martedì 24 ottobre 2017

Bernardo Atxaga, “Il libro di mio fratello” ed. 2008

                                                 Voci da mondi diversi. Penisola iberica
 la Storia nel romanzo     
 il libro ritrovato

Bernardo Atxaga, “Il libro di mio fratello”
Ed. Einaudi, trad. Paola Tomasinelli, pagg. 393, Euro 19,00
    
    Due amici, due quasi fratelli. David e Joseba. Hanno così tanto in comune, hanno condiviso talmente tante esperienze nella loro vita. Entrambi sono nati e cresciuti nella terra a cui Bernardo Atxaga dà il nome di Obaba, rendendola mitica- e Obaba è una delle minuscole e tormentate aree d’Europa che hanno vita a sé stante nei confini di Stati più grandi. In questo caso i paesi Baschi, tra Spagna e Francia, terra di luce e di ombre, di montagne e pascoli e bestiame.
Libro speculare, libro doppio e con due titoli, - “Il figlio del fisarmonicista” (che è quello che gli ha dato David), e “Il libro di mio fratello” (quello suggerito dalla moglie di David al romanzo completo, che include le revisioni e aggiunte di Joseba)-, il racconto inizia dalla fine, quando Joseba riceve il quaderno scritto in basco da David: lo leggerà in aereo, tornando in Spagna dalla California, dove è andato a trovare l’amico, dove poi lo ha accompagnato nell’ultimo viaggio al cimitero. E’ David l’io narrante nella maggior parte del romanzo, fulcro e filtro di tutte le vicende. E’ lui il figlio del fisarmonicista, suonatore di fisarmonica lui stesso finché questo strumento diventa l’emblema dell’antagonismo con il padre, quando un’amica consegna a David il ‘quaderno del gorilla’ (c’è un gorilla raffigurato sulla copertina, ma che simbolo minaccioso diventa questo animale!) con l’elenco delle persone fucilate dai fascisti a Obaba e David è roso dal dubbio, dalla quasi certezza, di essere figlio di un assassino.

    Perché “Il libro di mio fratello” è un romanzo che ha molti strati e molti livelli di lettura. Se la prima pagina rievoca il primo giorno di scuola, quando la maestra invitò David a suonare, questo è un romanzo di formazione e di crescita, attraverso lo studio, le amicizie (Joseba, ma anche lo stalliere Lubis, anche Martìn, il figlio dell’uomo soprannominato Berlino per le sue simpatie naziste), gli amori (Teresa che lo corteggia senza respiro, Virginia che poi sposa il suo marinaio), i legami famigliari (la madre, ma soprattutto lo zio Juan, il suo vero maestro, da cui David erediterà il ranch in California), la malattia (la scoliosi deformante di uno, la poliomielite dell’altra), la morte (Lubis- si vuol far credere che sia scivolato nel fiume, mentre pescava). La formazione avviene anche attraverso la conoscenza e la presa di coscienza: la guerra civile è finita da un quarto di secolo, Guernica è stata bombardata nel 1937, nella stessa famiglia ci sono stati schieramenti opposti. In quale modo è stato coinvolto il padre di David? E allora il romanzo è anche un libro sulla guerra fra fratelli, per addentrarsi poi nelle azioni del movimento separatista, sul dolore dell’espatrio. Sul tradimento- il libro si chiude con tre confessioni, una delle quali ci giunge a sorpresa. Sull’identità culturale e linguistica- bellissima la poesia che apre il romanzo e che parla di una lingua che scompare- così muoiono le parole antiche…
Guernica bombardata
     Tra i tanti personaggi del libro ne vogliamo sottolineare ancora due, che sono dei luoghi e che diventano dei simboli: una casa che ha un nome, Iruain, ed è la casa del cuore di David, immersa nella natura e vicina alla natura, rifugio fisico e spirituale, e un nascondiglio dentro questa stessa casa che ha un ruolo centrale nella trama in tre momenti diversi. E vorremmo aggiungere le farfalle che svolazzano nelle pagine del romanzo- vuoi come esempio di parola che scompare (mitxirrika), o di bellezza del luogo, o, infine, come pretesto per un attentato dell’ETA.

la recensione e la seguente intervista sono state pubblicate su www.stradanove.net



     

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