mercoledì 18 febbraio 2015

Xiaolu Guo, “La Cina sono io” ed. 2014

                                                             Voci da mondi diversi. Cina
                                                             FRESCO DI LETTURA


 Xiaolu Guo, “La Cina sono io”
Ed. Metropoli d’Asia, trad. Gaia Amaducci, pagg. 388, Euro 15,00, ebook Euro 7,99
Titolo originale: I am China

     Jian era ossessionato dall’idea di tentare di capire il potere. E’ cresciuto ricevendo pochissimo amore ma circondato da una rigida ideologia, di cui era prigioniero. Gli uomini spesso si perdono in queste cose. Venivamo da ambienti diversi, e probabilmente lei ha scoperto anche questo. Se dobbiamo sempre impegnarci nella lotta ideologica come Jian, per cercare di ottenere il potere politico, che spazio resta per la vita? Alla fine ci uccide.

Kublai Jian: un musicista punk espulso dalla Cina per attività antirivoluzionarie. Questo è il suo nome d’arte. Solo alla fine del romanzo sapremo la sua vera identità.
Deng Mu: la sua ragazza, poetessa, studiosa delle letterature occidentali.
Iona Kirkpatrick: traduttrice dal cinese.
Sono questi i tre personaggi principali del libro “La Cina sono io” di Xiaolu Guo, scrittrice e regista cinese che vive dal 2002 in Inghilterra e che ha scelto l’inglese per scrivere. Tutto il romanzo ruota intorno a questa dichiarazione, “la Cina sono io”, e intorno al Manifesto che è la causa dell’esilio di Jian. “La Cina sono io. La Cina siamo noi. Il popolo. Non lo Stato”- era la conclusione orgogliosamente sbandierata nel Manifesto che Jian aveva distribuito a piene mani al termine del suo ultimo concerto. Al termine della sua vita in Cina.
    Il libro incomincia con una lettera di Jian a Mu, la prima di molte che noi leggeremo insieme alla traduttrice Iona. Fanno parte di un incartamento che è stato fatto pervenire all’editore inglese Barker: lui non ha la minima idea di che cosa si tratti ma, chissà, se ne può tirar fuori qualcosa, la Cina, la censura in Cina, la politica in Cina, sono argomenti ‘forti’, che attirano il pubblico. Il punto di vista di Iona- una sorta di esule anche lei, fuggita dall’isola scozzese su cui vivono ancora i genitori- è del tutto diverso. Iona si appresta a leggere con curiosità, poi si lascia assorbire, resta irretita dalle vite che non sono le sue, dai due innamorati separati da forze più grandi di loro. Si pone domande, non capisce, fa ricerche su Google, chiede aiuto al professore con cui ha studiato all’Università, è stuzzicata, a volte fino all’esasperazione, dalla barriera linguistica, dalla molteplicità di significati che una frase può avere. E’ la lingua che, per prima, ci mette davanti all’evidenza di un mondo del tutto diverso dal nostro.

    Iona Kirkpatrick ‘interpreta’ per noi la storia di Jian. E quella di Mu. Il fascino del romanzo di Xiaolu Gu è nella varietà dei testi, nelle storie diverse raccontate da personaggi diversi con esperienze diverse. Le lettere di Jian a Mu e quelle di Mu a lui- come messaggi affidati ad una bottiglia nel mare della vita, e poi il diario di Jian e il diario di Mu, nonché una narrativa in terza persona che ci racconta l’arrivo di Jian in Inghilterra e la sua difficoltà ad ambientarsi, l’ingenua lettera alla regina perché intervenga in suo favore, il campo profughi in Svizzera e il passaggio in Francia. Neppure Mu resta in Cina: riceve la proposta di una tournée negli Stati Uniti in cui si esibisce come poetessa punk. Sempre pensando a Jian, il suo amore perduto, sempre sperando che in una qualche miracolosa maniera le loro lettere possano intrecciarsi. E poi, in quel malloppo di carte senza ordine che Iona deve tradurre, ci sono anche stralci di vita del passato dell’uno e dell’altra, del nonno di Jian, eroe della Lunga Marcia, e del suo misterioso padre, dell’infanzia di Mu e della sua famiglia nel Sud della Cina, della madre di Jian arrestata per un rossetto ed un cd di Erik Satie trovati nel suo cassetto, della vita di Jian e Mu come coppia. E degli avvenimenti di Piazza Tienanmen nel 1989, naturalmente, il massacro di studenti che ha spazzato le speranze di un cambiamento significativo. Non per nulla, in questo romanzo ricco di richiami all’Occidente, il libro ‘Bibbia’ di Jian è “Vita e destino” di Vassilj Grossman, la gigantesca epopea della sopravvivenza umana in un regime totalitarista.

     “La Cina sono io” è una storia della Cina di oggi e di ieri, una storia di passioni e di ideali, un confronto velato tra Oriente e Occidente. C’è molto da criticare nell’Oriente, ma anche nell’Occidente- così come lo vediamo attraverso gli occhi di Mu.

la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it


      


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