamo già visto come protagonista in "Lumen" e "Luna bugiarda". Ma ormai sappiamo bene che un romanzo di Ben Pastor è molto di più di un giallo: chi ha seguito le vicende di Martin Bora  (personaggio ispirato a von Stauffenberg, giustiziato per aver attentato alla vita di Hitler) conosce il suo tormento interiore di uomo d'onore diviso tra l'obbligo di servire il suo paese e quello di seguire la sua coscienza, ricorda lo sgomento da lui provato nel vedere le umiliazioni inflitte agli ebrei in Polonia e sa che la sua presenza a Roma, adesso, è sorvegliata dalla Gestapo. A Roma, negli ultimi mesi di occupazione tedesca mentre gli alleati risalgono la penisola, la morte sospetta di Magda Reiner è un crimine minore in uno scenario di morte violenta per azioni di guerra o per le feroci rappresaglie eseguite dai nazisti, e la lotta contro il tempo di Martin, nella ricerca angosciata del luogo dell'eccidio che verrà ricordato con il nome tristemente noto delle Fosse Ardeatine, come se la sua vita stessa dipendesse dal riuscire a salvare almeno una vittima ( "se avrai salvato anche una sola persona...", dice il Talmud), ha una valenza etica e una tensione drammatica che non hanno paragoni nella letteratura di genere. Vicino a Bora e al suo "doppio", l'ispettore Guidi, personaggi tolti dalla Storia, come Kesselring, Kappler, Priebke, Dollmann, e una folla di gente comune, dal mite insegnante arrestato per aver dato alloggio a un partigiano, alla donna che parla un coloratissimo romanesco: un coro di voci metalliche o dolenti, spietate o libertarie che ricreano l'atmosfera di Roma città aperta, in un libro che già si impone all'attenzione con un titolo bellissimo, "Kaputt Mundi", a evocare la città eterna che veglia sulla fine di un mondo a cui lei sopravviverà. Stilos ha intervistato Ben Pastor, autrice di "Kaputt Mundi". Un nome ingannatore per questa fragile signora dal sorriso incantevole: Ben è il diminutivo di Verbena e Pastor è il cognome del marito americano. Lei, Verbena Volpi, è nata e ha studiato in Italia, anche se scrive in inglese perchè vive da trent'anni in America, dove insegna Scienze Sociali presso il Vermont College della Union University.  

 Scelta singolare, quella di un eroe che è un ufficiale della Wehrmacht.
von Stauffenberg
      Ho scelto come eroe un personaggio che indossa un'uniforme che, per tutti noi che siamo cresciuti dopo la guerra, è la quintessenza della malvagità politica e militare, un ufficiale tedesco. Un ufficiale dell'esercito, però, e non delle SS, la branca politica più che militare, anche se ci fu una Waffen SS che era associata all'esercito e che funzionò tristemente sia in Italia sia nelle altre nazioni invase dalla Germania. La relazione tra Wehrmacht e SS fu complicata fin dall'inizio, in parte perché l'esercito, con un quadro di ufficiali spesso aristocratici, conservatori ma democratici, non si trovò mai d'accordo con un corpo militare che era puramente politico, non aveva alcuna delle tradizioni dell'esercito tedesco vecchio di secoli e non rispettava le regole di guerra. E' vero che di recente si sono rivelate vergognose situazioni in cui l'esercito tedesco collaborò con le SS, soprattutto nella Germania orientale. Genericamente però ci furono ufficiali che mantennero le distanze e perciò riesco a "infilare" Bora in un'intercapedine interessante sia dal punto di vista etico sia dal punto di vista politico che gli concede di servire la sua nazione e, allo stesso tempo, di prendere le distanze fin dall'inizio. Già alla fine della guerra civile spagnola, come si vedrà in seguito, Bora ha dei dubbi sulla realtà politica a lui contemporanea. Un personaggio che riesce ad avere l'attrattiva dell'uniforme del soldato ma anche la dignità personale di un uomo che resta democratico dentro di sé e nemico delle sopraffazioni, a suo rischio chiaramente, perché non è nella posizione di potersi opporre in maniera sfacciata. Comincia in sordina a farlo in "Lumen", poi si opporrà più frequentemente e con più esasperazione alla SS e alla Gestapo, in un crescendo sia della sua malinconia e del suo orrore per quello che sta succedendo, sia del suo coraggio per affrontare un rischio che diventa sempre più palese. Sarà interessante vedere come si arriverà alla conclusione dello scontro tra Bora della Wehrmacht e i suoi molti nemici della SS e della Gestapo che lo seguono nell'ombra ormai da molti anni

 Bora è entrato nell'esercito che era poco più che un ragazzo. Adesso è più che mai solo: nei suoi rapporti con Guidi e Dolmann, con la contessa Ascanio, con Kesselring e con Nora Murphy, sembra che sia in cerca del fratello, del padre, della madre e di una donna da amare.
    Martin incomincia a combattere alla fine del '36, a 22 anni. Ormai è un uomo di 30 anni. Un po' alla volta ha perso tutti, si trova isolato sia come essere umano, sia come credente, in quanto uomo "contro" dentro un sistema politico tremendo e crudele. In "Kaputt Mundi", dove si trova a collaborare non solo con Guidi che aveva già conosciuto ma anche con altri, Dollmann, colonnello sui generis delle SS, con l'ex-moglie del patrigno, con il capo delle forze tedesche Kesselring, con una donna nuova, Nora Murphy, si confronta con personaggi che riempiono il suo vuoto interno in un modo rischioso, perché è un tentativo di rifarsi i contatti primari in modo avventizio, perché sono incontri in un periodo distruttivo e lui stesso non sa quanto fidarsi di queste ricostruzioni sia di parentela sia di affetto. Mi interessava metterlo a confronto con questo bisogno d'amore, e il suo successo o mancanza di successo nell'ottenerlo durante la storia.


Il libro è dedicato ad  Aldo Sciaba che compare anche come personaggio minore nel romanzo.
     Aldo Sciaba non esiste storicamente. Esiste una delle molte vittime delle Fosse Ardeatine di cui non si sa né il nome né l'età, si sa che era un uomo e io ne ho voluto fare un personaggio perché, secondo me, non c'è niente di più doloroso dopo la morte, e una morte così crudele e immeritata, che il rimanere ignoti. Ho voluto dargli un nome e gli ho dato un nome ebraico, per onorarlo, onorare il morto ignoto.



Mentre Martin è a Roma, gli giunge la notizia del bombardamento di Lipsia. Di recente si è messa in discussione la necessità del massiccio bombardamento delle città tedesche da parte degli alleati.
    I bombardamenti di Lipsia e di Dresda sono stati disastrosi e ormai si sta parlando anche nei libri di storia contemporanea delle sofferenze dei civili in Germania. E' un campo secondario dello studio della seconda guerra mondiale che ora sta venendo in auge: quali responsabilità avevano i civili tedeschi nell'evoluzione del nazismo? erano abbastanza colpevoli da meritare un bombardamento a tappeto? la risposta è ovvia: raramente i civili sono responsabili delle malefatte dei propri governi, ma fino a che punto possa un dittatore arrivare al potere senza l'appoggio del popolo, è un'altra questione. Quello che mi colpisce è il fatto che fino ad ora non si sia trovato modo di parlare in modo convincente di tutte le vittime civili dei bombardamenti. Vorrei ricordare agli altri, a quelli della mia generazione, di quella precedente e, soprattutto, della generazione seguente, che le vittime innocenti di una guerra sono quelle che più chiaramente gridano contro la guerra. Tutti gli altri hanno fatto una scelta, i civili no, per questo mi sembra giusto parlarne.

Il personaggio di Dollmann finisce per acquistare le nostre simpatie. Fino a che punto possiamo credere alla sincerità delle sue intenzioni?   
Eugen Dollmann
    Eugenio Dollmann, cattolico, conoscitore dell'arte e della cultura italiane, colonnello "per incidente", diventa un compagno di viaggio di Martin. Il suo libro, "Roma nazista", è stato ripubblicato di recente e offre una visione interessante, completa e maligna degli eventi che hanno circondato la seconda guerra mondiale, in particolare l'occupazione di Roma in cui Dollmann si trovava. Resta da domandarsi quanto ci si possa fidare delle storie di Dollmann, un personaggio che è passato dal campo dell'arte e della cultura a colonnello delle SS e poi agente degli alleati. Sicuramente è una persona quasi rinascimentale, intelligente e sottile, forse anche un mentitore. Anche se forse gli uomini così mondani non mentono così spesso come si pensa, probabilmente abbelliscono la verità. Comunque è un uomo piuttosto simpatico, degno di essere rammentato, e tornerà in altre storie di Bora. Mi spiace di non essere riuscita - per due mesi - a incontrarlo. Finalmente lo avevo rintracciato ma è morto poco prima che lo incontrassi. Non avevo ancora lavorato a "Kaputt Mundi" ma ci stavo già pensando. Invece ho rintracciato uno degli ufficiali che lavoravano all'ambasciata tedesca a Roma: ricordava poco, ai tempi era molto giovane e aveva molto sofferto, aveva anche scritto un libro. Come giovane aristocratico entrato nell'esercito poteva essere un parallelo con Martin Bora. Ma ho colto e rispettato il suo desiderio di silenzio.


Roma come protagonista in "Kaputt Mundi", indubbiamente molto di più di Cracovia o Verona nei due precedenti romanzi.    

     Sì, le altre città erano state al centro del set, ma Roma è certamente la protagonista, in parte perché la conosco meglio, in parte perché Roma in guerra è una città singolarissima, così antica, così disincantata. Guerre e sofferenze vengono e vanno, e Roma sopravvive, lei smitizza le sue sofferenze. E' una città capace di sopportare e andare oltre. Mi interessava questa città grande, potente, sconfitta in questo momento, afflitta, invasa eppure capace di funzionare in certi modi. Volevo mostrare la sua bellezza sia pure sotto le bombe, sotto le sofferenze degli imprigionamenti, delle rappresaglie, la sua capacità vitale di andare oltre. E' il mio piccolo omaggio a Roma, in coda a quelli che le sono già stati dati, da Rossellini e Fellini, Pasolini, Scola, Moravia e tanti altri.
    

Possiamo chiedere che ne sarà di Bora?
    Bora riesce a uscire da Roma, si ritira con le truppe tedesche e seguirà il suo destino che lo porterà altrove in Italia, in due località, una del centro-Nord e poi a Salò stessa, dove si troverà alla fine della guerra. Nello stesso tempo però, facendo un passo indietro cronologicamente, si troverà anche in Russia, dove ha servito la sua nazione nel 1943/44 e ancora prima durante la guerra civile in Spagna. I romanzi faranno così dei passi avanti e indietro che spero riusciranno a completare il personaggio, per indicare gli aspetti che finora sono rimasti in ombra. Non vorrei però rivelare tutto di lui: abbiamo tutti diritto a un'ombra pudica e Bora è un uomo di grande pudore e io vorrei lasciargli qualche segreto personale.

Ben Pastor, "Kaputt Mundi"
Ed. Hobby & Work, pagg.438, Euro 17,50

la recensione e l'intervista sono state pubblicate sulla rivista "Stilos"

la scrittrice Ben Pastor     




                                                                                                                     

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