mercoledì 25 febbraio 2015

James Salter, “Una perfetta felicità” ed. 2015

                                                  Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
                                                                FRESCO DI LETTURA


James Salter, “Una perfetta felicità”
Ed. Guanda, trad. Katia Bagnoli, pagg. 371, Euro 18,50
Titolo originale: Light Years
“Ci sono cose che mi piacciono del matrimonio. Mi piace la familiarità” disse Nedra. “E’ come un tatuaggio. Un giorno l’hai voluto, adesso ce l’hai, è inciso sulla tua pelle e non te ne puoi più liberare. Quasi non ti ricordi neanche più di averlo. Credo di essere molto convenzionale” concluse.


      1958. Una grande dimora vittoriana sul fiume Hudson, vicino a New York. Una casa con giardino, “troppo bassa per il sole del pomeriggio. Inondata tuttavia dalla luce del mattino, la luce da est. In gloria, a mezzogiorno”. Un pony di nome Ursula. Un cane, Hadji. Una coppia che, come la casa, sta vivendo- senza ancora saperlo- il periodo più luminoso, il mezzogiorno della loro vita in comune. Lui si chiama Viri. Conosceremo molto più tardi il suo vero nome, Vladimir. E’ un ebreo di origine russa, “un ebreo dei più eleganti, dei più romantici, con un accenno di fiacchezza nei tratti, i tratti intelligenti che tutti gli invidiavano”. Lei, Nedra, ha ventotto anni. “Ha la bocca grande, la bocca di un’attrice, emozionante, vivace”. Un’indole stravagante, una fossetta sul mento, “un segno di intelligenza, di nudità, che portava come un gioiello”. Due bambine di sette e cinque anni, Franca e Danny.

“Una perfetta felicità” è la storia di questa coppia, la storia di quella che in apparenza sembra una perfetta felicità coniugale e che, invece, a poco a poco, lascia trasparire stanchezza e abitudine, bisogno di evasione. Sia Nedra sia Viri hanno una relazione, più duratura quella di Nedra, più deludente quella di Viri. Sarà Nedra a prendere la decisione di andarsene, quando le figlie sono ormai grandi, e lei parte per l’Europa che ha sempre sognato, alla ricerca di se stessa. Il matrimonio di Viri e Nedra è come la splendida casa che non riceve la luce del pomeriggio.
    James Salter è un cesellatore, un artista che crea la sua opera d’arte tocco su tocco, aggiungendo e sottraendo. Ogni capitolo, ogni frammento di vita della coppia Viri-Nedra, inizia con una breve descrizione della natura, del tempo, della qualità della luce- è il passaggio lento delle stagioni che eternamente ritornano, erodendo un poco l’armonia familiare. Poco cambia in apparenza. Viri e Nedra ricevono amici, le loro cene sono sempre capolavori di raffinatezza, gli amici che frequentano sono moderatamente intellettuali, le conversazioni intelligenti. Succede poco, succede quello che succede nella vita di chiunque. Viri va al lavoro (è un architetto), Nedra va a New York a fare acquisti, incontra il suo amante libanese mentre Viri si invaghisce della nuova segretaria, il padre di Nedra viene a trovarli, le bambine sono entrambe belle (soprattutto Franca), sono buone, i genitori le adorano. Quando tutto sarà finito, quando la casa sembra diventare troppo grande senza Nedra, Viri tira le somme, “aveva voluto una sola cosa, decisamente troppo piccola: aveva voluto che le figlie crescessero nella felicità della casa”.

    Il libro non finisce, però, con la loro separazione, c’è altro che accade a tutti i membri della famiglia nella decina di anni che segue, a New York e a Roma. Il passo della narrazione di James Salter è pacato e lo scrittore è colui che tutto sa e spiega. Con tono distaccato che non lascia trapelare la forza delle passioni che paiono assenti. Abbiamo l’impressione di guardare dei pesci che nuotano in un acquario, di quelli in cui l’acqua è pulitissima e ogni dettaglio è curato, ma c’è il vetro tra di noi e il movimento che vediamo. Qualcosa, nell’ambiente descritto da Salter, nel gestire o nel parlare, nelle occupazioni dei suoi personaggi, o nel loro aspirare alla bellezza, ci ricorda Francis S. Fitzgerald. Salter è capace di scrivere frasi bellissime che si incidono dentro di noi. E tuttavia è anche capace di innervosire con appunti arbitrari su di un personaggio, come quando, descrivendo il padre di Nedra, dice che ha una fossetta nel mento che lo rende simile ad un postino tedesco. Oppure quando dice, in maniera piana e scontata, che “un ebreo senza soldi è come un cane senza denti”.

     James Salter è un grande scrittore, anche se o lo si ama o lo si odia. Però leggetelo, perché ne vale la pena. E decidete se lo amate o lo odiate.

la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it


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