Voci da mondi diversi. Stati Uniti d'America
il libro ritrovato
Stefan Merrill Block, “Io non ricordo”
Ed. Neri Pozza, trad. Stefano
Bortolussi, pagg. 345, Euro 17,00
Titolo originale: The Story of Forgetting
A mano a mano che io crescevo, mia madre
regrediva.
Da piccolo pensavo che smemorata
e impulsiva fossero sempre stati i modi di essere di mia madre. Sempre a una certa
distanza, sospesa, fra le nuvole, non badava mai a cose come la posizione delle
chiavi in casa, o della sua auto nel parcheggio, o al fatto che i fornelli
fossero ancora accesi. Contava sempre sugli altri, nello specifico su mio
padre, perché si occupasse delle mille piccole necessità della giornata.
Il sedicenne Seth. Il vecchio Abel. Tra di loro Jamie, l’ancora giovane
madre di Seth che ha un nome maschile. Uno in cerca di ricordi, l’altro che
ricorda. Tra di loro la donna che sta perdendo la memoria. Seth vive con la
madre e il padre a Westrock, nel Connecticut , la vecchia casa fatiscente di
Abel è a High Plains, nel Texas. Nel mezzo, in un fantastico non-luogo a cui
sembra si possa accedere da parecchi punti della Terra- da sotto la Sfinge , o da Stonehenge, o
dall’Acropoli, o dall’Empire State Building. Si tratta del regno di Isidora,
una terra senza memoria, “dove ogni bisogno è esaudito e ogni tristezza è dimenticata”.
Sono quindi due le storie che ci
accingiamo a leggere in questo bel primo romanzo del giovane Stefan Merrill
Block (è nato nel 1982 a
Plano, in Texas), o almeno due sono le storie in prima persona: quella di Seth,
che inizia con la frase, nella primavera
del 1998 era diventato ormai innegabile, e poco più avanti sua madre gli
chiede, Da quanto ci conosciamo?, e
quella di Abel, che risale a quarant’anni prima, con la confessione, Ero innamorato della moglie di mio fratello.
Ma entrambe contengono un’altra storia ancora, della madre di Seth, colpita da
una forma di Alzheimer famigliare o a “esordio precoce”. Le due storie
principali si collegheranno alla fine del romanzo, e intanto sono affiancate da
altre due narrative, una storia genetica in cinque parti e il mito del regno di
Isidora. Perché Seth decide che diventerà un esperto del cervello umano, quando
apprende della malattia della madre, e incomincia le ricerche sulla EOA-23, una
fittizia variante dell’Alzheimer causata da un singolo gene. Ma, se in qualche
modo c’è un nodo di parentela tra i pazienti afflitti dalla EOA-23, allora
l’indagine di Seth alla ricerca del passato della mamma può anche seguire la
pista del fantastico mito della terra dell’oro o dell’eterna dimenticanza in
cui esiste solo la felicità del momento, con tutte quelle storie arrivate a
Seth attraverso le voci di generazioni che le arricchivano a mano a mano che le
tramandavano. E che noi ora leggiamo, scritte in un corsivo aereo, ad
alleviarci la pena delle due storie principali.
Saremmo tentati di interpretare la vita di
Abel iniziando dal suo nome, perché Abel ha un fratello gemello Paul a cui è
legato da amore e invidia: perché Abel ha una malformazione nella spina dorsale
e una gobba sulla schiena, perché è Paul che sposa Mae, anche se (e Abel non ne
capisce il motivo, quando li spia da un albero) si gira dall’altra parte nel
letto, perché è Paul che la piccola Jamie chiama “papà”, anche se è quasi certo
che sia figlia di Abel. Ma, a tragedia compiuta, dovremo concludere che questa
non è una versione della storia di Caino e Abele: è un dramma cupo, questa
storia di fratelli colpiti da due mali diversi e che si aggrappano a memorie
diverse, a ricordi proibiti per motivi differenti. E se per Paul la morte è
pietosa perché cancella l’ultimo brandello di un ricordo tormentoso che diventa
imbarazzante, Abel diventa, invece, il custode della memoria, mantenendo in
piedi la vecchia casa tra i nuovi edifici che sorgono come funghi. Per poter
essere ritrovato, perché forse un cervello che si sbriciola conserva le tracce
di un cancello con l’insegna arrugginita a cui manca una lettera.
Quanto a Seth- Seth dalla straordinaria
intelligenza matematica, Seth tormentato dall’acne, innamorato della sciocca
compagna di scuola, colpito al cuore dalla malattia della mamma-, Seth non avrà
pace finché non saprà la storia di cui la madre non ha mai parlato. Quella che
forse celava dietro la fiaba serale, Accanto
a questo mondo ce n’è un altro. Vi sono punti in cui si può sconfinare…
Splendidamente costruito,
“Io non ricordo” è un romanzo che ricorderemo a lungo, che ha in sé la tragedia
di una malattia inesorabile che fa più male a chi è vicino alla persona che ne
soffre che non a questa. Un libro dolente eppure poetico, profondo e con la
lievità della fiaba, a tratti perfino divertente- ed è un sollievo- nella
goffaggine adolescenziale del giovane protagonista che soffre della perdita di
una mamma che ha smarrito la consapevolezza di vivere.
la recensione e l'intervista che segue sono state pubblicate su www.wuz.it
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