Voci da mondi diversi. Area germanica
FRESCO DI LETTURA
Corina Bomann, “L’isola delle farfalle”
Ed. Giunti, trad. S. Congregati,
pagg. 496, Euro 5,02, formato ebook Euro 4,99
Titolo originale: Die Schmetterlinginsel
1887 e 2008: una storia che si estende per
più di cento anni. Un segreto di famiglia. Di certo una vicenda di amore. Forse
anche di morte. Un’antica magione in Inghilterra e l’esotismo dell’Oriente,
dell’isola delle farfalle come viene chiamato, per la sua forma, lo Sri Lanka.
Gli ingredienti per un romanzo appassionante che piace alle donne ci sono
tutti. E la scrittrice tedesca Corina Bomann li sa dosare molto bene.
Il presente e il passato si alternano lungo tutto il romanzo: nel
presente Diana Wagenbach, una carriera di avvocato ben avviata a Berlino e un
matrimonio traballante per le infedeltà del marito, parte per Tremayne House
dove la zia Emmely sta morendo. Va da sé che la vecchia zia le rivelerà qualche
cosa che non farà luce del tutto sul mistero, che Diana troverà degli indizi-
strana, bella e singolare una foglia di palma incisa con lettere che Diana non
è capace di decifrare- e che dovrà partire quindi per Colombo: la sua famiglia
aveva avuto laggiù delle piantagioni di tè. Il passato- di certo la parte più
romanticamente avvincente- incomincia con l’arrivo di Henry Tremayne, con
moglie e due figlie, a Colombo. Il fratello maggiore di Henry è morto da poco,
precipitando dall’Adam’s Peak: veramente un incidente?
Immaginiamo che cosa volesse dire per delle
gentildonne inglesi (più per loro che per gli uomini) arrivare in Oriente
nell’800. Il clima diverso (e loro costrette nei corsetti soffocanti e strati
su strati di abbigliamento) ma anche la sensualità dei corpi attraverso il
cotone leggero dei sari o dei sarong, il fascino nuovo del colore ambrato di
pelle e occhi, il tripudio di fiori e la festa di odori. Dopo la diffidenza
iniziale, le due inglesine bionde, Grace e Victoria, restano affascinate,
incuriosite, desiderose di sapere di più della nuova cultura. Soprattutto se da
ora in avanti la loro vita dovrà svolgersi lì.
Appaiono degli uomini sulla
scena- l’aitante e giovane tamil Vikrama che diventa il braccio destro di Sir
Henry e l’odioso e lascivo proprietario della piantagione confinante con
Vannattuppucci (bello il nome che significa ‘farfalla’, simbolo di bellezza e
lievità che percorre tutto il romanzo) che vorrebbe combinare un matrimonio tra
suo figlio (ha l’hobby di impagliare pappagalli, orrore!) e Grace. E va da sé
che nascerà l’amore tra Vikrama e Grace, annunciato fin dal primo sguardo. Va
da sé che ci sarà uno strascico di scandalo e di morte.
La storia d’amore del passato si rispecchia
in quella del presente, di Diana che incontra lo studioso di sangue misto
(proprio come lo era Vikrama) che la aiuta nelle ricerche e nella decifrazione
del messaggio misterioso affidato alla foglia di palma. E più di un segreto
verrà svelato, alla fine, come se si aprisse una scatola cinese dopo l’altra,
mentre la narrativa ottocentesca diventa il diario di Grace, consegnato da
Victoria a Sir Henry.
Il romanzo di Corina Bomann non ha niente
di straordinario, anzi, è piuttosto scontato, però è uno di quei libri che si
prendono in mano volentieri quando si ha bisogno di una lettura che distragga,
che ci trascini lontano. E l’atmosfera dell’isola delle farfalle, con le sue
piantagioni di tè dominate dalla vetta dell’Adam’s Peak, è incantevole.
Eccellente
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