lunedì 25 settembre 2017

Liza Marklund, “Il testamento di Nobel” ed. 2009

                                                                   vento del Nord
       cento sfumature di giallo
        il libro ritrovato

Liza Marklund, “Il testamento di Nobel”
Ed. Marsilio, trad. Laura Cangemi, pagg. 519, Euro 19,00

Titolo originale: Nobels Testamente

      Forse, nonostante tutto, non è di questo che dovrei occuparmi, pensò. Se questa è la nuova era, se questo è il nuovo che avanza, se il terrorismo si è trasferito qui e le riflessioni sulla sicurezza sono il futuro, forse dovrei cedere il passo a qualcun altro. Dove arriva il terrorismo, la libertà individuale è morta. La sicurezza verrà usata come argomentazione a sostegno di un numero sempre maggiore di limitazioni e di un aumento della sorveglianza.

   Il difetto- se così si può chiamare- di Annika Bengtzon, il personaggio creato dalla scrittrice svedese Liza Marklund, è quello di riuscire a cacciarsi sempre in situazioni pericolose: ricordiamo benissimo la scena de “Il lupo rosso” in cui Annika rischia di morire congelata, così come (e lo sappiamo dai ricordi di Annika) aveva sfiorato la morte quando era stata presa in ostaggio da un serial killer in un precedente libro della serie. Anche nel nuovo romanzo, “Il testamento di Nobel”, tremeremo per lei: il pregio di Liza Marklund, giocando sul difetto di Annika, è di stregare il lettore, facendogli palpitare il cuore in gola nel brivido del thriller, avvincendolo con una trama intelligente, ricca di spunti di riflessione nonché di dettagli quotidiani che rendono i personaggi molto ‘umani’.
      C’è un brivido in più, ne “Il testamento di Nobel”. D’accordo, la trama è inventata, i personaggi pure, ma la data e la circostanza iniziale segnano un appuntamento annuale che tutti conosciamo e attendiamo: il 10 di dicembre, il banchetto in onore dei vincitori del premio Nobel. Tutto è talmente ben descritto- le lastre di ghiaccio per terra nella notte di Stoccolma, il cortile del municipio, la luce delle fiaccole, la sala blu, la balconata, la sala d’oro…e una donna dagli occhi gialli, soprannominata Gattina, che si intrufola tra gli invitati, a dispetto della sorveglianza di sicurezza. Niente di più facile per una bella donna vestita da sera che sembra rientrare dopo essere uscita un momento per fare una telefonata. Nella borsetta ha una pistola, uccide Carolina von Behring, presidente del comitato per i Nobel del Karolinska Institutet, e ferisce l’uomo che ha vinto il Nobel per la medicina. Nell’avvicinarsi alle vittime designate Gattina ha urtato Annika Bengtzon, pestandole un piede: Annika è l’unica in grado di aiutare la polizia a fare un identikit dell’assassina e sarà questo che metterà in pericolo la vita sua e dei suoi bambini alla fine.

     Quello che ci piace, nei libri di Liza Marklund, è il sapiente dosaggio di pubblico e privato, la capacità di scegliere un tema che ponga dei quesiti di ordine etico e che sia di vasto interesse generale, intrecciando la trama che ne deriva con una sotto-trama minore di vita comune e di problemi comportamentali di tutti. Così, ne “Il testamento di Nobel”, il retroscena del delitto è nella selezione dei candidati al premio, in un ambiente dall’atmosfera tesa tra rivalità, gelosie, furti di idee, ambizioni sfrenate. Ma chi era l’obiettivo della donna killer? Lo scienziato israeliano specializzato in cellule staminali e sostenitore della clonazione terapeutica o il presidente del comitato che sceglieva tra i candidati? Mirava in alto- un omicidio per impedire che si andasse contro le leggi divine- o in basso, per togliere di mezzo la donna che aveva il potere di mettere un veto o favorire una nomina? Seguiranno altri delitti, eseguiti con una modalità più feroce: sono sempre opera di Gattina?
Quanto alla trama ‘privata’, anche questa abbonda di spunti di discussione e di riflessione: dalle leggi speciali anti-terrorismo, che sono fonte di litigi tra Annika e il marito e che spezzano la vita del capro espiatorio arabo arrestato per l’assassinio alla festa dei Nobel, agli episodi di bullismo alla scuola materna frequentata dal figlio di Annika; dalle sorti del giornale presso cui Annika lavora e che ora si lancia nel web ai battibecchi domestici sulla ripartizione dei lavori (ahimè, cade un mito: anche in Svezia gli uomini collaborano poco in casa).
dal filmato per la televisione
    Annika Bengtzon è un personaggio vincente- domina le pagine del libro, si propone come una figura da imitare, pur con le sue debolezze. In crisi con il marito a cui non perdona un’avventura extraconiugale, si permette di fantasticare (solo fantasticare) su un collega, fa i salti mortali per conciliare il lavoro, la casa con la routine delle cene familiari, la cura dei due bambini. E poi è generosa con l’amica che la sfrutta sempre più, è intelligentemente curiosa, è integra, ha sangue freddo, è coraggiosa…forse troppo, vista l’abitudine di cui abbiamo parlato all’inizio, di cacciarsi nei guai. Attendiamo di saperne di più, magari recuperando qualche libro precedente ai due pubblicati sinora.


    Una cosa ancora: intramezzati agli altri ci sono, nel libro, brevi capitoli illuminanti su Alfred Nobel, di cui in genere si cita sempre il nome senza però sapere molto su di lui, l’uomo deluso in amore, aspirante scrittore, autore di un testamento puntualmente rispettato a più di cento anni dalla sua morte.


la recensione e la seguente intervista sono state pubblicate su www.wuz.it




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