sabato 14 ottobre 2017

Sybille Bedford, “Il retaggio” ed. 2003

                             Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
 saga    
il libro ritrovato

Sybille Bedford, “Il retaggio”
 Ed. Adelphi, trad. Marina Antonielli, pagg. 388, Euro 18,00


“Tutti noi reinventiamo i ricordi”, dice ad un certo punto l’io narrante de “Il retaggio”, il romanzo della scrittrice inglese di origine tedesca Sybille Bedford. Quanto è veritiera la memoria? Ricordiamo proprio quello che è successo in realtà o ricordiamo quello che ci hanno raccontato o quello che abbiamo immaginato e ricostruito guardando vecchie fotografie? Quando l’io narrante, che poi nel romanzo sarà la bambina Francesca, dice: “ho vissuto i primi nove anni della mia vita in Germania, sballottata tra due case”, questo è un dato di fatto; meno certo è che sia vera l’impressione lasciata dalle due case, una enorme e bruttissima, l’altra bellissima. Una a Berlino, ed era la casa di Voss Strasse, dei nonni Merz; l’altra era un castello del ‘600 nel Sud della Germania, dove Francesca passava le vacanze con il padre. “Il retaggio” è l’eredità della memoria, la storia di tre famiglie nella Prussia del Kaiser dalla fine del XIX secolo ai primi decenni del XX, nel tentativo di capire a livello personale e a livello nazionale che cosa in quel passato può spiegare i tragici anni centrali del ‘900.
I Merz erano ricchi ebrei; i von Felsen erano proprietari terrieri cattolici, gentiluomini di campagna dagli interessi raffinati; il conte Bernin apparteneva ad una grande famiglia della Germania meridionale, era presidente del Landtag e rappresentante del granduca Federico presso la Santa Sede. Tutti ricchissimi senza avere idea della provenienza del loro denaro, senza mai connettere i soldi con il lavoro. Edu Merz ha il vizio del gioco; Julius von Felsen colleziona antichità, vive all’estero in gran stile, si concede la stravaganza di viaggiare accompagnato da tre scimpanzé; Gustavus von Felsen fa il diplomatico grazie al suocero Bernin: ci sono sempre delle donne accondiscendenti che aprono i cordoni della borsa, pagano i conti, saldano i debiti di questi uomini egocentrici abituati a scialacquare nel lusso, l’energica Sarah, la cattolicissima Clara, e per la mite Melania che muore giovane sono i genitori che versano l’appannaggio al marito Julius. La sequenza dei ricordi si muove avanti e indietro nel tempo, da una famiglia all’altra, da una casa all’altra, dalla Germania alla Spagna alla Francia- spostamenti in carrozza o in vagoni di lusso riservati, con accompagnamento di valletti e camerieri.
la scrittrice da giovane
La voce narrante, forte all’inizio e alla fine del romanzo (quando entra in scena la seconda moglie di Julius, madre della bambina), cede il posto alle voci degli altri personaggi, in dialoghi spesso brevi, domande e risposte, commenti e osservazioni, ognuna con la sua cadenza inconfondibile, ognuna che fornisce un frammento di storia- e il ruolo principale, in tutte queste vicende, è della famiglia von Felsen, con il dramma di Johannes, il fratello di Julius che era impazzito perché obbligato a frequentare una durissima scuola militare. E quando Johannes muore è uno scandalo che fa vacillare il governo e il racconto dei fatti si alterna ad altre voci ancora, sconosciute questa volta, incalzanti come bisbigli tra la folla, malevole come pettegolezzi. E’ la ricostruzione di un mondo scomparso che vive in pagine che gli restituiscono l’effimera brillantezza del momento, con un tono di affetto divertito e distaccato.


la recensione è stata pubblicata sulla rivista Stilos





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