Voci da mondi diversi. Medio Oriente/Francia
saga
FRESCO DI LETTURA
Négar Djavadi,
“Disorientale”
Ed. e/o, trad. A. Bracci Testasecca, pagg. 325, Euro 14,88
Bello questo titolo, “Disorientale”, con
il suo duplice suggerimento che risulterà sempre più chiaro mentre procediamo
nella lettura- il senso di disorientamento di chi ha dovuto lasciare il proprio
paese e trapiantarsi in un’altra cultura, un altro mondo che parla un’altra
lingua e che pensa in un altro modo, e il desiderio di occidentalizzarsi per
passare inosservato, di staccarsi dall’oriente che viene percepito come
retrogrado e limitante.
La voce della scrittrice si sente nella
storia che racconta, la saga di tre generazioni della famiglia Sadr, dal
vecchio patriarca che vive con mogli e figli nella città di Qazvin, ai piedi
dei monti Elburz in Iran, a Darius Sadr, padre della protagonista Kimiâ, che si schiera con l’opposizione
allo Shah, prima, e all’ayatollah Khomeini, poi, in una Teheran che retrocede
dalla modernità voluta e forzata dai Pahlavi all’oscurantismo degli
integralisti islamici.
Qazvin |
Quando incomincia il suo racconto, Kimiâ è una giovane donna che vuole diventare madre ed è in
attesa dell’inseminazione artificiale nell’ambulatorio parigino della struttura
ospedaliera specializzata. E’ iniziato il processo per portare al mondo un
nuovo piccolo essere- il modo in cui il bambino sarà ‘concepito’ è talmente
diverso dal retaggio famigliare che Kimiâ si porta dietro, il nucleo in cui crescerà non
assomiglierà a niente di ciò che Kimiâ ha conosciuto, e tuttavia l’ammassarsi dei ricordi del
passato sono una prova che nulla deve andare perduto, che quel bambino che avrà
tre genitori riceverà anche un patrimonio di storie insieme a quello genetico,
che sarà importante per lui sapere da dove viene, da chi forse avrà preso, per
qualche scherzo del dna, gli occhi azzurri come un pezzo del mar Caspio che
erano il marchio di famiglia, quelli che, senza possibilità di dubbio, avevano
fatto sì che il bisnonno riconoscesse come suo figlio il piccolo mendicante
straccione che lo importunava per avere dei soldi.
La trama del libro è un susseguirsi di
storie che si rincorrono, come quelle di Sherazade. E, come Sherazade racconta
e racconta per tenere a bada la Morte, così Kimiâ prosegue nelle sue narrazioni rimandando di parlare del
FATTO, l’evento più traumatico della vita sua, delle sorelle e della madre,
quello che ci si aspetta ma per cui non si è mai pronte. Dobbiamo prima
ascoltare del famoso bisnonno, dei mitici occhi azzurri, di matrimoni
combinati, di zii che vengono chiamati con un numero e non con un nome, dello
zio numero due sulle cui inclinazioni si bisbigliava e che Kimiâ aveva scoperto entrando in una stanza
sempre chiusa, della notorietà di Darius Sadr e del carattere anticonformista
della madre Sara, della nascita di Kimiâ, la terza figlia che Darius era sicuro sarebbe stato un
maschietto, dei disordini a Teheran, degli arresti e delle torture, della fuga
del padre, prima, e della madre con le tre figlie, dopo, affidate allo stesso
passatore che aveva aiutato Darius, per un cammino impervio tra le montagne,
per arrivare in Turchia, a cavallo nella neve.
E molto altro ancora, mentre la
seconda narrativa, quella che tocca Kimiâ più da vicino, che spiega la delusione, lo sconcerto, la
confusione, l’incapacità di riconoscersi e infine la ribellione- alla famiglia,
alle costrizioni, alla mentalità che fissa dei ruoli per maschi e femmine- della
ragazzina che era arrivata piena di illusioni e sogni a Parigi, sembra più che
mai statica nell’attesa nell’ambulatorio. Un momento di pausa prima di un futuro
che sarà totalmente diverso.
Teheran. Palazzo Golestan |
Brillante, effervescente, tragico e divertente, il romanzo di Névar
Djavadi è la storia delle metamorfosi di un paese affascinante vista attraverso
i cambiamenti di una grande famiglia.
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