domenica 29 ottobre 2017

Daphne Du Maurier, “Mia cugina Rachele” ed. 2017

                                      Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
  cento sfumature di giallo
   FRESCO DI LETTURA

Daphne Du Maurier, “Mia cugina Rachele”
Ed. Neri Pozza, trad. Marina Morpurgo, pagg. 383, Euro 17,00


   Gli incipit di Daphne Du Maurier sono sempre memorabili. “Un tempo gli assassini li impiccavano a Four Turnings. Ora non più.”. Sono anche le stesse parole che chiudono il romanzo “Mia cugina Rachele”, pubblicato per la prima volta nel 1951 e riproposto ora dalla casa editrice Neri Pozza. Ho divorato il libro con lo stesso piacere provato quando lo lessi la prima volta, tantissimi anni fa, e poi sono tornata a rileggere il primo capitolo, con una comprensione maggiore per le parole del narratore Philip Ashley che ricorda quando- era un bambino ed era insieme ad Ambrose (suo cugino ma anche una sorta di padre-zio-fratello maggiore-tutore-tutto il suo mondo)- aveva visto un uomo penzolare da una forca e gli aveva scagliato un sasso. Il Philip adulto chiede perdono al morto di allora, “Nessuno verrà mai a sapere quale fardello di colpe mi porto addosso; nessuno saprà che ogni giorno, ancora tormentato dal dubbio, mi pongo una domanda alla quale non so dare risposta. Rachele era innocente o colpevole?”.

   Tutta la trama poggia su questo dubbio e Daphne Du Maurier è maestra dell’ambiguità, del condurre il lettore ad una convinzione e poi rimettere tutto in gioco e lasciarlo vagare nell’incertezza sulla vera natura dei suoi personaggi- era così ne “La prima moglie” e lo è pure in “Mia cugina Rachele”.
Il mitico Ambrose, il fantasma che si aggira per tutto il libro e di cui Philip sembra essere il doppio- non solo gli assomiglia tantissimo ma pare rivivere la sua stessa vita con gli stessi suoi sentimenti-, era partito per l’Italia perché il clima della Cornovaglia era troppo umido per lui. Laggiù si era sposato con una vedova, Rachele per l’appunto, figlia di madre italiana e di padre inglese, un parente degli Ashley. Philip si era sentito geloso, le lettere di Ambrose scarseggiavano, parlavano della sua felicità e della bellezza della natura. Gli ultimi messaggi, invece, erano un grido, una richiesta di aiuto. Ambrose era ammalato, aveva feroci emicranie. Velatamente accusava Rachele, “Rachele, il mio tormento, mi sta distruggendo.” .
    Philip è prevenuto e lo è anche il lettore, naturalmente. Il viaggio di Philip in Italia, quando Ambrose è già morto, rinforza le sue impressioni e la sua antipatia. Quando Rachele arriva in Cornovaglia, nella grandiosa tenuta degli Ashley, Philip è corazzato contro di lei, pronto a trattarla con freddezza, a chiuderle la porta in faccia. E invece…se ne innamora perdutamente, come potevamo aspettarci, come era successo ad Ambrose, con l’aggravante che Philip è giovane, è cresciuto senza una presenza femminile in casa, ha un’amica d’infanzia che è quasi una sorella per lui e le altre ragazze del paesotto vicino non sono degne di attenzione.

   Philip deve compiere venticinque anni, un compleanno importante perché solo quel giorno sarà il legittimo erede di tutti i beni di Ambrose che, come sappiamo da stralci di lettere non finite che saltano fuori come fossero state nascoste per sottrarsi ad occhi curiosi, non ha cambiato il testamento a favore della moglie. Philip parte a lancia in resta: è un’ingiustizia, Rachele avrebbe dovuto ereditare tutto, casa, terre, gli splendidi gioielli. Non pensa neppure per un attimo che il soggiorno prolungato di Rachele sia dettato da altro che non sia il desiderio di godersi la sua compagnia nei luoghi amati da Ambrose (ci pensa l’avvocato di Ambrose, però). Il lettore non sa che pensare. Sospetta di Rachele ma è trascinato dall’entusiasmo amoroso di Philip. E’ possibile che Rachele sia una così brava attrice? Dopo un’altalenarsi di episodi ‘pro e contro’, arriva il trionfo del giorno del compleanno e poi la doccia gelata, il colpo di scena. E tuttavia non è l’ultimo colpo di scena, andate avanti a leggere…


    Ci sono certi libri che non tramontano mai. Questo, con la raffinatezza della sua scrittura e la sottigliezza dell’analisi psicologica, è uno di quelli.


per contattarmi: picconem@yahoo.com

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