vento del Nord
cento sfumature di giallo
FRESCO DI LETTURA
Monica Kristensen,
“Operazione Fritham”
Ed. Iperborea, trad. Maria Valeria D’Avino, pagg. 370, Euro
17,50
Titolo originale: Operasjon
Fritham
Perché non si era liberato di quel quadro? Non trovava un vero motivo, a
parte che gli piaceva guardarlo. Aveva pensato confusamente che sarebbe stato
un peccato distruggerlo prima che le circostanze non l’avessero obbligato a
farlo. Il rivestimento d’oro era un altro paio di maniche. Per anni aveva
fantasticato su quel tesoro nascosto: immaginava il momento in cui sarebbe
tornato a prenderlo, l’avrebbe smontato per vendere l’oro e le pietre preziose
separatamente. Avrebbe guadagnato bene.
Pochi romanzi hanno per protagonista un
paesaggio così spettacolare, così estremo, così memorabile, come i libri di
Monica Kristensen. Le isole Svalbard, nel Mar Glaciale Artico tra la Norvegia e
il Polo Nord, sono di nuovo, dopo il precedente “La leggenda del sesto uomo”,
il personaggio muto al centro di “Operazione Fritham”.
Perché le isole Svalbard
ebbero una enorme importanza strategica durante la seconda guerra mondiale, via
di transito per trasporto di rifornimento, di armi e di uomini in Russia anche
come conseguenza del fluido trattato internazionale del 1920 che riconosceva
alla Norvegia la sovranità sulle isole, ma estendeva a tutti i firmatari del
trattato il diritto di sfruttamento delle risorse minerarie. Dopo aver occupato
la Norvegia nel 1940, i nazisti arrivarono anche nelle Svalbard. La loro
presenza non era affatto gradita e, dopo tempi di incerte alleanze, dopo che la
Russia si schierò contro la Germania, iniziò a serpeggiare un movimento di
resistenza. L’Operazione Fritham che dà il titolo al romanzo fu un tentativo
disperato e mal organizzato di riappropriarsi delle isole da parte di un gruppo
di minatori norvegesi e due ufficiali inglesi a bordo di due minuscole
imbarcazioni. Le navi furono avvistate e poi bombardate dagli aerei tedeschi,
la rompighiaccio colò a picco in pochi minuti, la fochiera si incendiò prima di
affondare. Quattordici uomini morirono subito, i superstiti furono spazzati
dalle mitragliatrici. Fu un bagno di sangue. L’operazione era stata approvata
da Londra: come mai, allora, era così palesemente destinata a fallire? Che
scopo aveva in realtà? Ed era chiaro che qualcuno aveva tradito, che uno degli
uomini a bordo era una spia e aveva segnalato la posizione delle navi. Chi? un norvegese?
uno degli inglesi?
Questo spicchio di Storia della seconda
guerra mondiale nel Mar Artico (di per sé un tesoro contenuto nel libro) è
intrecciato ad una trama più vasta che incomincia nel passato, nel marzo 1941,
quando due ragazzi norvegesi disperati, affamati e delusi, disertori
dell’esercito tedesco, ammazzano un pastore in una cappella isolata che
contiene una preziosa icona russa, e si alterna con un presente di poco più di
mezzo secolo dopo la fine della guerra, quando l’Associazione dei Veterani
dell’Artico si raduna per un convegno nelle Svalbard. Tra i presenti c’è anche
la figlia dell’ufficiale inglese morto nell’incendio della fochiera, ha con sé
delle foto di un rullino che il padre aveva fatto spedire prima della
catastrofe, aveva intenzione di distribuirle come ricordo alle persone
ritratte. E se una foto rappresentasse un pericolo per qualcuno? Se svelasse un
segreto rimasto tale per cinquant’anni?
Le storie che si srotolano nel romanzo,
che si ingarbugliano, che si confondono, sono quella di un comune assassino che
ad un certo punto continua ad uccidere perché è la maniera più facile per
tirarsi fuori dalle difficoltà e poi, dopo la guerra, un morto in più o in
meno, che differenza fa? e, insieme, quella di una fantomatica spia, o di un
doppiogiochista dalle motivazioni altrettanto basse quanto quelle
dell’assassino. A proposito, sono la stessa persona? Ed è la stessa persona
anche il partigiano tanto ricercato dai nazisti? Tutti i misteri saranno
risolti alla fine, dopo un’alternanza continua, serratissima, di passato e
presente- colmo di suspense il passato, il presente ci fa trattenere il fiato.
E, dietro, incombe lo Spitzberg, si estende un mare di ghiaccio e il sole di
mezzanotte è implacabile quanto la lunga notte artica: anche il paesaggio,
anche il clima, contengono una oscura minaccia.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
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