Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
la Storia nel romanzo
love story
il libro ritrovato
Simon Montefiore, “Sašenka”
Ed. Corbaccio, trad. Raffaella
Asni, pagg. 617, Euro 19,00
Titolo originale: Sashenka
Non dovresti pensare a questi
bolscevichi come a dei politici moderni. Erano dei fanatici religiosi. Il loro
marxismo era fanatico, il loro fondamentalismo era totale, e si consideravano
come appartenenti a un ordine militare-religioso, come i crociati del Medioevo
o i cavalieri templari. Erano spietati, amorali e paranoici. Credevano che
milioni di persone dovessero morire per creare il mondo perfetto. La famiglia,
l’amore e l’amicizia non erano niente in confronto al santo Graal.
Preparatevi.
Preparatevi a viaggiare in tempi e luoghi lontani, perché il romanzo di Simon
Montefiore, “Sašenka”, ruota intorno alla donna affascinante che dà il titolo
al libro e inizia a San Pietroburgo, nel 1916, per spostarsi a Mosca, nel 1939,
e infine concludersi tra il Caucaso, Londra e ancora Mosca nel 1994. Oppure il
contrario: la primissima pagina del libro è un annuncio comparso nel marzo 1994
sul bollettino dell’università di Mosca, un’offerta di lavoro retribuita in
dollari per un giovane storico esperto in ricerche negli archivi di stato
russi. Si richiede una laurea con il massimo dei voti e si esige estrema
discrezione: qualcuno vuole ricostruire la storia della sua famiglia, cercando
‘persone scomparse’. E Katinka Vinskij partirà per Londra dal suo sperduto
villaggio nel Caucaso, convinta che siano i suoi meriti di studio ad averle
aggiudicato quell’offerta straordinaria. Ma di lei leggeremo solo nella terza
parte, quando tutti i segreti verranno svelati.
Simon Montefiore
percorre la storia travagliata della Russia nel secolo XX mettendo una famiglia
in primo piano, quella del barone Zejtlin, ricco ebreo che frequenta l’alta
nobiltà russa, sposato con una donna bella che è una ammiratrice di Rasputin, scompare
ogni notte in letti altrui e ritorna a casa ubriaca e sfatta. Gli Zejtlin hanno
un’unica figlia, Sašenka, studentessa nell’esclusiva scuola Smolnyi senza che
ciò le impedisca di tramare la rivoluzione insieme allo zio materno.
E infatti
viene arrestata, prelevata proprio all’uscita della scuola. Naturalmente il
padre riuscirà a farla rilasciare, ma le pagine del suo interrogatorio e della
notte in prigione ci resteranno in mente, perché vent’anni dopo Sašenka sarà
ancora arrestata, imprigionata, torturata- la famiglia dello zar è stata
trucidata, la Russia
è diventata l’Unione Sovietica, Stalin è il piccolo padre del popolo russo, il
grande Terrore dovrebbe essere finito, eppure le persone scompaiono ancora.
cattedrale di Smolny |
Ma non corriamo,
perché le pagine del romanzo di Montefiore si gustano per la ricchezza
dell’ambientazione e dobbiamo prima leggere della vita nello sfarzo della San
Pietroburgo degli zar, con l’abbondanza di dettagli sparpagliati con leggerezza
e riguardanti gli arredi, gli abiti, i negozi, le prelibatezze, ma anche l’Ochrana,
la polizia segreta, con un personaggio che segue Sašenka come un’ombra.
E
osserviamo come, quando il tempo fa un balzo in avanti di vent’anni e la scena
si sposta a Mosca, il tenore di vita non sia molto cambiato per Sašenka, che ha
sposato un compagno della rivoluzione, Vanja che faceva l’operaio e che ora ha
fatto carriera, tanto che persino Stalin si autoinvita alla festa del primo
maggio nella loro dacia. Vanja e Sašenka vivono in un appartamento in una zona
esclusiva, lei dirige una rivista femminile (anche se i suoi abiti forse non
sono proprio come quelli di cui suggerisce i modelli ‘fai-da-te’ sulle sue
pagine) e preferisce non fare domande e non sapere quale sia il lavoro che
tiene occupato il marito tutta notte. Se lo chiederà quando entrambi verranno
travolti dal turbine, arrestati, rinchiusi nella Lubianka, torturati, costretti
a confessare tutto, soprattutto quello che non
hanno fatto. Perché Sašenka ha fatto un errore: si è innamorata.
“Sašenka” è un
romanzo d’amore in una splendida cornice storica: è un romanzo che parla
dell’amore che può fiorire solo per due settimane e però far pensare che quelle
siano le due uniche settimane che valeva la pena di vivere, ma parla anche
dell’amore di una madre per i suoi due bambini (adorabile Neve, adorabile
Carlo). Per salvarli, Sašenka accetta di allontanarli, permette che vengano
separati e adottati da famiglie diverse. Parla dello strano amore di un marito
(il barone Zeitljn) per una moglie che lo tradisce di continuo e poi di quello
che lega lo stesso uomo alla governante inglese che aspetterà per anni il suo
ritorno dai gulag della Siberia, di quello di Vanja per Sašenka che si
trasforma in furibonda gelosia, di quello dell’amico di entrambi, che corre sul
filo dell’ambiguità, tra la salvezza e la condanna.
“Sašenka” è un
romanzo che ricalca quelli della grande tradizione russa, affollato di
personaggi- alcuni reali e altri fittizi- che ci sembra di conoscere da vicino,
attraversato dalle ombre spettrali degli stessi personaggi dopo che la loro
vita è stata spezzata perché “l’Ideale” potesse salvarsi. E’ un libro in bilico
tra l’esaltazione e il terrore raggelante- peccato che abbia un finale un po’
troppo romantico, nel desiderio di riannodare le fila e di riunire i dispersi.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
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