Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
cento sfumature di giallo
FRESCO DI LETTURA
Kate
Atkinson, “Aspettando buone notizie”
Ed. Marsilio, trad. Ada Arduini,
pagg. 374, Euro 18,50
Titolo
originale: When Will There Be Good News?
Avevano
preso l’uomo un mese dopo i delitti. Era giovane, non aveva ancora vent’anni,
si chiamava Andrew Decker ed era un apprendista disegnatore. Martina lo
chiamava “l’uomo cattivo” e quando Joanna aveva una delle sue improvvise crisi
isteriche, la abbracciava e le sussurrava nei capelli: “L’uomo cattivo è in
prigione per sempre, tesoro”. Alla fine non era stato per sempre, solo
trent’anni
A sei anni l’infanzia di Joanna Mason era già finita. Quando uno
sconosciuto aveva ucciso sua mamma, la sorellina maggiore e il fratellino di un
anno, seduto sul passeggino. Lei aveva obbedito alla mamma che le aveva gridato,
“Corri, corri, Joanna”, e si era nascosta nel campo di grano dove l’avevano
trovata le squadre di ricerca.
Quando la incontriamo, Joanna Mason è la
dimostrazione di come si possa sopravvivere alla tragedia. E’ un medico, è
sposata, ha un delizioso bambino di un anno, vive in una grande e bella casa
con giardino. Soprattutto è una di quelle donne affabili, generose, capaci di
vedere e gustare il bello, che conquistano la simpatia di chiunque. Certamente
quella della ragazzina sedicenne che è la baby-sitter del piccolo Gabriel.
Reggie Chase (il suo vero nome è Regina e il diminutivo maschile le creerà non
pochi problemi) è da poco rimasta orfana di madre, non ha mai neppure
conosciuto il padre morto in Iraq, suo fratello è un piccolo delinquente. Joanna
la affascina, a Reggie piacciono l’ordine, la sicurezza, l’atmosfera di
normalità che regnano in casa di Joanna Mason sposata Hunter. E non sa nulla
del passato di Joanna, non sa che l’assassino della sua famiglia ha finito di
scontare la pena ed è uscito di prigione. Lo sa benissimo invece l’ispettore
Louise Monroe, da poco sposata con un medico ortopedico, che segue da vicino
non solo il caso di Joanna ma anche quello di un’altra donna che è passata
attraverso una vicenda di sangue simile a quella di Joanna- nel suo caso, però,
l’assassino fuori di testa non è uno sconosciuto ma il marito.
C’è un altro personaggio ancora di cui parlare, perché ha un ruolo
chiave e poi perché è molto simpatico. Jackson Brodie è un ex poliziotto, ex
militare, attualmente fa l’investigatore e sta investigando su se stesso, per
così dire: si è avvicinato ai bambini dell’asilo ed ha strappato un capello ad
uno di loro. Lui pensa che sia suo figlio, la madre del bambino lo nega. Lui
farà ricorso all’esame del DNA.
“Aspettando buone notizie” della
scrittrice inglese Kate Atkinson si legge di un fiato. E’ uno di quei romanzi
di cui si potrebbero elencare i difetti- primo di tutti un numero veramente
alto di drammi per cui i protagonisti hanno perso un congiunto: il mondo dei
personaggi di Kate Atkinson è un mondo pericoloso, a quanto pare; la trama,
poi, è piena di coincidenze, incontri casuali, incidenti e fatti criminosi. Ma
è tutto talmente piacevole! Kate Atkinson intreccia il filone del genere
poliziesco, ricco di suspense, con
quello del romanzo di sentimento e di approfondimento psicologico. Siamo in
ansia per Joanna e il suo bambino che scompaiono (sono stati rapiti? sono fuggiti
per mettersi in salvo? fino a che punto c’entra il marito di Joanna?), abbiamo
paura per Reggie, perseguitata e aggredita da giovinastri che in realtà cercano
suo fratello, ci chiediamo se si riesca veramente a superare un trauma così
grave come quello che ha vissuto Joanna, se ce la farà ad avere una vita
equilibrata la tenera Reggie che vede in Joanna un’amica e una madre sostituta,
partecipiamo alle frenetiche ricerche della polizia e di Jackson Brodie che è scampato ad un disastro ferroviario e
viene ‘ingaggiato’ da Reggie per trovare Joanna e il bambino. E poi restiamo
anche coinvolti nelle vite personali di ognuno di loro, nei dubbi sulle loro
scelte dei compagni di vita.
C’è un altro piacere aggiunto alla lettura
di Kate Atkinson, la ricchezza di riferimenti letterari nascosti tra le righe
che offrono un’altra dimensione, un approfondimento del romanzo- a Daphne Du
Maurier e al romanzo “Rebecca, la prima moglie”, ma anche al poeta scozzese
Robert Burns (“Una rossa rosa rossa”), a William Blake (“La rosa ammalata”) e a
Henry James (“La coppa d’oro” e “Il giro di vite”). Leggiamo un nome, c’è il
richiamo di un verso, ed è come una spolverata di spezie su un romanzo che è,
in definitiva, un romanzo sulla perdita. Perdita della famiglia, di persone
amate, dell’innocenza, della fiducia, dell’amore. E su come ricostruirsi dopo
una perdita.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
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