vento del Nord
cento sfumature di giallo
il libro ritrovato
Liza Marklund, “Il testamento di Nobel”
Ed. Marsilio, trad. Laura
Cangemi, pagg. 519, Euro 19,00
Titolo originale: Nobels Testamente
Forse, nonostante tutto, non è di questo
che dovrei occuparmi, pensò. Se questa è la nuova era, se questo è il nuovo che
avanza, se il terrorismo si è trasferito qui e le riflessioni sulla sicurezza
sono il futuro, forse dovrei cedere il passo a qualcun altro. Dove arriva il
terrorismo, la libertà individuale è morta. La sicurezza verrà usata come
argomentazione a sostegno di un numero sempre maggiore di limitazioni e di un
aumento della sorveglianza.
Il difetto- se così si può chiamare- di Annika Bengtzon, il personaggio
creato dalla scrittrice svedese Liza Marklund, è quello di riuscire a cacciarsi
sempre in situazioni pericolose: ricordiamo benissimo la scena de “Il lupo
rosso” in cui Annika rischia di morire congelata, così come (e lo sappiamo dai
ricordi di Annika) aveva sfiorato la morte quando era stata presa in ostaggio
da un serial killer in un precedente libro della serie. Anche nel nuovo
romanzo, “Il testamento di Nobel”, tremeremo per lei: il pregio di Liza
Marklund, giocando sul difetto di Annika, è di stregare il lettore, facendogli
palpitare il cuore in gola nel brivido del thriller, avvincendolo con una trama
intelligente, ricca di spunti di riflessione nonché di dettagli quotidiani che
rendono i personaggi molto ‘umani’.
C’è un brivido in più, ne “Il testamento
di Nobel”. D’accordo, la trama è inventata, i personaggi pure, ma la data e la
circostanza iniziale segnano un appuntamento annuale che tutti conosciamo e
attendiamo: il 10 di dicembre, il banchetto in onore dei vincitori del premio
Nobel. Tutto è talmente ben descritto- le lastre di ghiaccio per terra nella
notte di Stoccolma, il cortile del municipio, la luce delle fiaccole, la sala
blu, la balconata, la sala d’oro…e una donna dagli occhi gialli, soprannominata
Gattina, che si intrufola tra gli invitati, a dispetto della sorveglianza di
sicurezza. Niente di più facile per una bella donna vestita da sera che sembra rientrare
dopo essere uscita un momento per fare una telefonata. Nella borsetta ha una
pistola, uccide Carolina von Behring, presidente del comitato per i Nobel del Karolinska
Institutet, e ferisce l’uomo che ha vinto il Nobel per la medicina.
Nell’avvicinarsi alle vittime designate Gattina ha urtato Annika Bengtzon,
pestandole un piede: Annika è l’unica in grado di aiutare la polizia a fare un
identikit dell’assassina e sarà questo che metterà in pericolo la vita sua e
dei suoi bambini alla fine.
Quello che ci piace, nei libri di Liza
Marklund, è il sapiente dosaggio di pubblico e privato, la capacità di
scegliere un tema che ponga dei quesiti di ordine etico e che sia di vasto
interesse generale, intrecciando la trama che ne deriva con una sotto-trama
minore di vita comune e di problemi comportamentali di tutti. Così, ne “Il
testamento di Nobel”, il retroscena del delitto è nella selezione dei candidati
al premio, in un ambiente dall’atmosfera tesa tra rivalità, gelosie, furti di idee,
ambizioni sfrenate. Ma chi era l’obiettivo della donna killer? Lo scienziato
israeliano specializzato in cellule staminali e sostenitore della clonazione
terapeutica o il presidente del comitato che sceglieva tra i candidati? Mirava
in alto- un omicidio per impedire che si andasse contro le leggi divine- o in
basso, per togliere di mezzo la donna che aveva il potere di mettere un veto o
favorire una nomina? Seguiranno altri delitti, eseguiti con una modalità più
feroce: sono sempre opera di Gattina?
Quanto alla trama ‘privata’,
anche questa abbonda di spunti di discussione e di riflessione: dalle leggi
speciali anti-terrorismo, che sono fonte di litigi tra Annika e il marito e che
spezzano la vita del capro espiatorio arabo arrestato per l’assassinio alla
festa dei Nobel, agli episodi di bullismo alla scuola materna frequentata dal
figlio di Annika; dalle sorti del giornale presso cui Annika lavora e che ora
si lancia nel web ai battibecchi domestici sulla ripartizione dei lavori
(ahimè, cade un mito: anche in Svezia gli uomini collaborano poco in casa).
dal filmato per la televisione |
Annika Bengtzon è un personaggio vincente-
domina le pagine del libro, si propone come una figura da imitare, pur con le
sue debolezze. In crisi con il marito a cui non perdona un’avventura extraconiugale,
si permette di fantasticare (solo fantasticare) su un collega, fa i salti
mortali per conciliare il lavoro, la casa con la routine delle cene familiari,
la cura dei due bambini. E poi è generosa con l’amica che la sfrutta sempre
più, è intelligentemente curiosa, è integra, ha sangue freddo, è
coraggiosa…forse troppo, vista l’abitudine di cui abbiamo parlato all’inizio,
di cacciarsi nei guai. Attendiamo di saperne di più, magari recuperando qualche
libro precedente ai due pubblicati sinora.
Una cosa ancora: intramezzati
agli altri ci sono, nel libro, brevi capitoli illuminanti su Alfred Nobel, di
cui in genere si cita sempre il nome senza però sapere molto su di lui, l’uomo
deluso in amore, aspirante scrittore, autore di un testamento puntualmente
rispettato a più di cento anni dalla sua morte.
la recensione e la seguente intervista sono state pubblicate su www.wuz.it
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