vento del Nord
cento sfumature di giallo
il libro ritrovato
Leif GW Persson, “In caduta libera come in un sogno”
Ed. Marsilio, trad. Giorgio
Puleo, pagg. 550, Euro
Titolo
originale: Faller fritt som i en dröm
“Quando ti trovi di fronte a una verità
importante...puoi avere un effetto più devastante di quando scopri una grande
menzogna. La verità ti colpisce molto di più di una menzogna. E quando la vedi
davanti a te puoi andare in caduta libera come in un sogno. Come in uno di quei
sogni orribili.”
E’ il tentativo romanzesco della ricerca della verità il cuore di
tenebra di “In caduta libera come in un sogno”, il libro del criminologo
svedese Leif Persson che conclude la trilogia iniziata con “Tra la nostalgia
dell’estate e il gelo dell’inverno”- una serie che è stata paragonata alla
trilogia di Ellroy e ai libri inchiesta di Norman Mailer, un quadro molto noir dell’algida Svezia paradiso dello
Stato Sociale.
E la conclusione non poteva
essere altro che un’indagine esaustiva e particolareggiata del caso irrisolto
più famoso d’Europa: l’omicidio del Primo Ministro Olof Palme, alle ventitre e
venti di venerdì 28 febbraio 1986. Ucciso con un colpo di revolver alle spalle,
nel centro di Stoccolma, mentre tornava con la moglie dal cinema.
Olof Palme |
Ventun anni, cinque mesi e
quattordici giorni dopo quel giorno di cui tutti ricordano lo shock della
notizia, il capo della polizia nazionale Lars Martin Johansson, “l’uomo che
vede dietro gli angoli” che già abbiamo conosciuto nei romanzi precedenti e
ormai prossimo alla pensione, decide di riaprire le indagini, invitando i suoi
collaboratori a riguardare con occhi nuovi tutta la documentazione (immensa,
gli scatoloni ripieni di scartoffie occupano lo spazio equivalente a sei
stanze). Come se fosse facile, in un caso che è già stato discusso e analizzato
nei minimi particolari. Quando molte delle persone coinvolte, testimoni,
informatori, possibili sospetti, sono ormai decedute. Alcuni anche in maniera
piuttosto sospetta, a dire il vero. Ma almeno due dei commissari del cosiddetto
“gruppo Palme”- la dirigente di polizia Anna Holt e la ‘piccola’ Lisa Mattei-
erano veramente giovani all’epoca dei fatti e saranno loro gli ‘occhi freschi’
più adatti a riesaminare il caso.
“In caduta libera come in un sogno” è una
detective story singolare, prima di tutto perché riguarda un assassinio
politico che è veramente accaduto, e poi per lo svolgersi stesso della trama,
in quella maniera lenta, approfondita ed esaustiva che è la cifra dello stile
di Leif Persson, come abbiamo osservato anche nel romanzo dal titolo altamente
indicativo “Anatomia di un’indagine”. I movimenti del Primo Ministro nella sera
fatale (l’aver congedato la scorta che era solito avere, la decisione di andare
al cinema- chi era informato? in teoria lo aveva deciso all’ultimo momento, in
pratica però…) vengono detti, ripetuti e analizzati; i passi dell’assassino
vengono seguiti secondo tutte le possibili varianti indicate dai diversi
testimoni (c’è persino una piccola mappa ad inizio libro); le differenti piste
sono sviscerate da capo (c’era stato un povero diavolo che era stato subito
incriminato, perché ci deve sempre essere un capro espiatorio da dare in pasto
ai cittadini che esigono giustizia, un tal Christer Pettersson, il Lee Oswald
della situazione; c’era stata addirittura una pista curda, perché è molto
confortante pensare che l’assassino sia uno straniero…). Finché si arriva alla
pista della polizia- perché mai era stata accantonata? Perché informazioni di
chi aveva riconosciuto un ex poliziotto erano state insabbiate? Incartamenti
registrati e scomparsi, un revolver che risulta falsamente rottamato, una
traccia che porta in Spagna…
La teoria che Leif Persson sviluppa nel
suo romanzo potrebbe essere vera, o
almeno potrebbe avvicinarsi alla verità, una verità così traumatizzante da dare
l’impressione del sogno di quando
improvvisamente cadi a capofitto in un buio che non finisce mai, così terribile
che quando finalmente ti svegli hai la sensazione che il tuo petto stia per
scoppiare. Perché non c’è niente a cui aggrapparsi nella voragine che si è
spalancata davanti. Perché vengono meno tutte le certezze che tengono insieme
una società civile e democratica. Perché
anche i migliori- come lo stimatissimo Lars Johansson- appaiono corruttibili
dalla prossimità del Potere. Salvando solo un pezzo della sua anima, “Darò le
dimissioni. Li ho già informati. Non ne posso più di quel lavoro. Non avrei mai
creduto che potesse succedere, ma è così.”
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
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