Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
FRESCO DI LETTURA
Edith Wharton, “Raggi di luna”
Ed. Bollati Boringhieri, trad.
Mario Biondi, pagg. 270, Euro 16,50
Titolo originale: The Glimpses of the Moon
In che mondo fasullo erano vissuti lei e Nick durante i pochi mesi in
cui erano stati insieme! Che diritto avevano a quegli squisiti ambienti di
bella vita? La lunga casa bianca nascosta tra le camelie e i cipressi, sul
lago, o le grandi sale sulla Giudecca, con il luccichio dei canali sempre a
giocare sui soffitti affrescati. Eppure era arrivata a immaginare che questi
posti appartenessero veramente a loro, che avrebbero continuato sempre a
vivere, affettuosi e irreprensibili, nella cornice della ricchezza altrui…
L’incanto del lago di Como. Una coppia in
luna di miele. Nick è un aspirante scrittore. Susy è una giovane donna maestra
nell’arte di ‘arrangiarsi’: mesi dopo si morsicherà la lingua troncando la
parola che meglio spiega il suo modo di vivere. Gli sposi Lansing hanno avuto
in prestito la villa da un amico, in realtà l’hanno scelta tra altre cinque
possibilità perché non era un posto alla moda, avrebbero potuto godersi la
solitudine senza imbattersi in qualcuno del bel mondo di New York- un centinaio
di anni dopo George Clooney avrebbe reso il lago famoso in tutti gli Stati
Uniti.
L’idea del prestito, così come del loro accordo matrimoniale, è di Susy.
Sono entrambi squattrinati. E però sono innamorati. Susy, più ancora di Nick,
sa che non si vive di solo amore, a lei piace il lusso. E lo avrà: è
sufficiente lasciarsi corteggiare da un uomo, flirtare con un altro, distrarre
il marito di un’amica mentre questa si accompagna ad un amante, acconsentire a
dare un’occhiata ad una bambina tacendo sull’assenza della madre da casa. Do ut des, in cambio di un piacere fatto
si ricevono abiti, gioielli, inviti. Basta chiudere le orecchie a quello che la
gente può bisbigliare dietro le tue spalle. Ecco, secondo i calcoli di Susy lei
e Nick possono farcela per un anno, contando anche sugli assegni che
riceveranno come regalo di nozze. Si impegnano poi a lasciare l’uno all’altra
la libertà di sciogliere il vincolo quando si presenti loro un’occasione più
favorevole.
Edith Wharton è una scrittrice
straordinaria, una di quelle grandi scrittrici che riescono a superare i
confini del tempo in cui sono vissute, una profonda conoscitrice dell’animo
umano che ci parla di sentimenti e di valori che non hanno scadenza. Leggiamo
di ieri e ci pare di leggere di oggi. E lo fa con una leggerezza, una
delicatezza e un senso dell’umorismo impareggiabili. Ci ricorda Jane Austen, o
Katherine Mansfield o Elizabeth von Arnim con la loro attenzione nei confronti
della donna, anticipatrici di desideri di indipendenza. Ancora una volta, come
nei romanzi di Jane Austen, il problema al centro di “Raggi di luna” è quello
del matrimonio. A distanza di un secolo dalle sorelle Bennet la questione non è
molto cambiata: che futuro ha una ragazza ‘bene’ se non ha soldi? E’ escluso
che faccia lavori umili, può fare la governante (Susy si deciderà a questo,
alla fine), oppure, se ha la fortuna di essere bella e avere spirito e
intelligenza, può accalappiare un buon partito. E se invece decide per un colpo
di testa e sposarsi per amore, la bellezza e lo spirito e l’intelligenza la
possono aiutare ad ‘arrangiarsi’, come dice Susy, a vivere a scrocco, per
parlare chiaro. C’è una cosa che Susy, però non ha messo in conto: non ha
tenuto in considerazione la possibilità che Nick non sia d’accordo, che non sia
disposto a transigere sulla propria integrità, che non ci stia a fare da
paravento a tradimenti, ad umiliarsi per godere di case splendide. Nick è il
puro, l’ingenuo che credeva che tutti i favori che ricevevano fossero per
amicizia, per generosità, per simpatia. Quando scopre la verità, si allontana
da Susy.
Si separeranno per sempre? Si lasceranno
liberi di sposare qualcun altro? Lei, l’inglese che l’ha sempre corteggiata e
che ora eredità una fortuna? Lui, l’americana coltissima che da sempre è
innamorata di lui? La commedia di costume di Edith Wharton procede
volteggiando, spostandosi a Venezia, a Parigi, in Inghilterra. Gli altri sono
sempre gli stessi, ma Susy è stanca della vacuità delle persone che un tempo
ammirava, non è più certa di desiderare quello che una volta riteneva
indispensabile. Le è caduta la maschera dagli occhi.
Il finale, un po’ troppo dolce, da “Tutti
insieme appassionatamente”, stona leggermente.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
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