vento del Nord
cento sfumature di giallo
Ho freddo in questa strana
primavera milanese, ma Anna Grue, abituata alla Danimarca, a Milano per
presentare il suo libro “Il bacio del traditore” nel corso del festival I
Boreali dedicato alla letteratura dei paesi del nord Europa, mi dice che ha
caldo. Mi chiede anche se so per quale motivo il titolo originale del libro
(“Il bacio di Giuda”) sia stato cambiato- non si conosce la figura di Giuda in
Italia? E mi dice anche che in Danimarca è stato appena pubblicato il suo
ultimo romanzo che è una storia d’amore e non un giallo, e che, però, non è
certa che questo suo libro ‘insolito’ sarà ben accolto all’estero, dove il
personaggio di Dan Sommerdhal piace molto. In Danimarca è diverso, i lettori
danesi forse incominciano ad essere un poco stanchi del ‘detective calvo’.
Volevo proprio chiederglielo: in Italia conosciamo solo due romanzi con
Dan Sommerdhal, “Nessuno conosce il mio nome” e “Il bacio del traditore”. C’è
stato qualche altro romanzo con questo protagonista, prima? E quanti ne ha
scritti fino ad ora?
No, “Nessuno conosce il
mio nome” è proprio il primo romanzo della serie e ci sono sei altri libri dopo
di quello, sto scrivendo il settimo con Dan Sommerdhal: ho promesso ai miei
lettori che ne scriverò dieci.
Nella serata di inaugurazione del festival
si è chiesto ai due scrittori presenti, Björn Larsson e Jón
Stefansson se pensavano si potesse parlare di una letteratura nordica, se ci
fossero delle differenze tra gli scrittori del nord e quelli, ad esempio, del
sud dell’Europa. Lei che cosa ne pensa?
Sì, ci sono certamente delle differenze. Nell’insieme noi
tendiamo ad essere realistici, non usiamo metafore o immagini fiorite come in
Italia, ad esempio. Ho letto Giorgio Faletti- trovo strane le sue frasi
arricchite di parole e avverbi, allargate da ulteriori spiegazioni. Nel nord
Europa non c’è il realismo magico, le frasi sono più semplici. So che a volte
possiamo risultare noiosi.
Io
ho pensato che il clima possa spiegare la differenza di stile tra gli scrittori
del Nord e quelli del Sud. Il freddo, i lunghi giorni bui, vi obbligano a
vivere di più negli interni e quindi ad avere tempo per pensare, per andare più
in profondità. Il sole e il caldo spingono a vivere più ‘in superficie’ e i
nostri libri sono spesso più superficiali. Che cosa ne pensa?
Forse ha ragione. E’ vero che noi andiamo più nel profondo e
questo è uno dei motivi per cui ai lettori piacciono i thriller che vengono dal
Nord. Come scrittore io penso che si imbrogli il lettore con un personaggio che
è l’assassino spinto al crimine dalla follia o da un raptus, e non da un vero
motivo, come può essere l’amore o l’odio o l’avidità o la gelosia.
Che
cosa l’ha spinta a scegliere il romanzo di indagine poliziesca come maniera per
esprimersi?
In realtà i miei primi due romanzi erano thriller psicologici ma non di
indagine poliziesca. Non c’era una indagine, non c’era la polizia, soltanto
quello che le persone sono capaci di farsi l’un l’altro. Nei romanzi di
indagine mi piace l’enigma da risolvere, mi piace il gioco. Per me i romanzi di
indagine poliziesca sono un gioco tra lo scrittore e il lettore. E’ un gioco
stuzzicante, è divertente. Mi sono sempre piaciuti i libri di Agatha Christie
perché sono giocosi. Un romanzo con delitto dovrebbe essere giocoso proprio
perché è un argomento serio, altrimenti sarebbe noioso.
Dopo
aver letto i suoi due libri, ho pensato che forse c’è un piano dietro le sue
storie. Sia il primo sia il secondo romanzo hanno una trama con una
problematica che riguarda le donne. E’ quello che la interessa, più che dei
comuni delitti?
Potrebbe aver
ragione, perché, sì, è vero, le trame riguardano sempre donne che soffrono
anche quando la vittima è un uomo. Sì, sono romanzi sulle donne. A me piace il
modello del vecchio ‘crime novel’ inglese, mi piace Miss Marple, mi piacciono i
‘private detective’ inglesi. Perché sono più giocosi. Se si sceglie come
protagonista un detective che non ha motivo di essere sulla scena, si possono
intrecciare più liberamente delle storie, lui può fare cose che la polizia non
può fare. E poi a me non interessa il lavoro della polizia.
Nella sua coppia dei
due personaggi Lei ha invertito la priorità dei ruoli: il vero detective non è
il personaggio principale, ma il suo doppio. E’ stata una scelta fatta per
avere maggiori possibilità in quello che voleva dire? E perché farli anche
rivali nella vita privata?
Prima di tutto sono amici. Sono rivali perché l’amicizia
senza un sottofondo di rivalità è noiosa. Mi occuperò di loro per dieci,
quindici anni e dovevo farli rivali con qualche motivo in più che non fosse
solo quello professionale. Ecco perché c’è la vecchia relazione tra Marianne e
Flemming. Nel terzo romanzo ci sarà qualcosa di nuovo perché il mio interesse
principale è esaminare i rapporti- come si comporta una coppia sposata da
vent’anni, come lavorano insieme due colleghi, qual è il rapporto tra figli adulti
e genitori…
In questo romanzo, come abbiamo detto,
l’attenzione è di nuovo sulle donne. Ad un primo livello di lettura il libro
sembra essere sulla stupidità delle donne che amano essere corteggiate anche se
non sono più giovani. Ad un livello più profondo, però, è un romanzo sulla
solitudine. Tutti i personaggi sono molto soli, le donne che JH corteggia, lui
stesso, l’avvocato, soffrono tutti di solitudine.
I lettori potrebbero
pensare che solo le donne sono così sciocche da lasciarsi ingannare in maniera
così grossolana. Ma in Italia succede pure agli uomini, anche se c’è una
differenza, ed è l’età. Nel caso degli uomini, qui da noi, si tratta di uomini
anziani illusi e poi derubati dalle badanti. Succede anche in Danimarca?
Assolutamente sì, c’è stato uno scandalo di cui si è parlato
molto anche di recente. Come dice Lei, cambia l’età, nel caso di uomini o
donne. La spiegazione è facile e ovvia: un cinquantenne ricco trova tutte le
donne che vuole, una cinquantenne ricca no.
Prima ha detto che le
piace molto Agatha Christie. Quali altri scrittori le piacciono, quali sono
stati per lei un’ispirazione, dei maestri?
Fin da quando ero bambina, sono sempre stata una grande
lettrice, una divoratrice di libri. Mi piace Agatha Christie, mi piacciono la
Sayers e P.D. James, Ruth Rendell che è morta poco tempo fa, Kate Atkinson. Tra
i nordici mi piace Håkan Nesser. Soprattutto, però, amo i classici inglesi, i
romanzi corposi, Dickens, le sorelle Brontë. Tra gli americani, mi piacciono
Anne Tyler e John Irving: ecco, senza i libri di tutti questi autori io non
avrei potuto scrivere.
l'intervista sarà pubblicata su www.wuz.it
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