vento del Nord
cento sfumature di giallo
il libro ritrovato
Liza Marklund, “Il lupo rosso”
Ed. Marsilio, trad. Laura Cangemi, pagg.
490, Euro 19,00
La bandella di copertina ci
avvisa che “Il lupo rosso” è il quinto episodio della serie poliziesca con il
personaggio di Annika Bengzton, e noi dobbiamo accontentarci di spigolare
frammentarie informazioni sul suo passato- un tempo caposervizio di cronaca
nera per la Stampa
della Sera di Stoccolma, ora giornalista d'inchiesta che si occupa di abusi
d'ufficio, corruzione e scandali politici, sposata con due bambini, un volto
noto a tutti per un'esperienza traumatizzante. Il Natale precedente era stata
presa in ostaggio e tenuta prigioniera in un tunnel da una serial killer
psicopatica, la
Bombarola. Annika ha tuttora gli incubi di quanto è successo;
soprattutto, da allora, nei momenti di stress, sente nella sua testa un coro di
angeli che tace solo quando lei si occupa di cose concrete. Eppure Annika
Bengzton non ha imparato la lezione, ci viene da pensare. Quando la seguiamo
nelle sue imprese e ci trema il cuore per lei, ci domandiamo perché non se ne
stia tranquilla a casa a scrivere articoli al computer e tendere l'orecchio ai
bambini che giocano nell'altra stanza. Perché non lasci che se la sbrighi la
polizia. Ma perché - come dice suo marito- “Annika è una persona che non si
pone dei limiti, non ha alcun istinto di conservazione. Si espone a qualsiasi
cosa, situazioni che le persone normali neanche si sognerebbero. Si chiama
passione per la giustizia.”
E' novembre, si avvicina l'anniversario di
un attentato terroristico alla base aerea F21 di Luleå, fatto più di trent'anni
prima, nella notte tra il 17 e il 18 novembre del 1969. Un caccia era esploso
nella zona militare della base aerea, un uomo era morto per le ustioni
riportate, i colpevoli non erano mai
stati individuati: si era parlato dei gruppi di estrema sinistra, poi la Difesa aveva puntato il
dito contro i russi, erano stati intensificati i pattugliamenti lungo i
confini. Annika Bengzton pensa che sia ora di cercare di gettare luce
sull'accaduto, di fare domande in giro, di scrivere una serie di articoli. E
parte per Luleå, dove ha appuntamento con un collega che ha qualcosa da dirle.
Che, guarda caso, è appena morto in un incidente. E non vi diciamo altro di
quanto succede.
Se l'avvio del romanzo è un poco lento nel
preparare le file della trama- i gruppi maoisti degli anni '60 in Svezia, il problema
della libertà di stampa e dell'abuso di potere all'interno dei mezzi di
informazione (incluse le trasmissioni televisive digitali), la relazione
extraconiugale del marito di Annika e i problemi amorosi dell'amica Anne- poi
fa un balzo e scorre veloce con il moltiplicarsi degli omicidi al Nord, il
riapparire del terrorista che aveva due nomi in codice e che era finito a
militare nell'ETA, l'identificazione degli altri membri del gruppo. Ma c'è
un'altra trama intrecciata a quella del terrorismo e ha a che fare con gli
ideali di libertà di parola e con il dovere etico dell'informazione: ci sembra
una caratteristica dei gialli nordici, quella di avere uno spessore
problematico che va oltre l'indagine e una tematica che affonda nel civile, nel
sociale e nel politico. E la conclusione soddisfa la 'passione per la
giustizia' non solo di Annika- ci riempie di esultanza.
Possiamo dirlo? i gialli nordici non
deludono mai.
la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
Nessun commento:
Posta un commento