lunedì 1 giugno 2015

Anthony Doerr, “Tutta la luce che non vediamo” ed. 2014


Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
                                                               FRESCO DI LETTURA



Anthony Doerr, “Tutta la luce che non vediamo”
Ed. Rizzoli, trad. D.A. Gewurz e I.Zani, pagg. 509, Euro 16,15
Titolo originale: All the Light We Cannot See


   Werner dice: “Sei molto coraggiosa”.
   Lei abbassa il secchio. “Come ti chiami?”
  Glielo dice; lei risponde: “Quando ho perso la vista, Werner, mi hanno detto che ero coraggiosa. Quando se n’è andato mio padre, mi hanno detto che ero coraggiosa. Ma il mio non è coraggio; non ho scelta. Mi sveglio e vivo la mia vita. Tu non fai lo stesso?”.

    7 agosto 1944.
Gli americani bombardano Saint Malo, in Bretagna, un’offensiva che fa parte dell’Operazione Cobra mirata a sfondare le linee tedesche.
Marie-Laure, una ragazzina cieca, è chiusa nella casa dello zio. E’ sola, non sa nulla, nessuno le ha letto gli avvisi che sollecitano gli abitanti a lasciare la città. E’ colta di sorpresa.
Werner Pfennig, diciottenne esperto di radiocomunicazioni, rimane imprigionato nella cantina dell’albergo occupato dai tedeschi: l’uscita è bloccata dalle macerie. Sul filo della radio che, in una qualche maniera miracolosa, funziona ad intermittenza, Werner sente la voce di Marie-Laure. E’ quasi un messaggio in codice che solo lui, Werner, può capire. Un messaggio da decifrare diverso da tutti quelli che ha intercettato finora. La voce di Marie-Laure mescolata ad una voce che viene direttamente dal suo passato di ragazzo orfano nella Casa dei Bambini, che lui e la sorellina Jutta ascoltavano affascinati, che gli apriva la scoperta del mondo. Chi? Come? Perché? Perché ora quella voce giovane che invia sull’etere una richiesta di aiuto, che bisbiglia che un ‘lui’ è là e vuole ucciderla?
     La trama di “Tutta la luce che non vediamo”, che ha vinto il premio Pulitzer 2015, inizia nel 1934, quando Marie-Laure ha sei anni e perde la vista per una cataratta congenita. Non ha più la mamma, ma ha a fianco un papà meraviglioso, che fa il fabbro e si occupa di tutte le serrature del Museo di Storia Naturale, che costruisce per lei un modellino del quartiere di Parigi in cui abitano per insegnarle a muoversi da sola, contando passi, chiusini, panchine, che le insegna a leggere il Braille e le regala “Ventimila leghe sotto i mari”.
Quando Marie-Laure sarà chiusa nella soffitta della casa dello zio, cercando di capire dai rumori che cosa stia facendo il maresciallo tedesco che si muove ai piani di sotto, le verrà in mente il capitano Nemo prigioniero del sottomarino e in lotta con il kraken. Marie-Laure e il suo papà avevano abbandonato Parigi subito dopo l’arrivo dei nazisti ed erano riusciti a raggiungere Saint Malo dove vive- chiuso in casa dalla fine della Grande Guerra- il mite zio Etienne che non ha più il coraggio di affrontare il mondo.
    Werner Pfennig diventa grande, invece, nello Zollverein. Il suo futuro sarà nelle miniere di carbone, dove è morto suo padre. E invece no, questo ragazzino geniale che è capace di costruirsi da solo una radio, con una testa di capelli bianchi come la neve, che più ariano di così non si può, viene individuato, per un colpo di ‘fortuna’ o sfortuna, e mandato in un campo di addestramento. Finirà per essere arruolato, senza avere neppure diciotto anni: il Führer ha bisogno anche dell’aiuto dei bambini. E Werner non si sottrae. Sente che aveva ragione la sorellina Jutta, che tutto quello che avviene intorno a lui- e l’esempio più doloroso e drammatico è l’accanita persecuzione del suo migliore amico- è Male, ma l’alternativa è la miniera. E Werner ha gli incubi, ma si abitua. Il destino porterà la sua strada a incrociare quello della ragazza con gli occhi di latte e le efelidi sul viso e sarà anche la redenzione di Werner. Per amore.
     E’ un libro di guerra e di amore, il romanzo di Anthony Doerr. Amore di un padre che, nelle lettere alla figlia, descrive il campo di prigionia come fosse un albergo a cinque stelle. Di uno zio sepolto vivo che sceglie di vivere e di agire, perché non può lasciare che sia una ragazzina cieca a fare da tramite con la Resistenza. Di un piccolo nazista a cui la musica e una voce che gli aveva rivelato la grandezza del mondo risvegliano la coscienza. E’ un libro di grandi sofferenze e di grandi luminosità: nel caveau del Museo in cui lavorava il padre di Marie-Laure era conservata una preziosissima gemma e una leggenda circondava il diamante chiamato il Mare di Fiamma.
Aveva reso immortale un principe ma aveva causato la morte di coloro che erano vicino a lui. E’ il filone fantastico del libro, quello che segue la pietra che deve essere messa in salvo dall’avidità nazista e che il padre di Marie-Laure ha nascosto. Solo la figlia può decifrare il codice con cui lui le fa sapere dove sia il Mare di Fiamma che assume il valore di una metafora, come l’anello di Frodo del libro di Tolkien che può essere Male o Bene secondo la persona a cui capita in mano. Dove è finito il Mare di Fiamma?
    Lo sapremo alla fine- e il libro termina nel 2014- quando i morti hanno trovato la pace da un pezzo, mentre i vivi sono tormentati dai ricordi.
    Quando ho terminato di leggere “Tutta la luce che non vediamo”, avrei voluto iniziare subito a rileggerlo.
    

    la recensione sarà pubblicata su www.wuz.it


Nessun commento:

Posta un commento