Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
FRESCO DI LETTURA
James Salter, “Una perfetta
felicità”
Ed.
Guanda, trad. Katia Bagnoli, pagg. 371, Euro 18,50
Titolo
originale: Light Years
“Ci sono cose che
mi piacciono del matrimonio. Mi piace la familiarità” disse Nedra. “E’ come un
tatuaggio. Un giorno l’hai voluto, adesso ce l’hai, è inciso sulla tua pelle e
non te ne puoi più liberare. Quasi non ti ricordi neanche più di averlo. Credo
di essere molto convenzionale” concluse.
1958. Una grande dimora vittoriana sul
fiume Hudson, vicino a New York. Una casa con giardino, “troppo bassa per il
sole del pomeriggio. Inondata tuttavia dalla luce del mattino, la luce da est.
In gloria, a mezzogiorno”. Un pony di nome Ursula. Un cane, Hadji. Una coppia
che, come la casa, sta vivendo- senza ancora saperlo- il periodo più luminoso,
il mezzogiorno della loro vita in comune. Lui si chiama Viri. Conosceremo molto
più tardi il suo vero nome, Vladimir. E’ un ebreo di origine russa, “un ebreo
dei più eleganti, dei più romantici, con un accenno di fiacchezza nei tratti, i
tratti intelligenti che tutti gli invidiavano”. Lei, Nedra, ha ventotto anni.
“Ha la bocca grande, la bocca di un’attrice, emozionante, vivace”. Un’indole
stravagante, una fossetta sul mento, “un segno di intelligenza, di nudità, che
portava come un gioiello”. Due bambine di sette e cinque anni, Franca e Danny.
“Una perfetta felicità” è la
storia di questa coppia, la storia di quella che in apparenza sembra una
perfetta felicità coniugale e che, invece, a poco a poco, lascia trasparire
stanchezza e abitudine, bisogno di evasione. Sia Nedra sia Viri hanno una
relazione, più duratura quella di Nedra, più deludente quella di Viri. Sarà
Nedra a prendere la decisione di andarsene, quando le figlie sono ormai grandi,
e lei parte per l’Europa che ha sempre sognato, alla ricerca di se stessa. Il
matrimonio di Viri e Nedra è come la splendida casa che non riceve la luce del
pomeriggio.
James Salter è un cesellatore, un artista
che crea la sua opera d’arte tocco su tocco, aggiungendo e sottraendo. Ogni
capitolo, ogni frammento di vita della coppia Viri-Nedra, inizia con una breve
descrizione della natura, del tempo, della qualità della luce- è il passaggio
lento delle stagioni che eternamente ritornano, erodendo un poco l’armonia
familiare. Poco cambia in apparenza. Viri e Nedra ricevono amici, le loro cene
sono sempre capolavori di raffinatezza, gli amici che frequentano sono
moderatamente intellettuali, le conversazioni intelligenti. Succede poco,
succede quello che succede nella vita di chiunque. Viri va al lavoro (è un architetto),
Nedra va a New York a fare acquisti, incontra il suo amante libanese mentre
Viri si invaghisce della nuova segretaria, il padre di Nedra viene a trovarli,
le bambine sono entrambe belle (soprattutto Franca), sono buone, i genitori le
adorano. Quando tutto sarà finito, quando la casa sembra diventare troppo
grande senza Nedra, Viri tira le somme, “aveva voluto una sola cosa,
decisamente troppo piccola: aveva voluto che le figlie crescessero nella
felicità della casa”.
Il libro non finisce, però, con la loro
separazione, c’è altro che accade a tutti i membri della famiglia nella decina
di anni che segue, a New York e a Roma. Il passo della narrazione di James
Salter è pacato e lo scrittore è colui che tutto sa e spiega. Con tono
distaccato che non lascia trapelare la forza delle passioni che paiono assenti.
Abbiamo l’impressione di guardare dei pesci che nuotano in un acquario, di
quelli in cui l’acqua è pulitissima e ogni dettaglio è curato, ma c’è il vetro
tra di noi e il movimento che vediamo. Qualcosa, nell’ambiente descritto da
Salter, nel gestire o nel parlare, nelle occupazioni dei suoi personaggi, o nel
loro aspirare alla bellezza, ci ricorda Francis S. Fitzgerald. Salter è capace
di scrivere frasi bellissime che si incidono dentro di noi. E tuttavia è anche
capace di innervosire con appunti arbitrari su di un personaggio, come quando,
descrivendo il padre di Nedra, dice che ha una fossetta nel mento che lo rende
simile ad un postino tedesco. Oppure quando dice, in maniera piana e scontata,
che “un ebreo senza soldi è come un cane senza denti”.
James Salter è un grande scrittore, anche
se o lo si ama o lo si odia. Però leggetelo, perché ne vale la pena. E decidete
se lo amate o lo odiate.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
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