venerdì 6 marzo 2015

Oliver Friggieri, “Children come by ship”

                                                                       Voci da mondi diversi. Malta
                                                          in altre lingue                 
                                                     FRESCO DI LETTURA


Oliver Friggieri, “Children come by ship”
Ed. Radu Barbulescu, pagg. 247, format e-book Euro 3,17


     Mi piace, quando parto per un viaggio, raccogliere quante più informazioni possibili sui luoghi che vedrò. Non mi bastano, dunque, un paio di guide turistiche. Ho bisogno di sapere qualcosa anche sulla letteratura e magari sulla musica. L’isola di Malta, nel Mediterraneo tra l’Italia e l’Africa, ha sempre avuto una grande importanza strategica. Diventata parte dell’Impero britannico nel 1814, acquistò l’indipendenza nel 1964 e soltanto dieci anni dopo fu proclamata la Repubblica di Malta. La prima cosa che mi ha stupito, cercando un romanzo di un autore maltese, è stata che lo scrittore più noto in cui mi sono imbattuta- Oliver Friggieri, docente universitario- usasse il maltese come lingua. A ben vedere, comprensibilmente, visto che Oliver Friggieri insegna Letteratura maltese. E tuttavia mi ha sorpreso che gli inglesi non abbiano lasciato una forte eredità linguistica, come è successo ad esempio in India o in Sudafrica. Non è stata questa l’unica sorpresa.    
    La storia che Friggieri narra in “Children come by ship”, “I bambini arrivano per nave”, è una storia senza tempo e senza luogo: si parla di un villaggio sull’isola, di una valle, ma non c’è alcuna indicazione topografica. Se non sapessimo che l’autore è maltese, se non leggessimo il libro in una traduzione inglese, potremmo pensare che la vicenda della giovane Susanna si svolga in una delle nostre isole. Manca il delitto d’onore, ma la storia della ragazza che resta incinta senza essere sposata e che viene cacciata di casa ha il sapore delle storie siciliane o sarde, o comunque di una regione del sud Italia. C’è un’accentuata atmosfera da favola, quasi per attenuare la durezza del racconto. La valle degli incontri d’amore di Susanna con il giovane dai riccioli ribelli sembra il giardino dell’Eden in cui si affaccia il serpente, la storiella che si racconta, che sono le navi che portano i bambini (una variante molto isolana della nordica cicogna), è colorata, ma Susanna sembra perfino troppo stupida per prenderla come giustificazione per aver ceduto alle richieste del giovane. Il seguito non è nulla di nuovo: Susanna viene cacciata di casa, un sacerdote la aiuta a trovare un lavoro come domestica presso una ricca vedova con un figlio. Quello che accadrà, dramma compreso, è prevedibile.

    I personaggi del romanzo di Friggieri non hanno ombre. Sono molto meschini e cattivi (il padre), la vedova rigida ma buona, troppo ingenua Susanna, troppo inesperto e ingenuo pure Arturu, il figlio della vedova che diventa poi duro e intransigente, troppo buono il sacerdote che aiuta Susanna. Don Grejbel è, però, la figura migliore del romanzo. Se la dottrina della Chiesa cattolica con il suo rigido moralismo e i tabù sul sesso è responsabile delle tante storie come quella di Susanna, Don Grejbel in quanto individuo salva la Chiesa. Sembra un personaggio uscito dalla penna di Graham Greene. A lui non importano i pettegolezzi e le chiacchiere. Non gli importa se verrà allontanato dalla sua parrocchia perché i suoi superiori pensano che un prete non deve dare adito a chiacchiere. Don Grejbel segue la legge dell’amore che è la vera religione di Cristo. Ed è forse questo il messaggio positivo di un libro che parrebbe scritto nell’800. 


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