Voci da mondi diversi. Canada
il libro ritrovato
Yann Martel, "Vita di
Pi"
Dello scrittore canadese Yann
Martel avevamo già letto il romanzo breve "Io, Paul e la storia del
mondo", giudicandolo molto bello. Questo "Vita di Pi", vincitore
del Man Booker Prize 2002, è straordinario. Riassunto in poche parole, è la
storia di un ragazzo di sedici anni che sopravvive ad un naufragio su una
scialuppa insieme ad una tigre del Bengala. E, detto così, verrebbe da
liquidarlo come un libro per ragazzi, o, tuttalpiù, come una variazione moderna
di "Robinson Crusoe". Non lasciatevi trarre in inganno, questa può
essere una lettura semplificata, ma niente è quello che appare e anche una
tigre può non essere una tigre. Il racconto è fatto in prima persona dall'ormai
quarantenne Pi allo scrittore, che interviene solo nei capitoli iniziali per
descriverci questo uomo timido, la sua casa con riserve alimentari che
basterebbero per resistere a un assedio e immagini religiose ovunque. Il
diminutivo Pi se lo era scelto lui da ragazzo, stanco di essere chiamato dai
compagni "Piscione", visto che dei genitori sciagurati lo avevano
chiamato Piscine Molitor, come le piscine di Parigi preferite da un amico. La
sua famiglia aveva deciso di emigrare in Canada negli anni '70, trasportando
sulla nave una parte degli animali dello zoo di cui erano proprietari in India,
per venderli. Ecco spiegato perché, dopo il naufragio, Pi si ritrova a bordo
della scialuppa con una zebra, un orango, una iena e una splendida tigre che ha
anche un nome, Charles Parker. Ma è veramente spiegato? perché, come hanno
fatto gli animali a uscire dalle gabbie?
E' prevedibile che Pi resti da solo
con la tigre e la sua lotta per la sopravvivenza significhi domare la tigre,
mettendo in atto gli insegnamenti del padre, che la supremazia del domatore è nella mente e non nella fisicità
(ma anche questo può avere un ulteriore significato). Pagina dopo pagina,
giorno dopo giorno per 227 giorni lunghi come i 28 anni di Robinson sull'isola,
leggiamo di come Pi si fabbrichi una zattera, si nutra, impari a raccogliere l'acqua piovana, uccida il
primo pesce sentendosi un assassino. Perché dobbiamo dire anche che Pi è
profondamente religioso, altrimenti ci è impossibile capire sia la sua forza
sia la sua disperazione. Da Daniel Defoe Yann Martel ha imparato la lezione del
dettaglio più minuto, del descrivere accuratamente come ogni difficoltà venga
superata per spezzare l'incredulità del lettore, ma c'è anche l'eco della
poesia di Coleridge, "Acqua, acqua ovunque, e neppure una goccia da
bere!" e "Solo, solo, completamente solo,/ Solo su un vasto vasto
mare!". Il vecchio marinaio di Coleridge vede sfilare la nave fantasma con
le due figure che si giocano a dadi la sua vita. La scialuppa di Pi viene sfiorata da una nave gigantesca - è la Vita-Nella-Morte che vince, pure nel suo caso? Certo è che, quando arriva sulle sponde del Messico e viene ricoverato in ospedale, nessuno vuol credere alla sua storia, e allora Pi ne racconta un’altra, una storia di sofferenza e di coraggio, da espiare come quella del vecchio marinaio. E anche il lettore, come l'ascoltatore del vecchio, si sente alla fine "più triste e più saggio".
la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
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