Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
FRESCO DI LETTURA
Nancy Horan, “Sotto un immenso
cielo di stelle”
Ed.
Einaudi, trad. Carla Palmieri, pagg. 524, Euro 21,00
Titolo originale: Under
the Wide and Starry Sky
Nel
corso del tempo si sarebbe ritrovata più volte a domandarsi: “Chi mi ha fatto
credere di poter mettere su casa in un luogo tanto selvaggio?”, ma la risposta
gliel’avrebbe data il ricordo di ciò che aveva visto il primo giorno:
un’orchidea cresciuta sul ramo di un albero. Un bianco luminoso e delicato,
screziato di rosa e di verde, una forma perfetta, sana e vigorosa, una macchia
di bellezza segretamente intrecciata a una corteccia marrone qualsiasi. Vailima
sarebbe diventata così: un gioiello inatteso, nascosto nella foresta samoana.
Si incontrarono a Grez-sur-Loing, il
ritrovo degli artisti a 70 Km. da Parigi. Erano gli anni ‘70 dell’800. Lei,
Fanny, era americana, aveva dieci anni più di lui, un marito da cui era
scappata portandosi dietro i tre figli, il più piccolo era morto un paio di
mesi prima, la più grande sembrava sua sorella. Lui, Louis, era scozzese, suo
padre lo aveva destinato all’avvocatura. Non faceva per lui che invece voleva
scrivere. Lui si era seccato, quando aveva appreso dal cugino e dagli amici che
c’erano degli intrusi americani nel ‘loro’ luogo sperduto. Poi era successo
l’imprevedibile. Si erano innamorati, nonostante tutto, nonostante avessero
contro i genitori di Louis e il marito di Fanny, nonostante i problemi della
salute di Louis e quelli economici. Sarebbero rimasti insieme tutta la vita. Il
primo ad andarsene sarebbe stato il più giovane, proprio Louis, che già aveva
scelto dove desiderava essere sepolto, ‘sotto
un immenso cielo di stelle/ scava la fossa e fammi riposare/ qui riposa nel
luogo che gli è caro’/. Lei lo avrebbe seguito anni dopo e le sue ceneri
sarebbero state trasportate sulla montagna dell’isola delle Samoa dove già era
la tomba dell’uomo che era diventato suo marito dopo tante difficoltà e di cui
lei era stata ‘maestra, custode, amica,
moglie, /compagna di viaggio per tutta la vita’.
Dopo “Mio amato Frank”, in cui Nancy Horan
ha ricostruito la vita e la storia d’amore tra il famoso architetto Wright e
Mamah, la coppia che aveva distrutto due famiglie per stare insieme, arriva ora
“Sotto un immenso cielo di stelle” con un’altra storia di un grande amore-
quello tra lo scrittore Robert Louis Stevenson e Fanny Van de Graft Osbourne.
Una storia avventurosa quanto quelle dei libri dello scrittore scozzese, un
inseguirsi e viaggiare insieme per mezzo mondo alla ricerca di un luogo salubre
dove Louis Stevenson potesse riprendersi, guarire dall’insidia della
tubercolosi. Francia e Inghilterra, California e poi ancora Europa, Davos e il
suo sanatorio in Svizzera e poi Bournemouth e qualche puntata in Scozia
(terribile per lui il clima freddo e piovoso della natia Edimburgo), la
scoperta del mare e di come a Louis giovasse l’aria marina. Fanny diventava
verde per la nausea, ma Louis rifioriva. Le isole della Polinesia e poi le
isole Marchesi dove si fermarono definitivamente. E intanto Louis scrutava
persone e paesaggi, tutto diventava per lui fonte di ispirazione. Scriveva,
scriveva. Avevano bisogno di soldi. Fanny sempre al suo fianco, un angelo
custode attivo e intelligente che leggeva i suoi scritti, approvava, criticava-
anche spietatamente. A volte Louis rifiutava quelle critiche, ma poi ci ripensava,
quasi sempre la ascoltava. Come accadde per “Dottor Jekyll e Mr. Hyde”, la cui
prima stesura non piacque affatto a Fanny che suggerì un approfondimento della
storia. Louis si infuriò. Poi la riscrisse e il libro ebbe un successo enorme.
Quella raccontata da Nancy Horan, con la
sua immaginazione che colma gli spazi vuoti di testimonianze, è una storia di
viaggi e di scritture ma anche una storia di rapporti personali, con la figlia
di Fanny (che riteneva Louis responsabile del divorzio tra i genitori e si
allontanò da loro) e il figlio, che aveva solo sette anni quando Louis entrò
nella vita della madre e che diventò pure lui scrittore, con i genitori di
Louis Stevenson (il padre e lo zio avevano progettato e costruito i più famosi
fari lungo la costa britannica) che si riconciliarono con la nuora, con gli
amici che erano gelosi di Fanny e dell’ascendente che aveva su di Louis, con
Henry James che incontrarono a Bournemouth e divenne un loro caro amico, con
gli indigeni che abitavano sulle isole dove loro approdavano.
In “Mio amato Frank” era Frank Wright al
centro del palcoscenico, in questo nuovo libro Robert Louis Stevenson- di certo
il più famoso- è tuttavia sempre affiancato da Fanny, donna straordinaria, una
delle tante donne che veniamo ora a conoscere e che hanno reso possibile la
grandezza dei loro uomini. Il marito stesso lo aveva riconosciuto, nei versi
che le aveva dedicato e che la descrivevano bene: Onore, collera, coraggio, fiamma/ tanto amore da resistere alla vita,/
contrastare la morte e il caos del male,/ il signore possente/ le diede in
dono.
Se Louis era diventato un grande scrittore, lo doveva in parte a lei,
oltre che al suo genio. Se Louis era in vita, lo doveva a lei che gli era
restata accanto con abnegazione e rinuncia di sé. Tanto da aver sfiorato la
follia. Per lui l’arte della scrittura, per lei l’arte del suo modo di vivere.
Per lui la creazione di opere indimenticabili, per lei la creazione di se
stessa.
Vailima, la casa di Louis e Fanny nelle Samoa |
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
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