sabato 7 ottobre 2017

Richard Bausch, “La pace” ed. 2017

                                           Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
                                                                    seconda guerra mondiale
   FRESCO DI LETTURA

Richard Bausch, “La pace”
Ed. Playground, trad. M. Adani, pagg. 187, Euro 13,60


    Era successo tutto in una sola notte. Una notte che conteneva la vita e la morte, l’uccidere e il venire uccisi, il coraggio e la paura, il passato dei ricordi e il presente di guerra e il futuro dell’incertezza: si potrà mai essere di nuovo se stessi dopo quello che è successo, quello che si è fatto, quello che si è visto fare?
   E’ il 1944. Un manipolo di soldati americani sta avanzando sulle montagne nei pressi di Cassino. Piove, piove. Ma l’Italia non è il paese del sole? Avanza un carretto con due ragazzi, forse zingari. Dal carretto, però, balza fuori un soldato tedesco. Una puttana che parla tedesco con lui. Vengono entrambi uccisi. E’ il caporale Marson ad uccidere il tedesco, i suoi capelli rossi e gli occhi spalancati nel vuoto gli riappariranno ad intervalli, con l’agghiacciante consapevolezza di aver ucciso un uomo, non un nemico incognito come era già successo, ma uno che aveva visto in faccia. Era quasi come se lo conoscesse. Ed era stato Glick ad uccidere la donna. Semplicemente perché era con il soldato tedesco, perché questi aveva sparato a due di loro, perché l’amica del nemico è il mio nemico. E tuttavia l’etica di guerra non è questa. Non per Marson, non per Saul Asch, ebreo preso di mira da Joyner, antisemita più o meno consapevole. Eppure nessuno di loro denuncia quello che è un omicidio. Perché il punto è questo. I valori devono essere difesi, non si può lasciar correre pensando- che cosa è la morte di una puttana nella carneficina della guerra?

    E, dopo, Marson, Asch e Joyner vengono mandati in ricognizione su quella che sembra una collina. Li guida un vecchio italiano che è stato fermato mentre conduceva il suo carretto (un altro- destino?). Nega di essere un fascista, ma è affidabile? Tutto fa presagire che la notte finirà in tragedia per il cattolico Marson, l’ebreo non praticante Asch e l’irridente ateo Joyner. Il buio, la pioggia incessante che si trasforma in neve e attutisce i rumori, il fango, il freddo, la vescica scoppiata sul calcagno di Marson, il torturante prurito sul braccio di Joyner, l’affermazione sovente ripetuta da Asch- è loro dovere denunciare l’omicidio della donna- e la sua convinzione che saranno puniti per quello a cui hanno assistito senza reagire, che stanno già espiando, e poi lo sparo e il tedesco morto e le raffiche ripetute che parlano di esecuzioni (‘gli ebrei’, dice il vecchio). E dopo tocca a loro.


   Il padre di Richard Bausch ha combattuto in Italia durante la seconda guerra mondiale- lo scrittore sa di che cosa sta parlando. I nonni di Marson emigrarono dalla Germania e il nonno di Asch, pure tedesco, combatté per il Kaiser durante le prima guerra mondiale. Anche se i protagonisti sanno a chi vada la loro lealtà, non possono non essere confusi. Soprattutto quando si scende al livello umano da quello militare. Questo è il grande quesito del romanzo, ed è lo stesso che ritorna in tutti i migliori libri di guerra, - come si mantiene la propria umanità quando il mondo intorno a noi non ha più nulla di umano, come ci si sottrae alla deriva. E, in uno stile asciutto e limpido, Richard Bausch ci fa riflettere su come la guerra non sia tanto l’eterna lotta tra Bene e Male al di fuori di noi ma dentro noi stessi, anzi a come tutto incominci da lì, a come, se impediamo al Male dentro di noi di avere il sopravvento, riporteremo una piccola vittoria, parte di un tutto, per l’umanità. E allora anche la pace è, per prima cosa, quella della nostra anima.


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