martedì 24 marzo 2015

Kate Atkinson, “Aspettando buone notizie” ed. 2015

                                  Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
                                                                  cento sfumature di giallo
       FRESCO DI LETTURA

Kate Atkinson, “Aspettando buone notizie”
Ed. Marsilio, trad. Ada Arduini, pagg. 374, Euro 18,50
Titolo originale: When Will There Be Good News?


   Avevano preso l’uomo un mese dopo i delitti. Era giovane, non aveva ancora vent’anni, si chiamava Andrew Decker ed era un apprendista disegnatore. Martina lo chiamava “l’uomo cattivo” e quando Joanna aveva una delle sue improvvise crisi isteriche, la abbracciava e le sussurrava nei capelli: “L’uomo cattivo è in prigione per sempre, tesoro”. Alla fine non era stato per sempre, solo trent’anni

   A sei anni l’infanzia di Joanna Mason era già finita. Quando uno sconosciuto aveva ucciso sua mamma, la sorellina maggiore e il fratellino di un anno, seduto sul passeggino. Lei aveva obbedito alla mamma che le aveva gridato, “Corri, corri, Joanna”, e si era nascosta nel campo di grano dove l’avevano trovata le squadre di ricerca.

    Quando la incontriamo, Joanna Mason è la dimostrazione di come si possa sopravvivere alla tragedia. E’ un medico, è sposata, ha un delizioso bambino di un anno, vive in una grande e bella casa con giardino. Soprattutto è una di quelle donne affabili, generose, capaci di vedere e gustare il bello, che conquistano la simpatia di chiunque. Certamente quella della ragazzina sedicenne che è la baby-sitter del piccolo Gabriel. Reggie Chase (il suo vero nome è Regina e il diminutivo maschile le creerà non pochi problemi) è da poco rimasta orfana di madre, non ha mai neppure conosciuto il padre morto in Iraq, suo fratello è un piccolo delinquente. Joanna la affascina, a Reggie piacciono l’ordine, la sicurezza, l’atmosfera di normalità che regnano in casa di Joanna Mason sposata Hunter. E non sa nulla del passato di Joanna, non sa che l’assassino della sua famiglia ha finito di scontare la pena ed è uscito di prigione. Lo sa benissimo invece l’ispettore Louise Monroe, da poco sposata con un medico ortopedico, che segue da vicino non solo il caso di Joanna ma anche quello di un’altra donna che è passata attraverso una vicenda di sangue simile a quella di Joanna- nel suo caso, però, l’assassino fuori di testa non è uno sconosciuto ma il marito.
   C’è un altro personaggio ancora di cui parlare, perché ha un ruolo chiave e poi perché è molto simpatico. Jackson Brodie è un ex poliziotto, ex militare, attualmente fa l’investigatore e sta investigando su se stesso, per così dire: si è avvicinato ai bambini dell’asilo ed ha strappato un capello ad uno di loro. Lui pensa che sia suo figlio, la madre del bambino lo nega. Lui farà ricorso all’esame del DNA.
     “Aspettando buone notizie” della scrittrice inglese Kate Atkinson si legge di un fiato. E’ uno di quei romanzi di cui si potrebbero elencare i difetti- primo di tutti un numero veramente alto di drammi per cui i protagonisti hanno perso un congiunto: il mondo dei personaggi di Kate Atkinson è un mondo pericoloso, a quanto pare; la trama, poi, è piena di coincidenze, incontri casuali, incidenti e fatti criminosi. Ma è tutto talmente piacevole! Kate Atkinson intreccia il filone del genere poliziesco, ricco di suspense, con quello del romanzo di sentimento e di approfondimento psicologico. Siamo in ansia per Joanna e il suo bambino che scompaiono (sono stati rapiti? sono fuggiti per mettersi in salvo? fino a che punto c’entra il marito di Joanna?), abbiamo paura per Reggie, perseguitata e aggredita da giovinastri che in realtà cercano suo fratello, ci chiediamo se si riesca veramente a superare un trauma così grave come quello che ha vissuto Joanna, se ce la farà ad avere una vita equilibrata la tenera Reggie che vede in Joanna un’amica e una madre sostituta, partecipiamo alle frenetiche ricerche della polizia e di Jackson Brodie che è scampato ad un disastro ferroviario e viene ‘ingaggiato’ da Reggie per trovare Joanna e il bambino. E poi restiamo anche coinvolti nelle vite personali di ognuno di loro, nei dubbi sulle loro scelte dei compagni di vita.


    C’è un altro piacere aggiunto alla lettura di Kate Atkinson, la ricchezza di riferimenti letterari nascosti tra le righe che offrono un’altra dimensione, un approfondimento del romanzo- a Daphne Du Maurier e al romanzo “Rebecca, la prima moglie”, ma anche al poeta scozzese Robert Burns (“Una rossa rosa rossa”), a William Blake (“La rosa ammalata”) e a Henry James (“La coppa d’oro” e “Il giro di vite”). Leggiamo un nome, c’è il richiamo di un verso, ed è come una spolverata di spezie su un romanzo che è, in definitiva, un romanzo sulla perdita. Perdita della famiglia, di persone amate, dell’innocenza, della fiducia, dell’amore. E su come ricostruirsi dopo una perdita.

la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it


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