Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
FRESCO DI LETTURA
Erik Larson, “Scia
di morte. L’ultimo viaggio del Lusitania”
Ed. Neri Pozza, trad. Laura
Prandino, pagg. 507, Euro 18,00
Titolo
originale: Dead Wake. The Last Crossing
of the Lusitania.
Il
giubbotto di salvataggio lo tenne a galla e lo sollevò dal ponte di comando, ma
lo scafo che affondava lo trascinò giù. “Fu come se l’intera nave mi venisse
sfilata da sotto i piedi da una mano gigantesca” disse Turner. Quando riemerse
si ritrovò in un arcipelago di morte e distruzione. “Centinaia di corpi
vorticavano fra i detriti” disse. “Uomini e donne e bambini galleggiavano fra
tavole, scialuppe e rifiuti irriconoscibili”.
Dead
wake: si chiama così, in inglese, la scia che un’imbarcazione lascia dietro
di sé, come un solco nell’acqua da cui non germoglierà nulla. E, in maniera
fortemente drammatica, questa espressione si carica di suggestioni di morte
quando la colleghiamo con l’affondamento di una nave, quando le immagini che si
affacciano alla nostra mente sono di corpi senza vita che galleggiano insieme a
rottami sulla superficie di un mare ritornato calmo dopo i gorgogli, i
risucchi, i vortici provocati da un gigantesco scafo che va a depositarsi sul
fondo marino. “Scia di morte. L’ultimo viaggio del Lusitania” è il libro
(l’autore ci tiene a precisare che questo non è un romanzo) che Erik Larson ha
dedicato ad una delle grandi tragedie della prima guerra mondiale: cento anni
fa, il 7 maggio 1915, il transatlantico Lusitania affondava, colpito dal siluro
di un sommergibile tedesco, al largo delle coste irlandesi. Dei 1959 tra
passeggeri ed equipaggio, solo 764 sopravvissero. Dei 33 bambini a bordo, 6
furono i sopravvissuti. Più di 600 passeggeri non furono mai ritrovati. Tra i
morti c’erano 123 cittadini statunitensi.
Se questa fosse una graphic novel, il contrasto
del disegno non potrebbe essere maggiore. La nave che avanza maestosa con i
suoi quattro fumaioli, una regina che incede sulle acque, e il sottomarino
nero, il serial killer del mare che affiora guardandosi attorno furtivamente
con il polifemico occhio del periscopio. Erik Larson procede nella narrazione
ricostruendo e documentando i fatti, alternando i capitoli in cui è il
Lusitania sulla scena e quelli in cui è l’U-20, l’Unterseeboot-20, a reclamare la nostra attenzione. E,
inevitabilmente, il confronto tra Lusitania e U-20, tra il capitano Turner e il
tenente di vascello Schwieger, tra civili inermi e militari, diventa un
confronto tra Bene e Male, non solo come valori assoluti ma anche come potenze
in guerra: la Germania che non rispetta le convenzioni e fa vittime tra i
civili diventa il Male assoluto, anche se, prestando orecchio alle operazioni
di spionaggio della Stanza 40, si insinua il sospetto che ci sia stato qualcosa
di voluto nella mancanza di una scorta di cacciatorpediniere per proteggere il
Lusitania, una manovra cinica da parte britannica per forzare gli Stati Uniti
ad entrare in guerra.
Walter Schwieger |
Non è un romanzo ma si legge come fosse un
romanzo, “Scia di morte”. Perché Erik Larson, con lo stile che lo
contraddistingue e che già abbiamo apprezzato nell’ambientazione della Berlino
ante-guerra de “Il giardino delle bestie”, riesce ad equilibrare le pagine in
cui tratteggia i personaggi- il ragazzo brillante il cui corpo non sarà mai
ritrovato, la famiglia con sei bambini, la donna che conosceva Henry James, il
famoso Vanderbilt, la quarantina di persone la cui fine era stata decisa dal
destino perché avrebbero dovuto raggiungere Liverpool su un’altra nave e invece
erano stati fatti imbarcare all’ultimo momento sul Lusitania-, con quelle in
cui descrive la rotta tenuta dal transatlantico (a velocità ridotta, per
risparmiare carbone) e quella dell’U-20. Siamo tentati di pensare a Verne,
leggendo i capitoli riservati al sottomarino, con i dettagli sul sistema di
navigazione e sulla vita claustrofobica a bordo. Sappiamo però che questa non è
una fantastica avventura, che il siluro colpirà la nave, restiamo con il fiato
in sospeso, come se qualcosa potesse cambiare il corso della storia impedendo
al tenente Schwieger di aggiungere un altro trofeo al calcolo delle tonnellate
da lui affondate (nei capitoli che seguono la vita degli scampati dopo la
tragedia, apprenderemo che Schwieger, insignito della più alta onorificenza
della marina tedesca, scomparirà nel 1917 con il nuovo sommergibile U-88 di cui
gli era stato affidato il comando).
William T. Turner 1915 |
Se tutti, anche grazie al famoso film con
Di Caprio, conoscono la fine del Titanic, forse l’affondamento del Lusitania
non è così noto. Il viaggio inaugurale dell’uno, l’ultimo viaggio dell’altro. Il
destino del Titanic in un mostro di ghiaccio candido scintillante sull’acqua, quello
del Lusitania in un bestione nero delle profondità marine. E anche se la sorte
del transatlantico della White Star Line avrebbe dovuto insegnare qualcosa,
anche se molto era stato fatto per rimediare almeno alla insufficienza delle
scialuppe di salvataggio, niente poté risparmiare il gioiello della Cunard
Line, la prestigiosa compagnia navale britannica rivale della White Star. E i
gabbiani che si libravano nel cielo di Manhattan perdono il loro fascino,
diventano uccelli di morte sulla dead wake del Lusitania.
Un libro per tutti gli appassionati di
storia, di vicende umane e di guerra. Non solo. Un libro per tutti gli amanti
del mare e delle navi.
la recensione sarà pubblicata su www.wuz.it
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