Voci da mondi diversi. penisola iberica
la Storia nel romanzo
FRESCO DI LETTURA
Fernando Aramburu,
“Patria”
Ed. Guanda, trad. Bruno Arpaia, pagg. 623, Euro 16,15
Euskal Herria: nel
romanzo “Patria” di Fernando Aramburu sentiamo spesso ripetere queste due
parole- la denominazione dello stato indipendente e socialista per cui
combattono i terroristi (o patrioti?) dei Paesi Baschi raggruppati
nell’organizzazione armata dell’ETA (acronimo per Euskadi Ta Askatasuna, Paese basco e libertà). Tutti i protagonisti
del libro amano intensamente Euskal
Herria, tutti loro parlano (e si vantano di parlare) euskera. Anzi, è un fattore discriminante, il parlare castigliano o
euskera. Quando Aurantxa si innamora
di Guillermo, la prima obiezione di sua madre è- ma che nome è questo? Non è di
certo un nome basco. Parla euskera
questo Guillermo? E tuttavia non sono tutti d’accordo sulla violenza, sugli
attentati, sull’assassinio di persone innocenti a scopo intimidatorio.
In una cittadina non nominata della
provincia di Guipuzcoa vivono due famiglie, amiche da una vita. Il Txato
(sempre chiamato con questo soprannome), proprietario di una piccola azienda di
trasporti, sua moglie Bittori e i figli Xabier e Nerea da una parte e Joxian,
operaio in una fonderia, Miren e i figli, Joxe Mari, Arantxa e Gorka,
dall’altra. Non c’è proprio niente da appuntare al Txato, è un uomo corretto e
generoso- comprava il gelato per i suoi figli, quando erano bambini, e lo
comprava anche per i tre figli di Joxian, regalava un braccialetto alla piccola
Nerea ed uno uguale ad Arantxa, era lui che aveva insegnato a Joxe Mari ad andare
in bicicletta. Quando sono incominciati i ricatti, le richieste del ‘pizzo’ da
parte dell’ETA per alimentare la lotta, dapprima il Txato ha pagato. Quando le
richieste si sono fatte più pressanti, si è trovato in difficoltà. Sono apparse
scritte minacciose sui muri, il suo nome in un mirino: la sorte del Txato era
segnata. Non aveva voluto seguire i consigli del figlio, di trasferire
l’azienda altrove, di andare ad abitare a San Sebastiàn- intanto ora nessuno
gli rivolgeva più la parola in paese, nessuno voleva essere accomunato a lui.
troppo pericoloso. E lo avevano ammazzato. In un pomeriggio di pioggia, nel
breve tratto tra la sua casa e il garage.
E’ la morte del Txato il nodo cruciale del
romanzo, il punto in cui tutte le storie confluiscono, anche se non sembra. Il
tempo va avanti e indietro- i bambini sono piccoli e Bittori e Miren sono
indivisibili, Arantxa è paralizzata dopo un ictus, anni prima Arantxa ha
incontrato Guillermo, il Txato persuade Nerea ad andare a studiare a Saragozza
perché l’ETA minaccia di colpirlo nei suoi affetti più cari, Joxe Mari inizia
la militanza, un suo amico viene trovato morto (suicidio come si vorrebbe far
credere? o eliminato dalla guardia civil?), Gorka è l’intellettuale di
famiglia, la sua maniera di combattere per Euskal
Herria è scrivere poesie in euskera,
Xabier fa il medico in ospedale e si innamora di un’infermiera, Joxe Mari viene
istradato agli attentati…E il Txato muore e muore ancora. Il Txato è la vittima
per tutte le 800 vittime dell’ETA. Eppure abbiamo la sensazione che il Txato
non sia l’unica vittima, ma che tutti- compreso Joxe Mari- siano vittime della
Storia. Il Txato e la sua famiglia- con Bittori che va al cimitero per parlare
con il marito e vuole una cosa sola prima di morire in pace, che Joxe Mari le
chieda perdono- sono le vittime riconosciute, ma anche il padre di Joxe Mari,
che ha perso il suo migliore amico, che porta di nascosto un mazzo di fiori
sulla sua tomba, è una vittima. Lo è Miren che va in chiesa per confidarsi con
la statua di san Ignazio ed è costretta a schierarsi a fianco del figlio-
potrebbe fare altrimenti una madre?
Lo è lo stesso Joxe Mari che ha passato
diciassette anni chiuso in prigione quando l’Eta raggiunge un accordo con il
governo e si accorge che la vita per lui è passata. Si sente truffato: per che
cosa ha combattuto? Erano validi gli ideali in cui ha creduto, in cui gli hanno
fatto credere? La Storia va avanti senza girarsi indietro, calpestando i morti,
triturando i vivi.
Bellissimo, in un alternarsi di storie che
a volte strappano un sorriso e a volte ci fanno piangere, che parlano anche di
amore- amor di patria e vari tipi di amore- e non solo di guerra e di morte.
la recensione sarà pubblicata su www.stradanove.net
per contattarmi: picconem@yahoo.com
Maravilloso libro sobre la tragedia vasca. Lo mejor de este año de lecturas.
RispondiEliminaComplimenti per questa riflessione molto accurata su un libro che dona il piacere della lettura anche in un'epoca difficile come questa.
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