giovedì 12 ottobre 2017

Hilary Mantel, “Wolf Hall” ed. 2011

                                  Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
       romanzo storico
        il libro ritrovato

Hilary Mantel, “Wolf Hall”
Ed. Fazi, trad. Giuseppina Oneto, pagg. 774, Euro 22,00


    Wolf Hall: la dimora inglese di Sir John Seymour, padre di quella Jane Seymour che diventerà la terza moglie di re Enrico VIII Tudor, viene citata forse tre volte nel romanzo di Hilary Mantel a cui, tuttavia, dà il titolo. Enrico VIII è presente nel libro- e la sua è una presenza rilevante- ma non ne è il protagonista. L’interesse della scrittrice è puntato su Thomas Cromwell, consigliere dapprima del cardinale Wolsey e poi braccio destro di re Enrico, l’uomo che con i suoi studi di avvocatura si adoperò per fargli ottenere l’annullamento del primo matrimonio con Caterina, vedova di suo fratello Arturo. Fa parte del fascino del libro, questo sguardo obliquo su una Storia che tutti conosciamo da un’altra visuale, su delle vicende che sono state volgarizzate per il grande pubblico estrapolandone l’aspetto sensazionale di un re donnaiolo che non si accontentava di avere delle amanti, ma che voleva fare una regina di ognuna di loro. Senza tener conto a sufficienza del desiderio tutto maschile di avere un erede maschio (più che mai forte  in un sovrano) e dell’aspirazione britannica a sciogliersi dai lacci continentali, soprattutto quelli che la legavano al Vaticano (non c’è qualcosa di simile tuttora nell’orgogliosa insularità della Gran Bretagna?).

   Thomas Cromwell ci viene presentato quando è un ragazzino, nel 1500, vittima della violenza paterna, un fabbro beone. Dapprima Thomas si rifugia dalla sorella, poi si mette in cammino verso Dover- vuole imbarcarsi, fare il mozzo, fare il soldato. Quando riappare sulla scena, nel 1527, è la prova vivente di dove può arrivare con le sue forze un uomo intelligente. Apprendiamo che ha studiato legge, che è al servizio del cardinale Wolsey a cui è legato da stima ed affetto. Che è sposato e ha tre figli.
Tutto il resto, sul suo passato, su dove sia stato negli anni in cui era lontano dall’Inghilterra, chi abbia incontrato e servito, di che colpe si sia macchiato e di quali conoscenze si sia arricchito- lo veniamo a sapere a poco a poco nel corso della lettura di questo libro voluminoso e mai noioso, con dei brevi flashback che a volte paiono lampi di memoria e a volte una sorta di monologo interiore. Perché è poi questa la cifra narrativa di “Wolf Hall”: quello che succede (ed è tanto: Wolsey che cade in disgrazia, Enrico che corteggia Anna Bolena e intanto va a letto con la sorella di questa, Caterina che non intende cedere sulla legittimità del suo matrimonio con Enrico, Tommaso Moro che diventa Lord Cancelliere per poi essere giustiziato quando rifiuta di riconoscere la sovranità religiosa del Re, incontri/scontri con sovrani e pontefice, la chiusura dei monasteri, la traduzione della Bibbia in inglese, fatta da Tyndale che sarà processato come eretico, l’incoronazione di Anna e la nascita- deludente- di Elisabetta, con il Re che già volge altrove lo sguardo) viene raccontato in una sequenza di scene veloci, vivide di dialoghi e tuttavia inframmezzate da una sorta di asides, come le scene di un dramma in cui un personaggio dice qualcosa che non intende far sentire agli altri. E’ Thomas Cromwell che sembra parlare tra sé o pensare o immaginare di parlare a qualcuno. E’ un uomo che non possiamo non ammirare, il Cromwell di “Wolf Hall”: colto, equo, generoso (quanti figli non suoi, quanti nipoti raccoglie nella sua casa e tratta come figli?), dai gusti raffinati, pacato nonostante l’aspetto rozzo e le origini umili (qualcuno gli dice che sembra un assassino). E’ l’opposto del Cromwell che avevamo conosciuto in “Un uomo per tutte le stagioni” di Robert Bolt, così come il Tommaso Moro gretto di “Wolf Hall” è l’opposto del martire del dramma di Bolt.


       C’è colore del quotidiano, nelle descrizioni lampo degli interni, dei tessuti, delle malattie, degli odori dei vicoli o delle acque del Tamigi, in “Wolf Hall”. Ci sono i sentimenti degli individui e il dramma di una nazione. C’è la vivacità di un tempo lontano che sembra presente, c’è la voce della Storia che risuona possente in questo romanzo che crea l’impressione di assistere ad un pageant (il corrispondente italiano necessita di più parole, ‘spettacolo drammatico all’aperto rievocante avvenimenti storici’): non a caso “Wolf Hall” ha vinto il Booker Prize 2009. E’ un bellissimo romanzo storico che non verrà dimenticato.

la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net


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