lunedì 30 ottobre 2017

Steinar Bragi, “Il silenzio dell’altopiano” ed. 2017

                                                         vento del Nord
                                                 cento sfumature di giallo
                                                 FRESCO DI LETTURA

Steinar Bragi, “Il silenzio dell’altopiano”
Ed. Marsilio, trad. S. Cosimini, pagg. 282, Euro 15,30

      Due coppie sulla quarantina sono partite da Reykjavic per allontanarsi dalla gente, dai ritmi della vita quotidiana, dai rumori. Una cosa è certa: sull’altopiano centrale dell’Islanda non sentiranno che il fischio del vento e non vedranno un essere umano nel raggio di molti chilometri. Hrafn ha sempre avuto una vita agiata e ha avuto successo come imprenditore. La sua compagna, Vigdìs, è stata la sua terapeuta perché Hrafn ha avuto problemi con l’alcol. Egìll ha tuttora problemi con l’alcol, non fa che bere, durante il viaggio e anche dopo, in tutto il romanzo. Il suo rapporto di coppia con Anna non è dei più felici. In realtà nessuno dei quattro sembra essere molto felice, ci sono discussioni, battibecchi, gli uomini occhieggiano l’uno la donna dell’altro. Poi cala la nebbia, improvvisa e fitta come sempre succede sull’altopiano. E la macchina si schianta contro qualcosa, anzi entra addirittura dentro una casa.
    Da questo punto in poi il romanzo diventa un thriller gotico, una storia dell’orrore, un mystery che trabocca di personaggi strani ed eventi ancora più strani. Una coppia anziana abita nella casa. Il vecchio sembra demente (eppure, poi, ‘gli ospiti’ vedranno incorniciati attestati e certificati che rivelano che un tempo fu un medico e uno studioso), la vecchia è di poche parole (e ambigue). Perché chiudono la porta a chiave? Hanno paura di qualche minaccia dall’esterno?
I tentativi dei quattro di andarsene falliscono- anche l’automobile che prendono in prestito dai vecchi si ferma nel nulla. Il cane dei quattro scompare, c’è una diga con un ponte sospeso staccato ad una estremità, grotte scure, una recinzione, mucchietti di ossa (di uccelli?). Insomma, aggiungete pure alla lista quanto di più orrido e spaventoso possiate immaginare. Per non dire di quello che succede a due di loro che si avventurano in una grotta. Oltre a quello che scopre Anna esplorando la casa- una stanza biblioteca, una parete girevole, una pistola…

     Ho continuato a leggere “Il silenzio dell’altopiano”, anche se non mi piaceva nessuno dei personaggi, anche se i racconti della loro vita mi parevano sconnessi e le scene di sesso sgradevoli, perché ero in continua attesa di una svolta, di una chiarificazione che mi aiutasse a rivalutare quello che avevo letto, perché lo scrittore è abile nel manipolare la curiosità del lettore. E sì, alla fine ho capito il perché di quella trama così granguignolesca al limite dell’assurdo e dell’incredibilità, ma questo non mi ha aiutato ad apprezzare di più il libro. Mi è sembrato di essere stata imbrogliata e di aver sprecato il mio tempo.


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