Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
romanzo storico
il libro ritrovato
Hilary Mantel, “Wolf Hall”
Ed. Fazi,
trad. Giuseppina Oneto,
pagg. 774, Euro 22,00
Wolf Hall: la
dimora inglese di Sir John Seymour, padre di quella Jane Seymour che diventerà
la terza moglie di re Enrico VIII Tudor, viene citata forse tre volte nel
romanzo di Hilary Mantel a cui, tuttavia, dà il titolo. Enrico VIII è presente
nel libro- e la sua è una presenza rilevante- ma non ne è il protagonista. L’interesse della scrittrice è puntato su
Thomas Cromwell, consigliere dapprima del cardinale Wolsey e poi braccio destro
di re Enrico, l’uomo che con i suoi studi di avvocatura si adoperò per fargli
ottenere l’annullamento del primo matrimonio con Caterina, vedova di suo
fratello Arturo. Fa parte del fascino del libro, questo sguardo obliquo su una
Storia che tutti conosciamo da un’altra visuale, su delle vicende che sono
state volgarizzate per il grande pubblico estrapolandone l’aspetto sensazionale
di un re donnaiolo che non si accontentava di avere delle amanti, ma che voleva
fare una regina di ognuna di loro. Senza tener conto a sufficienza del
desiderio tutto maschile di avere un erede maschio (più che mai forte in un sovrano) e dell’aspirazione britannica a
sciogliersi dai lacci continentali, soprattutto quelli che la legavano al
Vaticano (non c’è qualcosa di simile tuttora nell’orgogliosa insularità della
Gran Bretagna?).
Thomas Cromwell ci
viene presentato quando è un ragazzino, nel 1500, vittima della violenza
paterna, un fabbro beone. Dapprima Thomas si rifugia dalla sorella, poi si
mette in cammino verso Dover- vuole imbarcarsi, fare il mozzo, fare il soldato.
Quando riappare sulla scena, nel 1527, è la prova vivente di dove può arrivare
con le sue forze un uomo intelligente. Apprendiamo che ha studiato legge, che è
al servizio del cardinale Wolsey a cui è legato da stima ed affetto. Che è
sposato e ha tre figli.
Tutto il resto, sul suo passato, su dove sia stato
negli anni in cui era lontano dall’Inghilterra, chi abbia incontrato e servito,
di che colpe si sia macchiato e di quali conoscenze si sia arricchito- lo
veniamo a sapere a poco a poco nel corso della lettura di questo libro voluminoso
e mai noioso, con dei brevi flashback che a volte paiono lampi di memoria e a
volte una sorta di monologo interiore. Perché è poi questa la cifra narrativa
di “Wolf Hall”: quello che succede (ed è tanto: Wolsey che cade in disgrazia,
Enrico che corteggia Anna Bolena e intanto va a letto con la sorella di questa,
Caterina che non intende cedere sulla legittimità del suo matrimonio con
Enrico, Tommaso Moro che diventa Lord Cancelliere per poi essere giustiziato
quando rifiuta di riconoscere la sovranità religiosa del Re, incontri/scontri
con sovrani e pontefice, la chiusura dei monasteri, la traduzione della Bibbia
in inglese, fatta da Tyndale che sarà processato come eretico, l’incoronazione
di Anna e la nascita- deludente- di Elisabetta, con il Re che già volge altrove
lo sguardo) viene raccontato in una sequenza di scene veloci, vivide di
dialoghi e tuttavia inframmezzate da una sorta di asides, come le scene di un dramma in cui un personaggio dice
qualcosa che non intende far sentire agli altri. E’ Thomas Cromwell che sembra
parlare tra sé o pensare o immaginare di parlare a qualcuno. E’ un uomo che non
possiamo non ammirare, il Cromwell di “Wolf Hall”: colto, equo, generoso
(quanti figli non suoi, quanti nipoti raccoglie nella sua casa e tratta come
figli?), dai gusti raffinati, pacato nonostante l’aspetto rozzo e le origini
umili (qualcuno gli dice che sembra un assassino). E’ l’opposto del Cromwell
che avevamo conosciuto in “Un uomo per tutte le stagioni” di Robert Bolt, così
come il Tommaso Moro gretto di “Wolf Hall” è l’opposto del martire del dramma
di Bolt.
C’è colore del
quotidiano, nelle descrizioni lampo degli interni, dei tessuti, delle malattie,
degli odori dei vicoli o delle acque del Tamigi, in “Wolf Hall”. Ci sono i
sentimenti degli individui e il dramma di una nazione. C’è la vivacità di un
tempo lontano che sembra presente, c’è la voce della Storia che risuona
possente in questo romanzo che crea l’impressione di assistere ad un pageant (il corrispondente italiano
necessita di più parole, ‘spettacolo drammatico all’aperto rievocante
avvenimenti storici’): non a caso “Wolf Hall” ha vinto il Booker Prize 2009. E’
un bellissimo romanzo storico che non verrà dimenticato.
la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
bellissimo romanzo e bellissimo articolo...
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