FRESCO DI LETTURA
Jaan
Kross, “La congiura”
Ed. Iperborea, trad. Giorgio
Pieretto, pagg. 182, Euro 15,00
Titolo originale: Marrastus, Stahli Grammatika,
Vandenõu, tratti da Silmade Avamise Päev
E
invece no, no, no!Non dissi nulla. Ingoiai le parole. Avevo già una morte sulla
coscienza. Ritirai le mani dalle loro, girai intorno alla fontana e me ne andai
di gran fretta. Ricordo il crepitio del ghiaino sotto i miei passi nella piazza
delle Torri, e le loro grida di addio alle mie spalle. Non mi voltai.
Ci arriva dall’Estonia questo gioiello
letterario, “La congiura”, di Jaan Kross, autore che avremmo dovuto conoscere
prima (il suo libro più famoso, “Il pazzo dello zar”, pubblicato in italiano
negli anni ‘80, è ormai introvabile), candidato più volte al premio Nobel e
scomparso nel 2007. La tensione che percorre il suo libro, composto da tre
racconti con lo stesso protagonista, è quella, fortissima e drammatica, di chi
ha vissuto le esperienze che racconta. E che le racconta interrogandosi sulla
sua responsabilità negli eventi, sul suo posto nel mondo, sul significato di
quello che sta accadendo e su quale sia la posizione moralmente giusta da
prendere. Sbagliando, condannandosi per aver sbagliato, soffrendo. Perché “La
ferita”, “La Grammatica di Stahl” e
“La congiura” sono tre passi di un romanzo di formazione dello studente
universitario Peeter Mirk, alter ego dello scrittore, ed è una crescita
difficile quella che si fa attraversando tempi difficili. E se è vero che si
diventa grandi quando si incontra la Morte sul nostro cammino, la Morte in
tempo di guerra richiede un’attenzione dolorosa in più, per rendere unica la
morte dell’uno fra i tanti.
L’Estonia fa parte di quel cuneo d’Europa
schiacciato da sempre fra due grandi potenze, Russia e Germania, ambito da
entrambe. E gli estoni, con il loro perenne anelito alla libertà, sono passati
dalla tirannide dell’una a quella dell’altra, imparando i rudimenti di una
lingua straniera per poi doverla accantonare per memorizzare i vocaboli
dell’altra. Nel primo dei tre racconti Peeter Mirk si iscrive all’Università di
Tartu di antica fama.
Anche la sua ragazza, Flora, frequenta la stessa
università. Poi, però, Flora ritorna a Tallinn e Peeter rimane, libero di
rivolgere la sua attenzione altrove, di innamorarsi di nuovo. Intanto la
Polonia è caduta in mano ai tedeschi, la guerra è incominciata, Peeter ha
superato gli esami, ritorna a Tallinn e, incontrando il fratello di Flora,
viene a sapere che la loro famiglia partirà, aderendo al richiamo di Hitler,
rivolto a tutti i tedeschi di Estonia e Lettonia affinché rientrino in
madrepatria. Ma come? Ma perché? La famiglia di Flora non è tedesca. Ma si sa
come vanno le cose. Trovando i canali giusti anche un purosangue estone può
partire per la Germania. Per paura, oppure per motivi ideologici, chissà. I
giovani si ritroveranno per salutarsi, succede qualcosa, un incidente- è di
qualcuno la colpa? E’ di Peeter? La colpa è un sentimento che ricade su chi ha
una sensibilità morale da accettarne il peso. E’ forse un presagio funesto
dell’ombra che avanza, la scomparsa di una ragazza dal nome fiorito, prima
vittima innocente a precederne altre.
Le due storie seguenti si ambientano in
carcere, carcere tedesco nel 1944 ne “La Grammatica
di Stahl” e sovietico nel 1946 ne “La congiura”. Ben poco cambia, sia nei
metodi degli interrogatori, sia nell’arbitrarietà dei giudizi, sia nello
squallore della prigione. Nel primo dei due l’eterno fuggitivo Peeter è stato
preso mentre cercava di arrivare in Finlandia a bordo di una imbarcazione.
Aveva gettato in mare la valigia che conteneva un romanzo da lui appena scritto
che lo avrebbe di certo fatto condannare a morte. Quando si dice ‘il destino’.
La valigia era stata ripescata, niente provava fosse la sua ma, contenendo due
libri, doveva per forza appartenere o a lui o ad un suo amico- gli altri che
erano a bordo della barca erano pressoché illetterati. Se Peeter continua a
negare, è più che probabile che verrà accusato l’amico che gli aveva dato a mo’
di rimborso di un debito l’antica copia della Grammatica di Stahl con il suo ex libris. Il tormento interiore di
Peeter, la lotta fra il desiderio di vita e l’onta del tradimento, saranno
risolti dal suo amico in maniera inaspettata. Saranno veramente risolti? O il
ricordo di ciò che non aveva fatto lo avrebbe accompagnato tutta la vita? Come
la colpa analoga di cui si macchia quando si unisce alla congiura dei compagni
di cella contro un agricoltore estone che fa invidia a tutti. Non è tanto
quello che ha fatto, che macchia la coscienza di Peeter, quanto quello che non ha fatto.
Intensità, onestà morale, coraggio,
limpidezza di stile e una certa qual leggerezza che attutisce l’impatto
profondo del narrato- sono queste le qualità che rendono straordinari i
racconti di Jaan Kross. Da scoprire, sperando in altre traduzioni delle sue
opere.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
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