Voci da mondi diversi. Penisola iberica
cento sfumature di giallo
FRESCO DI LETTURA
Manuel Vázquez Montalbán, “Galíndez”
Ed. Sellerio, trad. Hado Lyria, pagg. 577, Euro 16,00
Titolo originale: Galíndez
Non sono molto bravo ad esprimere i miei sentimenti per
iscritto, invece Muriel sì che riusciva a dire facilmente quello che pensava e
per questo ricorro a lei per spiegarle che ho capito il senso del suo
sacrificio. Senza persone come Muriel tutti noialtri continueremmo a essere dei
miserabili. C’è gente dotata per essere migliore degli altri.
Ritorna, pubblicato da Sellerio, un libro importante che era scomparso
dagli scaffali da anni: “Galíndez”, romanzo anomalo di Manuel Vázquez Montalbán, un’inchiesta
senza l’investigatore Pepe Carvalho, sostituito da una ricercatrice americana
che deve scrivere una tesi su “L’etica della Resistenza”, anche se, dietro
Muriel Colbert dalla fiammeggiante capigliatura, c’è lo scrittore stesso. Per
spiegare la scelta del soggetto, Manuel Vázquez Montalbán ha detto che, mentre con i romanzi
con Pepe Carvalho voleva scrivere una commedia umana della transizione spagnola
alla democrazia, con Galíndez ha voluto “scrivere il testamento della memoria
storica dell’impegno politico”. In realtà, come il lettore si rende subito
conto, “Galíndez” è un elogio della resistenza, della ribellione al potere
stabilito. E, come tutte le ribellioni contro forze immani, è destinata a
fallire. Ha fallito don Jesús Galíndez, il basco che pensava di essere protetto
dalla sua carica di rappresentante del Partito nazionale basco in esilio negli
USA, nonché dal suo titolo di professore presso la Columbia University e da
quello di operatore della Lega per i diritti umani.
Fallirà anche Muriel
Colbert che crede ingenuamente che i tempi siano cambiati, che oggi la gente
non possa più scomparire senza lasciare tracce come è successo a Galíndez nel
1956, che avanza spavalda nelle fauci del mostro facilitandogli anche il
compito con il suo seguire le istruzioni- non lasciar detto dove va (può
danneggiare i suoi amici), non pagare con carta di credito (può mettere in
pericolo i suoi amici, ricorda?). Temiamo che anche il suo ex innamorato che,
contagiato dal suo idealismo, si mette sulle sue tracce, farà una brutta fine.
Ma questa è un’altra storia non ancora raccontata.
Jesús Galíndez fu visto per
l’ultima volta alle 10 del 12 marzo 1956 a Manhattan, mentre entrava nella
metropolitana della Quinta Strada. Risultò in seguito che era stato rapito e
trasportato a Santo Domingo, dove fu torturato e poi ucciso dagli agenti del
dittatore Rafael Trujillo. Per raccontarci la sua storia Manuel Vázquez Montalbán ci fa
accompagnare da Muriel nella regione basca, nei luoghi dove era nato Galíndez,
dove la ricercatrice parla con chi ha conosciuto la sua famiglia, e poi a
Madrid: Galíndez combatté tra le fila repubblicane nella guerra civile spagnola
per poi fuggire a Santo Domingo nel 1939. La ricerca di Muriel si alterna ad un
racconto in terza e in prima persona, tra presente e passato.
Nel presente si
mette in moto un meccanismo di intimidazione per fermare il lavoro di Muriel a
cui fa da riscontro, nel passato, una sequela di avvenimenti ben più violenti
per mettere a tacere quel ‘comunista’ di Galíndez che aveva osato denunciare la
dittatura di Trujillo, accusarlo di tirannia personale, di nepotismo, di
clientelismo, che aveva scritto una spietata disamina di un regime che solo in
parvenza adottava metodi democratici mentre in realtà sopprimeva le libertà
politiche usando l’esercito come forza di appoggio. Se un corpulento agente
della Compagnia è il regista che manovra la trama che porterà al sequestro di
Muriel, c’è tutta la lobby trujillista degli Stati Uniti dietro il rapimento di
Galíndez: come fare a meno del forte supporto economico di Trujillo per la
campagna elettorale di Eisenhower prima e di Nixon dopo? come difendersi dal
comunismo avanzante senza il baluardo di Santo Domingo, senza Trujillo come
sentinella dei Caraibi, un po’ sanguinosa, è vero, ma così efficiente?La tortura inflitta a Galíndez è un anticipo di quella che subirà la candida Muriel, le testimonianze che Muriel raccoglie provengono da chi è stanco di tacere e sfida il destino, la narrativa in terza persona si diluisce in quello che a tratti è un vero e proprio monologo interiore, la tensione drammatica è fortissima. E la presenza di un Male dai lunghi tentacoli si allunga nella lista infinita delle morti connesse con l’assassinio di Galíndez, ad iniziare da quella del pilota dell’aereo che lo trasportò a Santo Domingo, e poi del dottore che lo drogò e della presunta amante e dell’ideatore del sequestro e altri, e altri, fino a quella dello stesso Trujillo.
Un libro di non facile lettura ma importante. Un libro che ricompensa lo
sforzo del lettore di mettere insieme tutte le fila del racconto.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
L'ho comprato stamattina e lo leggerò quanto prima. bella recensione. Complimenti!
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