Voci da mondi diversi. Cina
FRESCO DI LETTURA
Xiaolu Guo, “La Cina sono
io”
Ed. Metropoli d’Asia, trad. Gaia Amaducci, pagg. 388, Euro
15,00, ebook Euro 7,99
Titolo originale: I am
China
Jian era ossessionato
dall’idea di tentare di capire il potere. E’ cresciuto ricevendo pochissimo
amore ma circondato da una rigida ideologia, di cui era prigioniero. Gli uomini
spesso si perdono in queste cose. Venivamo da ambienti diversi, e probabilmente
lei ha scoperto anche questo. Se dobbiamo sempre impegnarci nella lotta
ideologica come Jian, per cercare di ottenere il potere politico, che spazio
resta per la vita? Alla fine ci uccide.
Kublai Jian: un musicista punk espulso dalla Cina per attività
antirivoluzionarie. Questo è il suo nome d’arte. Solo alla fine del romanzo
sapremo la sua vera identità.
Deng Mu: la sua ragazza, poetessa, studiosa delle
letterature occidentali.
Iona Kirkpatrick: traduttrice dal cinese.
Sono questi i tre personaggi principali del libro “La Cina
sono io” di Xiaolu Guo, scrittrice e regista cinese che vive dal 2002 in
Inghilterra e che ha scelto l’inglese per scrivere. Tutto il romanzo ruota
intorno a questa dichiarazione, “la Cina sono io”, e intorno al Manifesto che è
la causa dell’esilio di Jian. “La Cina sono io. La Cina siamo noi. Il popolo.
Non lo Stato”- era la conclusione orgogliosamente sbandierata nel Manifesto che
Jian aveva distribuito a piene mani al termine del suo ultimo concerto. Al
termine della sua vita in Cina.
Il libro
incomincia con una lettera di Jian a Mu, la prima di molte che noi leggeremo
insieme alla traduttrice Iona. Fanno parte di un incartamento che è stato fatto
pervenire all’editore inglese Barker: lui non ha la minima idea di che cosa si
tratti ma, chissà, se ne può tirar fuori qualcosa, la Cina, la censura in Cina,
la politica in Cina, sono argomenti ‘forti’, che attirano il pubblico. Il punto
di vista di Iona- una sorta di esule anche lei, fuggita dall’isola scozzese su
cui vivono ancora i genitori- è del tutto diverso. Iona si appresta a leggere
con curiosità, poi si lascia assorbire, resta irretita dalle vite che non sono
le sue, dai due innamorati separati da forze più grandi di loro. Si pone
domande, non capisce, fa ricerche su Google, chiede aiuto al professore con cui
ha studiato all’Università, è stuzzicata, a volte fino all’esasperazione, dalla
barriera linguistica, dalla molteplicità di significati che una frase può
avere. E’ la lingua che, per prima, ci mette davanti all’evidenza di un mondo
del tutto diverso dal nostro.
Iona Kirkpatrick
‘interpreta’ per noi la storia di Jian. E quella di Mu. Il fascino del romanzo
di Xiaolu Gu è nella varietà dei testi, nelle storie diverse raccontate da
personaggi diversi con esperienze diverse. Le lettere di Jian a Mu e quelle di
Mu a lui- come messaggi affidati ad una bottiglia nel mare della vita, e poi il
diario di Jian e il diario di Mu, nonché una narrativa in terza persona che ci
racconta l’arrivo di Jian in Inghilterra e la sua difficoltà ad ambientarsi,
l’ingenua lettera alla regina perché intervenga in suo favore, il campo
profughi in Svizzera e il passaggio in Francia. Neppure Mu resta in Cina:
riceve la proposta di una tournée negli Stati Uniti in cui si esibisce come
poetessa punk. Sempre pensando a Jian, il suo amore perduto, sempre sperando
che in una qualche miracolosa maniera le loro lettere possano intrecciarsi. E
poi, in quel malloppo di carte senza ordine che Iona deve tradurre, ci sono
anche stralci di vita del passato dell’uno e dell’altra, del nonno di Jian,
eroe della Lunga Marcia, e del suo misterioso padre, dell’infanzia di Mu e
della sua famiglia nel Sud della Cina, della madre di Jian arrestata per un
rossetto ed un cd di Erik Satie trovati nel suo cassetto, della vita di Jian e
Mu come coppia. E degli avvenimenti di Piazza Tienanmen nel 1989, naturalmente,
il massacro di studenti che ha spazzato le speranze di un cambiamento
significativo. Non per nulla, in questo romanzo ricco di richiami
all’Occidente, il libro ‘Bibbia’ di Jian è “Vita e destino” di Vassilj
Grossman, la gigantesca epopea della sopravvivenza umana in un regime
totalitarista.
“La Cina sono io”
è una storia della Cina di oggi e di ieri, una storia di passioni e di ideali,
un confronto velato tra Oriente e Occidente. C’è molto da criticare
nell’Oriente, ma anche nell’Occidente- così come lo vediamo attraverso gli occhi
di Mu.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
Nessun commento:
Posta un commento