martedì 12 maggio 2015

Joachim Meyerhoff, “Quando tutto tornerà a essere come non è mai stato” ed. 2015

                                                   Voci da mondi diversi. Area germanica
           FRESCO DI LETTURA


Joachim Meyerhoff, “Quando tutto tornerà a essere come non è mai stato”
Ed. Marsilio, trad. Giovanna Agabio, pagg. 320, Euro 16,15
Titolo originale: Wann wird es endlich wieder so, wie es nie war


      “L’essenziale per poter arrivare a questi ottant’anni, per darmi una possibilità realistica di raggiungere questa benedetta età, è con tutta evidenza- e qui senz’altro nessuno avrà qualcosa da ridire- una vita più sana. Sì, e per questo ho deciso di smettere di fumare! Vorrei però aggiungere subito che il giorno del mio ottantesimo compleanno, e precisamente la mattina del mio ottantesimo compleanno- chissà, magari saremo seduti qui tutti insieme come adesso- ricomincerò a fumare. Quindi oggi non smetto definitivamente. Faccio solo una pausa di quarant’ani. E vorrei anche dimagrire. Quanto credete che pesi?”

     L’inizio è sconcertante: “Il mio primo morto fu un pensionato”. E’ il protagonista del libro- lo scrittore stesso, Joachim Meyerhoff, bambino di sette anni all’epoca- a raccontarlo, a mo’ di introduzione di un’autobiografia che è una storia di famiglia e che prosegue con un secondo capitolo ancora più sconcertante perché ci introduce, senza alcuno schermo, nell’ambiente dei ‘diversi’. Il padre di Joachim era psichiatra infantile e dell’adolescenza, direttore dell’ospedale psichiatrico regionale che si chiama tuttora “Hesterberg”, il più grande del suo genere nello Schleswig-Holstein, e la casa dove abitava con la moglie e i tre figli era al centro dell’enorme area dell’ospedale. Per Joachim e i suoi fratelli era del tutto normale vivere in prossimità di millecinquecento malati psichici, minorati mentali e fisici. Tanto da poterci scherzare su, chiamandoli spietatamente ‘idioti’, ‘scimuniti’, ‘ebeti’, ‘rinco’- più semplicemente ‘dementini’.
Era del tutto normale incontrare, attraversando i giardini per uscire dall’area e andare a scuola, degli internati dai comportamenti stravaganti- il Tarzan che si arrampicava sugli alberi, il finto controllore ai cancelli, la ragazza che si scorticava la fronte per dipingere la strada con il sangue, l’uomo che andava in giro con due campane. Normale sentire cori di urla di notte che non disturbavano affatto il loro sonno tanto vi erano abituati. Per noi lettori è inquietante, ci chiediamo che tipo di famiglia possa sopportare questa quotidianità. E il terzo capitolo, “La colazione di compleanno”, ci spalanca la finestra in casa Meyerhoff.
   E’ il quarantesimo compleanno del padre, figura dominante del romanzo, con la personalità di un gigante che rende tutto possibile e godibile. Tutto ruota intorno a quest’uomo che affascina anche noi. Anche noi ci chiediamo- come se lo chiederà più tardi suo figlio- da dove emani il fascino di quest’uomo calvo e corpulento, donnaiolo impenitente (lo scopriremo dopo, neppure noi badiamo agli indizi, come non può badarci il bambino che era Joachim detto Josse) nonostante abbia al suo fianco la bella donna che è la madre dei suoi tre figli maschi, sempre chiamati il fratello maggiore il fratello di mezzo da Joachim. Forse sono i suoi occhi a conquistare le persone, dolci e comprensivi. Forse il suo umorismo. Forse la sua cultura. Forse la sua curiosità intelligente rivolta a tutto (quando Joachim adulto inizierà a viaggiare, suo padre si documenterà sui luoghi in cui il figlio si reca, finendo per saperne più di lui). Forse la sua infinita pazienza ed empatia verso i ‘dementini’, la capacità di risolvere le situazioni più difficili in cui sono coinvolti. Forse l’amore per la famiglia e i figli, la tenerezza nei confronti del più piccolo anche dopo una giornata di lavoro stressante.

    Joachim racconta. Flash sulla vita quotidiana con due fratelli maggiori che sanno essere spietati con il minore. Divertentissimi. La mamma che amerebbe vivere in un clima caldo, in Italia per esempio. Joachim che si finge ammalato per godersi la proiezione di un film al mattino. La stanza con gli acquari del fratello maggiore. Il funerale dell’uccello morto. Il gioco di domande a tavola. La visita del primo ministro con apparizione del pazzo di turno che minaccia di sparare con una pistola giocattolo e il ministro che si getta a terra nel fango (esilarante). L’esame per la patente di vela (ultima passione del padre)- uno dei ricordi più grottescamente umoristici. 

Poi la vita cambia rotta. Si spezza qualcosa. Si susseguono grandi e piccole tragedie, la famiglia felice non vive più nel giardino dell’Eden. Il primo segnale è la scena della mamma che urla e gratta il tappeto. Joachim assiste, senza capire, sembra uno dei comportamenti dei pazzi dell’ospedale. Niente sarà più come prima. Eppure, nonostante tutto, la caduta del gigante è solo apparente. Il padre continua a dominare la scena, sempre grande, nel tradimento, nell’allontanamento, nella malattia, nella morte.
    È un libro molto bello e insolito con quel misto di commedia leggera e dramma, nello stesso tempo un omaggio al padre, un messaggio d’amore alla famiglia, una testimonianza di possibilità di convivenza con i ‘diversi’, la conferma del valore della memoria.

la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
Joachim Meyerhoff sarà presente al Salone del Libro di Torino 2015




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