vento del Nord
cento sfumature di giallo
il libro ritrovato
Leif GW Persson, “Anatomia di un’indagine”
Ed. Marsilio, trad. Giorgio
Puleo, pagg. 551, Euro 18,50
Titolo originale: Linda – som i Lindamordet
In un momento tra le due e mezzo e le tre del mattino, aveva detto a una
compagna di corso che aveva intenzione di andare a casa a dormire. Uno dei
buttafuori l’aveva vista lasciare il locale, poco prima delle tre, sembra, e a
sentir lui, quando l’aveva vista sparire attraverso la piazza in direzione di Pär
Lagerkvists Väg, Linda era sobria e sola, né felice né triste.
In genere, di un
romanzo seriale di indagine poliziesca, ci si ricorda del protagonista
ispettore per le sue caratteristiche positive, la sua simpatia, il suo humour,
o la sua capacità di entrare in contatto con il prossimo, o la sua umanità. O
forse anche per l’infelicità che offusca la sua immagine. Nel caso dello
scrittore svedese Leif Persson, invece, il personaggio che non dimentichiamo è
spregevole: il commissario Bäckström è arrogante, presuntuoso, egocentrico, limitato,
imbroglione, volgare. Se vi viene in mente qualche altro aggettivo che possa
contribuire a dare un quadro negativo di un essere umano, aggiungetelo pure-
certamente gli si addice. Come faccia a restare al suo posto, è un mistero.
Anche alla fine di questo nuovo romanzo, “Anatomia di un’indagine”, scatta
un’inchiesta nei suoi confronti, eppure Bäckström la fa franca. Ecco, è anche
furbo e intrallazzatore.
La nuova
inchiesta in cui ritroviamo Bäckström prende l’avvio in una stranamente torrida
estate svedese: nella tranquilla cittadina di Växjö la ventenne Linda Wallin,
allieva della scuola di polizia, viene trovata brutalmente uccisa in casa. E’
quasi certo che conoscesse l’assassino perché non ci sono segni di effrazione;
l’uomo è fuggito dalla finestra, si deve essere rivestito in fretta perché si è
lasciato dietro le mutande. Particolare non da poco perché è proprio su questo
paio di mutande di marca comune in Svezia che si basa la trama e il gioco di
ironia alle spalle di Bäckström. Perché questi decide di sottoporre l’intera
popolazione di Växjö, o quasi, all’esame del DNA. Sospetti e non, uomini e
persino qualche donna, in una montante assurdità che si misura in numeri record
che fanno gongolare il nostro Bäckström: 500? 600? Peccato che l’assassino non
si trovi, mentre Bäckström spende e spande soldi della polizia, cioè dello
Stato, cioè dei contribuenti: lavaggio di tutto il guardaroba, biancheria
inclusa, film porno su un canale a pagamento della tv, cene e alcolici.
Festa d'estate in Svezia |
Da una parte
questo commissario che non ha fiuto e si basa sulla tecnologia, in
contrapposizione un’altra vecchia conoscenza, l’ispettore Johansson che è “il
poliziotto che riesce a vedere dietro gli angoli” e che per fortuna restituisce
il rispetto del lettore verso il corpo di polizia. Anche se interviene tardi, un
po’ troppo in un romanzo che impiega 551 pagine per risolvere un delitto
avvenuto all’inizio. Detto questo, e che avremmo quindi apprezzato un paio di
centinaia di pagine in meno, ci hanno colpito alcune osservazioni, in una
vicenda che si svolge nel Nord dell’Europa, un’area per certi versi così
diversa (si sottolinea il clima insolitamente caldo a cui si attribuiscono un
certo tipo di delitti) eppure così simile alla nostra- e mi riferisco a recenti
episodi di cronaca nera in cui le vittime sono donne. A come i delitti vengano
usati mediaticamente, a come, perché ciò sia di maggiore effetto, i casi
prendano il nome della ragazza uccisa- Chiara, Meredith, Hina. O la povera
Linda del romanzo. Uccise di nuovo quotidianamente per la sete vampiresca del
pubblico.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
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