venerdì 27 marzo 2015

Monica Kristensen, “Operazione Fritham” ed. 2015

                                                    vento del Nord
                                                    cento sfumature di giallo
      FRESCO DI LETTURA

Monica Kristensen, “Operazione Fritham”
Ed. Iperborea, trad. Maria Valeria D’Avino, pagg. 370, Euro 17,50
Titolo originale: Operasjon Fritham


  Perché non si era liberato di quel quadro? Non trovava un vero motivo, a parte che gli piaceva guardarlo. Aveva pensato confusamente che sarebbe stato un peccato distruggerlo prima che le circostanze non l’avessero obbligato a farlo. Il rivestimento d’oro era un altro paio di maniche. Per anni aveva fantasticato su quel tesoro nascosto: immaginava il momento in cui sarebbe tornato a prenderlo, l’avrebbe smontato per vendere l’oro e le pietre preziose separatamente. Avrebbe guadagnato bene.

     Pochi romanzi hanno per protagonista un paesaggio così spettacolare, così estremo, così memorabile, come i libri di Monica Kristensen. Le isole Svalbard, nel Mar Glaciale Artico tra la Norvegia e il Polo Nord, sono di nuovo, dopo il precedente “La leggenda del sesto uomo”, il personaggio muto al centro di “Operazione Fritham”.
Perché le isole Svalbard ebbero una enorme importanza strategica durante la seconda guerra mondiale, via di transito per trasporto di rifornimento, di armi e di uomini in Russia anche come conseguenza del fluido trattato internazionale del 1920 che riconosceva alla Norvegia la sovranità sulle isole, ma estendeva a tutti i firmatari del trattato il diritto di sfruttamento delle risorse minerarie. Dopo aver occupato la Norvegia nel 1940, i nazisti arrivarono anche nelle Svalbard. La loro presenza non era affatto gradita e, dopo tempi di incerte alleanze, dopo che la Russia si schierò contro la Germania, iniziò a serpeggiare un movimento di resistenza. L’Operazione Fritham che dà il titolo al romanzo fu un tentativo disperato e mal organizzato di riappropriarsi delle isole da parte di un gruppo di minatori norvegesi e due ufficiali inglesi a bordo di due minuscole imbarcazioni. Le navi furono avvistate e poi bombardate dagli aerei tedeschi, la rompighiaccio colò a picco in pochi minuti, la fochiera si incendiò prima di affondare. Quattordici uomini morirono subito, i superstiti furono spazzati dalle mitragliatrici. Fu un bagno di sangue. L’operazione era stata approvata da Londra: come mai, allora, era così palesemente destinata a fallire? Che scopo aveva in realtà? Ed era chiaro che qualcuno aveva tradito, che uno degli uomini a bordo era una spia e aveva segnalato la posizione delle navi. Chi? un norvegese? uno degli inglesi?

     Questo spicchio di Storia della seconda guerra mondiale nel Mar Artico (di per sé un tesoro contenuto nel libro) è intrecciato ad una trama più vasta che incomincia nel passato, nel marzo 1941, quando due ragazzi norvegesi disperati, affamati e delusi, disertori dell’esercito tedesco, ammazzano un pastore in una cappella isolata che contiene una preziosa icona russa, e si alterna con un presente di poco più di mezzo secolo dopo la fine della guerra, quando l’Associazione dei Veterani dell’Artico si raduna per un convegno nelle Svalbard. Tra i presenti c’è anche la figlia dell’ufficiale inglese morto nell’incendio della fochiera, ha con sé delle foto di un rullino che il padre aveva fatto spedire prima della catastrofe, aveva intenzione di distribuirle come ricordo alle persone ritratte. E se una foto rappresentasse un pericolo per qualcuno? Se svelasse un segreto rimasto tale per cinquant’anni?
Le storie che si srotolano nel romanzo, che si ingarbugliano, che si confondono, sono quella di un comune assassino che ad un certo punto continua ad uccidere perché è la maniera più facile per tirarsi fuori dalle difficoltà e poi, dopo la guerra, un morto in più o in meno, che differenza fa? e, insieme, quella di una fantomatica spia, o di un doppiogiochista dalle motivazioni altrettanto basse quanto quelle dell’assassino. A proposito, sono la stessa persona? Ed è la stessa persona anche il partigiano tanto ricercato dai nazisti? Tutti i misteri saranno risolti alla fine, dopo un’alternanza continua, serratissima, di passato e presente- colmo di suspense il passato, il presente ci fa trattenere il fiato. E, dietro, incombe lo Spitzberg, si estende un mare di ghiaccio e il sole di mezzanotte è implacabile quanto la lunga notte artica: anche il paesaggio, anche il clima, contengono una oscura minaccia.

la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it


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