lunedì 2 marzo 2015

Jaan Kross, “La congiura” ed. 2015

                                                             vento del Nord
                                                        FRESCO DI LETTURA


Jaan Kross, “La congiura”
Ed. Iperborea, trad. Giorgio Pieretto, pagg. 182, Euro 15,00
Titolo originale: Marrastus, Stahli Grammatika, Vandenõu, tratti da Silmade Avamise Päev

     E invece no, no, no!Non dissi nulla. Ingoiai le parole. Avevo già una morte sulla coscienza. Ritirai le mani dalle loro, girai intorno alla fontana e me ne andai di gran fretta. Ricordo il crepitio del ghiaino sotto i miei passi nella piazza delle Torri, e le loro grida di addio alle mie spalle. Non mi voltai.

      Ci arriva dall’Estonia questo gioiello letterario, “La congiura”, di Jaan Kross, autore che avremmo dovuto conoscere prima (il suo libro più famoso, “Il pazzo dello zar”, pubblicato in italiano negli anni ‘80, è ormai introvabile), candidato più volte al premio Nobel e scomparso nel 2007. La tensione che percorre il suo libro, composto da tre racconti con lo stesso protagonista, è quella, fortissima e drammatica, di chi ha vissuto le esperienze che racconta. E che le racconta interrogandosi sulla sua responsabilità negli eventi, sul suo posto nel mondo, sul significato di quello che sta accadendo e su quale sia la posizione moralmente giusta da prendere. Sbagliando, condannandosi per aver sbagliato, soffrendo. Perché “La ferita”, “La Grammatica di Stahl” e “La congiura” sono tre passi di un romanzo di formazione dello studente universitario Peeter Mirk, alter ego dello scrittore, ed è una crescita difficile quella che si fa attraversando tempi difficili. E se è vero che si diventa grandi quando si incontra la Morte sul nostro cammino, la Morte in tempo di guerra richiede un’attenzione dolorosa in più, per rendere unica la morte dell’uno fra i tanti.
    L’Estonia fa parte di quel cuneo d’Europa schiacciato da sempre fra due grandi potenze, Russia e Germania, ambito da entrambe. E gli estoni, con il loro perenne anelito alla libertà, sono passati dalla tirannide dell’una a quella dell’altra, imparando i rudimenti di una lingua straniera per poi doverla accantonare per memorizzare i vocaboli dell’altra. Nel primo dei tre racconti Peeter Mirk si iscrive all’Università di Tartu di antica fama.
Anche la sua ragazza, Flora, frequenta la stessa università. Poi, però, Flora ritorna a Tallinn e Peeter rimane, libero di rivolgere la sua attenzione altrove, di innamorarsi di nuovo. Intanto la Polonia è caduta in mano ai tedeschi, la guerra è incominciata, Peeter ha superato gli esami, ritorna a Tallinn e, incontrando il fratello di Flora, viene a sapere che la loro famiglia partirà, aderendo al richiamo di Hitler, rivolto a tutti i tedeschi di Estonia e Lettonia affinché rientrino in madrepatria. Ma come? Ma perché? La famiglia di Flora non è tedesca. Ma si sa come vanno le cose. Trovando i canali giusti anche un purosangue estone può partire per la Germania. Per paura, oppure per motivi ideologici, chissà. I giovani si ritroveranno per salutarsi, succede qualcosa, un incidente- è di qualcuno la colpa? E’ di Peeter? La colpa è un sentimento che ricade su chi ha una sensibilità morale da accettarne il peso. E’ forse un presagio funesto dell’ombra che avanza, la scomparsa di una ragazza dal nome fiorito, prima vittima innocente a precederne altre.
     Le due storie seguenti si ambientano in carcere, carcere tedesco nel 1944 ne “La Grammatica di Stahl” e sovietico nel 1946 ne “La congiura”. Ben poco cambia, sia nei metodi degli interrogatori, sia nell’arbitrarietà dei giudizi, sia nello squallore della prigione. Nel primo dei due l’eterno fuggitivo Peeter è stato preso mentre cercava di arrivare in Finlandia a bordo di una imbarcazione. Aveva gettato in mare la valigia che conteneva un romanzo da lui appena scritto che lo avrebbe di certo fatto condannare a morte. Quando si dice ‘il destino’. La valigia era stata ripescata, niente provava fosse la sua ma, contenendo due libri, doveva per forza appartenere o a lui o ad un suo amico- gli altri che erano a bordo della barca erano pressoché illetterati. Se Peeter continua a negare, è più che probabile che verrà accusato l’amico che gli aveva dato a mo’ di rimborso di un debito l’antica copia della Grammatica di Stahl con il suo ex libris. Il tormento interiore di Peeter, la lotta fra il desiderio di vita e l’onta del tradimento, saranno risolti dal suo amico in maniera inaspettata. Saranno veramente risolti? O il ricordo di ciò che non aveva fatto lo avrebbe accompagnato tutta la vita? Come la colpa analoga di cui si macchia quando si unisce alla congiura dei compagni di cella contro un agricoltore estone che fa invidia a tutti. Non è tanto quello che ha fatto, che macchia la coscienza di Peeter, quanto quello che non ha fatto.

     Intensità, onestà morale, coraggio, limpidezza di stile e una certa qual leggerezza che attutisce l’impatto profondo del narrato- sono queste le qualità che rendono straordinari i racconti di Jaan Kross. Da scoprire, sperando in altre traduzioni delle sue opere.

la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it


    

       

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