cento sfumature di giallo
il libro ritrovato
Liza
Marklund, “Finché morte non ci separi”
Ed. Marsilio, trad.
Laura Cangemi, pagg. 471, Euro 19,00
Ci sono degli
appuntamenti con dei libri che sono imperdibili. Anche se non sono dei
capolavori, anche se sono destinati ad essere dimenticati oppure, se hanno
fortuna in un’epoca che divora tutto, a diventare dei classici del genere a cui
appartengono. E’ il caso di ogni nuovo libro della scrittrice svedese Liza
Marklund, a mio parere la migliore delle scrittrici nordiche di thriller.
Perché riesce sempre a scrivere dei romanzi appassionanti, con delle trame ben
congegnate e dei personaggi che ‘crescono’ con ogni nuovo libro della serie,
coinvolgendoci non solo nelle vicende di indagine poliziesca ma anche in quelle
della loro vita privata.
In “Finché morte non ci separi” ritroviamo
la giornalista Annika Bengtzon, la protagonista dei romanzi della Marklund che
la scrittrice stessa, parlandone in un’intervista, ha descritto come “un carro
armato con i tacchi a spillo”. Nel romanzo precedente, “Il testamento di
Nobel”, l’avevamo lasciata che abbandonava in fretta e furia la sua casa in
fiamme, portando in salvo i bambini. L’azione del nuovo libro si colloca,
dunque, in un tempo che continua senza interruzione quello dell’altro, perché
Annika arriva disperata a casa dell’amica Anne chiedendole ospitalità e questa,
che stava spassandosela a letto con un nuovo amore, gliela rifiuta.
Le prime pagine del
libro, però, ci portano sulla scena di un delitto che colpisce al cuore la
polizia di Stoccolma: nella sua stanza da letto il commissario David Lindholm è
stato ucciso con un colpo in testa e uno al basso ventre. La moglie Julia è per
terra in bagno in stato confusionale, il figlioletto di quattro anni,
Alexander, è scomparso. Sull’ auto della polizia che arriva sulla scena c’è
Nina, amica intima di Julia, che sa cose che nessun altro sa su David Lindholm.
Perché David Lindholm è l’eroe dei poliziotti: è intervenuto in un paio di casi
di grossa presa sul pubblico, amava presentarsi come ‘il poliziotto senza
macchia e senza paura’. Ma era veramente senza macchia? Scopriremo molte cose
su di lui…Al momento, tuttavia, la moglie Julia è il capro espiatorio perfetto:
c’era solo lei nell’appartamento, la pistola usata era la sua d’ordinanza (era
anche lei nel corpo di polizia e aveva
dimenticato di denunciarne lo smarrimento), soffriva di depressione. In più non
è in grado di difendersi, farnetica che una donna cattiva ha portato via
Alexander: è un caso di sdoppiamento di personalità?
L’originalità dei romanzi seriali di Liza
Marklund è che c’è una giornalista a condurre le indagini. Non in maniera
ufficiale, non in concorrenza con la polizia, ma perché Annika concepisce così
il suo lavoro, pensa che essere al servizio della verità significhi cercare
quella verità che si vuol far conoscere ai lettori del giornale. In “Finchè
morte non ci separi” pare quasi che anche Annika, come Julia, soffra di uno
sdoppiamento di personalità, perché l’Annika giornalista non si dà pace finché
non riesce a mettere insieme le prove dell’innocenza di Julia (in cui, in un
certo senso, si rispecchia: anche Annika viene accusata di aver dato fuoco alla
sua stessa casa), scavando- a rischio della sua incolumità- nel passato losco
del mitico (e donnaiolo) David, mentre l’ Annika moglie tradita e madre di due
bambini cerca di adattarsi alla nuova situazione di single e di non farsi
strappare la custodia dei figli dal marito.
Restiamo soddisfatti, a lettura terminata.
Perché abbiamo la sensazione di aver letto un romanzo ‘pieno’, un thriller che
non si limita alla scarna trama di indagine.
la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
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