lunedì 16 marzo 2015

Mary Costello, “Academy Street” ed. 2015

                                            Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
                                                              FRESCO DI LETTURA


Mary Costello, “Academy Street”
Ed. Bollati Boringhieri, trad. Maya Guidieri Berner, pagg. 179, Euro 16,00
Titolo originale: Academy Street

   “Qui sdraiata, ho avuto tempo di pensare…” cominciò lei. non riusciva a guardarlo. “Ci sono tante cose che rimpiango, che vorrei aver fatto diversamente…”
   Rimasero a lungo in silenzio.
 “Volevo una madre forte” disse infine lui. “Come Mary O’Dowd. O Willa.” Parlava nell’oscurità. “Non avevo padre e tu…tu eri sempre così spaventata”.
Aveva un tono dolente, come un animale ferito.
“Eri tutto ciò che avevo” ribatté lei per difendersi. “Ho fatto meglio che ho potuto”.

   I romanzi irlandesi hanno una tristezza peculiare. Oppure un’allegria ridanciana, come di chi ha bevuto più di una pinta di Guinness. E’ una storia triste, quella che Mary Costello ci racconta in “Academy Street”. Triste anche senza l’aggiunta di miseria e alcol che contribuiscono spesso all’atmosfera buia e a volte drammatica delle vicende che si svolgono nell’isola di smeraldo. Perché la famiglia di Tess Lohan vive in una grande casa che vanta una storia tutta sua- un tempo è perfino servita da ospedale, ha un numero infinito di finestre- e suo padre, rimasto vedovo con sei figli, è una persona seria, forse un po’ troppo cupa, affatto incline all’ubriachezza.
     La storia di Tess inizia quando muore sua madre, e lei ha appena sei anni. Il fratellino più piccolo sarà affidato alla zia per un certo periodo. Come in tutte le famiglie numerose, la sorella maggiore baderà alle sorelline, ai fratelli, al padre, alla casa, in sostituzione della mamma. Alla morte della mamma si aggiunge, poco tempo dopo, quella di una piccola zingara che Tess aveva incontrato per caso. L’irruzione della morte, inspiegabile e incomprensibile per un adulto e tanto più per una bambina, è troppo per Tess: smette di parlare. Si isola, si ritira in se stessa- farà così anche da adulta, ogni volta che le succede qualcosa di ‘grande’, di eccessivo per la sua forza interiore.

    A diciott’anni Tess parte per l’America invitata da una zia a raggiungerla. La sorella più amata, quella più vicina a lei per età, è già laggiù. Dopo la grande emigrazione degli anni della carestia, il rapporto degli irlandesi con l’America è speciale: terra sognata di cui si ha timore, il paese dalle possibilità per tutti che però ti può inghiottire. Tess avanza timidamente su suolo americano- ma lei è un tipo tranquillo che ha paura di mettere il piede in fallo, di discostarsi dalle ‘leggi’ di casa. Eppure succede anche a lei quello che succede a tante ragazze dell’epoca ante-pillola. Si innamora, e una sola notte d’amore la lascia incinta. Lui scompare. Quando proverà a rintracciarlo, Tess non si spingerà mai lontano. Ha troppa dignità, Tess, per elemosinare amore o aiuto. E suo figlio Theo gliene vorrà per questo. Theo, il bambino che è un regalo dell’America, perché di certo nell’Irlanda bigotta Tess non avrebbe potuto tenere un figlio illegittimo, che ad un certo punto si allontanerà dalla madre, cosicché lei si rinchiuderà ancora una volta nella corazza della sua solitudine. Da cui era uscita soltanto nella piccola abitazione di Academy Street dove aveva fatto amicizia con la ragazza di colore che le resterà vicino per sempre.


      I critici americani hanno paragonato “Academy Street” a “Stoner” di John Williams: è singolare che questi due libri abbiano, l’uno il nome di una strada per titolo, e l’altro il cognome del protagonista. Avrebbero potuto entrambi intitolarsi semplicemente “Una vita”, perché il loro fascino è proprio in questo: nel narrare le vicende qualunque di persone qualunque in cui ognuno di noi può riconoscere una parte di sé. Vite in cui non succede nulla di straordinario (Mary Costello avrebbe potuto evitare di coinvolgere Theo nella tragedia che ha fulminato l’America agli inizi del secondo millennio), raccontate in tono pacato che, in una qualche maniera, colpisce il lettore in profondità, lasciandogli il tempo di assorbire la storia, i sentimenti, le reazioni dei protagonisti, misurandoli con la propria esperienza.

la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it


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