lunedì 22 dicembre 2014

Leif Persson, “La vera storia del naso di Pinocchio” ed. 2014

                                                                     vento del Nord
                                                                     cento sfumature di giallo
     FRESCO DI LETTURA

Leif Persson, “La vera storia del naso di Pinocchio”
Ed. Marsilio, trad. Katia De Marco, pagg. 617, Euro 16,58
Titolo originale: Den sanna historien om Pinocchios näsa


    Nell’estate del 1907, la famiglia di Biondi riceve nella grande casa di Firenze la visita di un lontano parente della nonna di Anna Maria. Ed è proprio per lei che l’ospite passa da Firenze, almeno secondo le lettere inviate al marchese e padre di famiglia prima del suo arrivo. Si chiama principe Sergej, appartiene alla grande casa dei Romanov, lontano parente dello zar, e come tutti i membri di quella famiglia è immensamente ricco. Inoltre è un pessimo russo, nel senso che preferisce vivere gran parte della sua vita in Europa, lasciando che siano gli amministratori a occuparsi delle sue enormi proprietà terriere in Russia, dalla Carelia al Nord fino a Baku sul mar Caspio al Sud.

   Ingredienti per un giallo: mettete insieme un coniglio vittima di maltrattamenti, un barone amico del re di Svezia aggredito con un catalogo d’arte arrotolato, un avvocato noto per essere il difensore della malavita trovato morto nella sua casa (insieme al suo cane), il commissario più antipatico, odioso, spregevole, disgustoso della scena letteraria di genere- il nuovo romanzo del criminologo svedese Leif Persson si annuncia fin dalle prime pagine come divertente. Anzi, più che semplicemente divertente, il divertimento sfocia nel grottesco, a ben osservare. Che cosa ci può essere di più assurdo di darsi tanto da fare per un coniglio? E poi- ma che arma è un catalogo d’arte (la vittima nega che ci sia stata l’aggressione)? Quanto al commissario Evert Bäckström, è una vecchia conoscenza, il personaggio su cui Leif Persson sfoga il suo malcontento, la sua insoddisfazione, la sua rabbia impotente verso i peggiori membri del corpo di polizia che ha avuto occasione di conoscere. E Evert Bäckström è talmente grandiosamente negativo, talmente traboccante di vizi e comportamenti disonesti da essere un gigante grottesco di cui si può parlare solo con selvaggia ironia.
     Il nocciolo della trama de “La vera storia del naso di Pinocchio” è un traffico di opere d’arte russe un tempo appartenute ad un re svedese che aveva sposato una principessa russa (matrimonio finito male). Le icone non sono di particolar pregio ma nella collezione c’è anche un pezzo straordinario, sia per la manifattura sia per la storia che c’è dietro. Si tratta di un carillon raffigurante Pinocchio, con tanto di naso che si allunga mentre suona la musica e Pinocchio sta dicendo bugie e si ritrae appena il carillon si ferma.
E’ opera del famoso Fabergé, l’artista delle splendide uova che lo zar regalava alla moglie e alla madre per Pasqua. Il carillon con Pinocchio era stato fatto per lo zarević Aleksej. Tra quante mani è passato il carillon di Fabergé? Di certo ha un valore enorme. Se l’avvocato ucciso era un tipo ambiguo, un trafficante imbroglione, il nostro Evert Bäckström non è da meno ed è questo che, come al solito, rende così interessante il romanzo di Persson, l’inestricabile intrecciarsi del male con il bene apparente, l’insinuarsi del male e della corruzione ad ogni livello della società, lo smascheramento di istituzioni in cui un tempo si riponeva fiducia.

    Leif Persson è uno scrittore coraggioso, non teme gettare il sospetto sulla casa reale- sospetto infondato nel caso del bottino d’arte, ma sappiamo che il re di Svezia è stato molto ‘chiacchierato’ per altro e non è al di sopra di ogni illazione-, inizia il romanzo con grande slancio facendoci pensare che stia godendo pure lui a scrivere questa nuova storia che sembra paradossale, poi, però, si dilunga un po’ troppo e finiamo anche per stancarci e ridere amaro della stupidità vanagloriosa di Bäckström, dei colpi di scena e dell’apparizione di nuovi personaggi su una scena già affollata. Peccato, perché all’interno di un romanzo già intrigante ci sono due piccoli romanzi gioiello collegati alla trama ma anche vere e proprie ‘storie a sé’, lunghe digressioni sulla ‘vera storia del naso di Pinocchio’ che sono un affascinante tuffo nel passato della Russia zarista, dell’Inghilterra durante la seconda guerra mondiale con un aggancio perfino all’Italia. Ed è anche una splendida trovata, quella di raccontare del famoso burattino bugiardo di Collodi per parlare della menzogna diffusa ovunque, della maschera che nasconde le vere fattezze dei più.

la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it


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