vento del Nord
cento sfumature di giallo
il libro ritrovato
Arnaldur Indriðason, “Un doppio sospetto”
Ed. Guanda, trad.Silvia Cosimini, pagg. 316, Euro 18,00
Un uomo avvicina una ragazza in un bar. Lei
indossa una maglietta con la scritta San
Francisco. La città americana è un pretesto per iniziare a chiacchierare. I
due escono insieme dal locale. Due giorni dopo arriva la denuncia alla centrale
di polizia di Reykjavíc:
un uomo è stato trovato morto nel suo appartamento. Indossa una maglietta
insanguinata con la scritta San Francisco,
ha la gola tagliata, forse con un rasoio, forse con un coltello.
La novità del nuovo thriller dello
scrittore islandese Arnaldur Indriðason,
“Un doppio sospetto”, è che non c’è più Erlendur Sveinsson a guidare le
indagini bensì la sua collega Elínborg. L’agente triste ossessionato dalla
vicenda della sua infanzia- la tempesta che lo aveva sorpreso con il fratellino
e la scomparsa di questi- è partito per quindici giorni di ferie nei fiordi
orientali ed Elínborg si trova a sostituirlo insieme a Sigurður Óli.
E’ una sostituzione casuale ma, per
parecchi versi, adeguata al caso. Perché Runólfur, il giovane morto, risulta essere un
personaggio con dei problemi comportamentali: la causa è forse da cercarsi
nella stretta educazione che gli ha dato la madre? E Elínborg- un figlio
adottivo, tre figli suoi- è una madre che si interroga di continuo sulle sue
responsabilità nei confronti dei figli: in che cosa ha sbagliato per far sì che
il nipote di suo marito che loro avevano adottato scegliesse di andare a stare
con il padre naturale che neppure conosceva? E il suo primogenito che tiene un
blog che infastidisce Elínborg e che già parla di cercarsi un appartamento-
perché lo fa? E come incoraggiare la figlia minore di intelligenza superiore
alla media?
C’è un altro motivo ancora per cui Elínborg
è adatta a questa indagine: è probabile che sia stata una donna ad uccidere Runólfur.
Nella sua gola sono state trovate pasticche del farmaco chiamato ‘la droga
dello stupro’, alla polizia sono arrivate parecchie denunce di donne violentate
dopo una serata in cui di certo avevano bevuto ma non così tanto da far perdere
loro la memoria di quanto fosse successo. E’ stato un assassinio dettato dalla
vendetta?
Conosciamo bene il passo lento dei romanzi di Arnaldur Indriðason- di una lentezza che non annoia
ma che invita a riflettere, che è specchio di uno stile di vita che forse va
cambiando, per quanto possibile, nell’imitazione del modello americano.
Sappiamo che il pregio dei suoi libri non è nel ritmo concitato, nella scarica
di adrenalina causata dal terrore. E’ nello scavare nei fatti che sono il
risultato di vecchi eventi o di traumi,
nell’esplorare la psicologia dei personaggi, siano criminali o vittime, agenti
di polizia o testimoni. E il tema di “Un doppio sospetto”, la violenza sulle
donne con tutto quello che questa comporta, in Islanda così come in ogni altro
paese,- l’umiliazione, la ferita dell’anima, la vergogna, la paura a denunciare
quanto è successo per non incorrere nell’ulteriore affronto di sentirsi
sospettata di ‘essersela cercata’, la diffidenza verso l’altro sesso che
accompagnerà queste donne per tutta la vita- è quanto mai attuale e dolente. Fa
parte di uno scenario poco confortante in cui l’emancipazione della donna va di
pari passo con la sua mercificazione, mentre l’ambita uguaglianza tra i sessi
si dimostra inesistente nel momento stesso in cui non c’è difesa contro la
violenza del maschio.
Il finale di “Un doppio sospetto” riunisce le fila, risolve l’indagine
lasciandoci però con un interrogativo che nulla ha a che fare con questa: che
ne è del cupo Erlendur? Perché l’auto da lui noleggiata è stata ritrovata
parcheggiata vicino ad un cimitero? Speriamo che il prossimo romanzo ci
rassicuri sulla sua sorte.
la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
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