venerdì 20 marzo 2015

Gina Nahai, “Caspian rain”

                                                  Voci da mondi diversi. Medio Oriente
FRESCO DI LETTURA


Gina Nahai, “Caspian rain”
Formato kindle, Euro 6,05
In italiano il libro è stato pubblicato nel 2008 da Mondadori con il titolo “Sogni di pioggia”
    

     Il mar Caspio, il grande lago salato sulla cui riva si affaccia l’Iran, diventa un simbolo in questo bel romanzo di Gina Nahai, scrittrice iraniana nata e cresciuta a Teheran che ha lasciato il paese con la sua famiglia poco prima della rivoluzione. Il verde dell’acqua del Caspio è il colore preferito di Bahar, madre dell’io narrante, Yaas. E’ il colore dell’abito che indossa a sedici anni quando crede ancora nel principe azzurro, quando le si illuminano gli occhi pensando ad Omid che l’ha chiesta in sposa. E il ricordo della spiaggia sul mar Caspio dove Yaas bambina ha passato una breve vacanza con il papà e la mamma, è nello stesso tempo fonte di gioia e di dolore- la felicità del vedere i genitori di nuovo insieme e il crollo della speranza di una riconciliazione.
    La storia che Yaas ci racconta è ambientata nell’ultimo decennio del regno dello Shah Reza Pahlavi, il sovrano accusato dai rivoluzionari di essere il lacché degli Stati Uniti. Teheran è una città moderna al passo con l’Europa.
Le donne seguono i dettami della moda occidentale, frequentano i saloni di bellezza, partecipano a splendidi ricevimenti. Le ragazze vanno a scuola, proprio come i loro fratelli. Anche Bahar va a scuola quando conosce Omid. Sogna di frequentare l’università, di diventare un’insegnante. C’è una cortina non vista, tuttavia, che separa gli uomini dalle donne. E c’è un’altra cortina che separa le diverse zone di Teheran. Una volta che sarà diventata la moglie di Omid, Bahar dovrà rinunciare alla scuola. Non sia mai detto, poi, che la moglie di un uomo della condizione sociale di Omid vada a lavorare. Bahar vivrà in una prigione dorata. Non solo. La famiglia di Bahar vive in quello che una volta era il ghetto di Teheran, lei sarà additata con disprezzo nei nuovi circoli eleganti in cui la porta il marito, i parenti di lui non la accetteranno mai veramente tra di loro. E Omid perderà la testa per un’altra donna, bellissima, seducente, ricchissima non solo per il denaro lasciatole dal padre ma anche perché è mantenuta da un amante che la colma di regali.
    Ho scoperto per caso il romanzo di Gina Nahai, cercando un libro da leggere per prepararmi ad un viaggio in Iran, e “Caspian rain” mi ha conquistato. La storia è l’eterna storia della ragazza che crede che sarà per sempre felice accanto all’uomo che ha sposato, per poi accorgersi che il suo sogno si sgretola, che lui la tradisce, che la nascita di un bambino (una femmina, poi!) non serve a riportarlo da lei, che la lotta per trattenerlo è inutile. Ma Gina Nahai ha il dono di raccontare questa storia in maniera incantevole, arricchendola con i cammei di una serie di personaggi che non vengono chiamati per nome, ma con una perifrasi che li caratterizza. Della famiglia di Bahar fanno parte la Sorella Piccione (il marito la rinchiude per punizione in un gabbiotto sul tetto da dove esce ricoperta di escrementi di piccioni), il fratello Jadid-al-Islam che si è convertito alla religione musulmana (così per legge erediterà tutti i beni dei famigliari), l’altro fratello chiamato il Cantante d’Opera (un simpatico nullafacente che vive nel mondo della musica) e infine il Fratello Fantasma, il bambino morto a dieci anni che si vede ancora in giro sulla bicicletta che pedalava quando è stato investito. Il silenzio avvolge il Fratello Fantasma che sembra voler comunicare con Yaas, avvisarla, forse, che lo stesso silenzio circonderà anche lei per una forma di sordità genetica che inizia a manifestarsi quando la bambina ha sette anni.

    Yaas, il cui nome in Farsi significa ‘gelsomino’ ma anche ‘disgrazia’, non rivedrà più suo padre: partito per l’esilio lo Shah, la prigione di Bahar e di Yaas non sarà più solo tra le mura di casa. L’Iran sarà la loro prigione. 


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