Voci da mondi diversi. Asia
fresco di lettura
in altre lingue
Duong Thu Huong, “Paradise of the
blind”
Ed.
William Morrow, pagg.258, $ 14,99
Anni ‘80 del ‘900. Un treno che
viaggia verso Mosca. Una ragazza vietnamita, Hang, una ‘lavoratrice esportata’
presso una fabbrica tessile, sta andando dallo zio, su richiesta di questi. Gli
è debitrice, perché è lui, un quadro del Partito, che si è adoperato perché
ottenesse quel lavoro in Russia. Durante il viaggio, avvolta in uno scialle di
lana imprestato per difendersi dal freddo, Hang ricostruisce i ricordi, la
storia della sua famiglia tra guerre, discordie interne, amori e separazioni
forzate, miseria e orgoglio.
L’evento storico da cui prende l’avvio il
romanzo è la fine del dominio coloniale francese nel 1954, quando, in seguito
agli accordi di Ginevra, il 17° Parallelo fu fissato come linea di demarcazione
fra il Nord e il Sud. A Nord il leader rivoluzionario Ho Chi Minh guidava il
governo Viet Minh della Repubblica Democratica del Vietnam proclamata nel 1945,
mentre al Sud Ngo Dinh Diem, il leader appoggiato dagli americani, diventava
presidente dell’appena istituita Repubblica del Vietnam (1955). Prima ancora di
impadronirsi di Hanooi nel 1956, Ho Chi Minh e il suo governo cercarono un
appoggio per la resistenza anti-francese lanciando una campagna di riforma terriera
nelle campagne del nord, seguendo l’esempio cinese e russo. Sono questi gli
antefatti da tenere a mente per entrare nell’atmosfera del romanzo “Paradise of
the blind” di Duong Thu Huong, per capire la frattura famigliare quando la
madre di Hang, appena ventenne e innamoratissima dell’insegnante Ton, è
costretta a separarsi dal marito la cui famiglia è accusata di essere ‘padroni
terrieri’, ‘sfruttatori dei contadini’, ‘nemici del popolo’, solo perché
possedevano campi coltivati a riso che peraltro coltivavano e raccoglievano
loro stessi, in particolare Tam, sorella di Ton. L’uomo incaricato di mettere
in atto la riforma terriera nel villaggio è Chinh, unico fratello della madre
di Hang.
Lo zio Chinh è il principale protagonista
maschile del romanzo. E’ l’uomo gretto e limitato che esegue gli ordini
ciecamente, bada al proprio interesse, teme che qualunque macchia su qualcuno
afferente alla sua famiglia possa rovinargli la carriera nel Partito. Al punto
che ostacola il lavoro della sorella Que, misera venditrice di cibo pronto su
una bancarella del mercato- anche un’occupazione come quella viene considerata
non in linea con le direttive del Partito, un inizio di capitalismo.
Paradossalmente saranno proprio i già scarsi guadagni di Que che aiuteranno la
famiglia di Chinh dove i due bambini soffrono la fame. Eppure Que non dovrebbe
proprio aiutare suo fratello- è quello che le ripete la cognata Tam: Chinh è un
criminale, Chinh è responsabile della morte di suo fratello, marito di Que,
padre di Hang che è cresciuta orfana. Ma qui entrano in gioco altri
fattori, un intreccio fitto di sentimenti e di lealtà che sono alla base della
società vietnamita, l’essenza e la ragione di vita per le tre donne del
romanzo, Que, Tam e Hang. Per la famiglia si fa tutto. Nelle vene di Que scorre lo stesso
sangue di Chinh e lei non può fare a meno di aiutare lui e i suoi figli, anche
a costo di far patire la fame alla sua propria figlia. E’ questo quello che la
zia Tam non può tollerare. Perché in Hang scorre il sangue del fratello Ton,
Hang è l’ultima della loro famiglia, tutti i risparmi che Tam ha accumulato,
frutto di un duro lavoro dopo che il governo ha fatto marcia indietro sulla
Riforma Terriera, sono per la nipote, perché mangi, perché abbia begli abiti,
perché possa andare all’università, perché possa elevarsi al di sopra della
loro famiglia. E se sua cognata, la madre di Hang, devia il cibo o il denaro
destinato a Hang verso la sua, di famiglia, questo è tradimento, prima di tutto
nei confronti di Ton, che si è tolto la vita non sopportando l’umiliazione.
E veniamo al cibo, su cui indugiano tanti
dei ricordi di Hang. Cibo come vita, come amore, come tributo di omaggio, come
rituale per celebrare i vivi e i morti. Nella nostra civiltà dell’abbondanza e
dello spreco abbiamo perso di vista la qualità essenziale del cibo e il messaggio
che contiene. Le pagine di “Paradise of the blind” ce lo ricordano, lo
riconducono al significato primario di legame affettivo che garantisce il
benessere della persona amata.
La pubblicazione di questo libro, che
descrive un paradiso che è tale solo per i ciechi con le conseguenze disastrose
di alcune politiche dei regimi comunisti, è stata vietata in Vietnam, come pure
quella degli altri romanzi di Duong Thu Huong.
Nessun commento:
Posta un commento