domenica 21 dicembre 2014

Arnaldur Indriðason, “Cielo nero” ed. 2012

                                                               vento del Nord
                                                               cento sfumature di giallo
                                                               il libro ritrovato


Arnaldur Indriðason, “Cielo nero”
Ed. Guanda, trad. Silvia Cosimini, pagg. 341, Euro 18,00

         In “Cielo nero”, il nuovo romanzo di Arnaldur Indriðason, manca dalla scena Erlendur, il protagonista dei romanzi seriali dello scrittore islandese, l’ispettore triste specializzato nella ricerca di persone scomparse, tormentato dal senso di colpa per aver lasciato andare la mano del fratellino la volta che, bambini entrambi, si trovavano sull’altopiano ed era scoppiata improvvisa la bufera- il piccolo non era stato più ritrovato. E da qui la sua ossessione. Manca anche l’ispettrice Elinborg e resta in primo piano Sigurður Óli, l’agente che si è separato dalla sua compagna dopo una crisi durata anni che riverbera ancora in queste pagine: dopo esami clinici, tentativi infruttuosi, aborti, Sigurður e Bergþóra avevano dovuto rassegnarsi a non avere figli.
      In una qualche maniera la storia privata delle difficoltà di coppia di Sigurður e Bergþóra e tutta la problematica intorno alla questione di avere o non avere figli, di ricorrere all’adozione per supplire alla mancanza di un bambino in casa, si aggancia all’inchiesta di cui è incaricato Sigurður, serve da sfondo e da contrasto. Il dettaglio insolito del caso- una donna, Lina, è stata brutalmente aggredita nella sua abitazione e morirà a pochi giorni di distanza- è nel fatto che è proprio Sigurður Óli a trovare il corpo apparentemente senza vita di Lina, è Sigurður Óli a telefonare alla polizia e a rincorrere inutilmente lo sconosciuto che era ancora in casa nel momento che Sigurður entrava dalla porta socchiusa. E Sigurður si trovava lì perché un vecchio amico lo aveva incaricato di cercare di dissuadere la donna dal portare avanti il ricatto con cui minacciava suo cognato. A quanto pare Lina e il suo compagno facevano parte di un club di ‘scambisti’, avevano filmato gli incontri e usavano il materiale compromettente per ottenere soldi. Sigurður Óli avrà qualche problema a giustificare la sua presenza sul luogo del crimine- povero Sigurður che non aveva la più pallida idea di che cosa fosse uno swing party, anzi pensava che si trattasse di un concerto jazz…altro che scambio di coppie per vivacizzare un matrimonio!
    La trama di “Cielo nero”, tuttavia, è molto più complessa. Forse non è casuale che Erlendur, che vive nel passato, sia assente, perché non saprebbe raccapezzarsi nella nuova Islanda delle speculazioni fiscali e degli arricchimenti strepitosi, dell’abbandono di qualunque codice etico e dell’asservimento al denaro. Perché Lina era segretaria in uno studio di commercialisti e aveva preso parte ad escursioni organizzate per gruppi speciali, una sorta di diversivo premio dopo incontri di lavoro. Aveva anche sentito frasi che non erano destinate a lei, aveva incontrato degli amici, tutti dipendenti di una banca, che si erano recati in gita nella parte occidentale del paese dove imponenti dirupi di lava nera venivano chiamati cielo nero perché chi, per un disgraziato incidente, precipitava in mare, cadendo vedeva giganteggiare su di sé quella massa scura invece del cielo. E uno dei quattro non era ritornato. Come mai gli amici si erano separati in gruppetti di due? Come mai quello che conosceva la zona aveva abbandonato l’altro dopo un litigio, sapendo che quelle rocce erano pericolose? E, guarda caso, cielo nero era anche l’espressione con cui veniva chiamato l’edificio di basalto della Banca d’Islanda…

    C’è poi un’altra trama minore che serve da rincalzo e che, come ho anticipato, si allaccia alla tematica dei bambini- chi non ne ha, ne soffre; chi ne ha, spesso li trascura o, peggio, assiste indifferente ad abusi commessi su di loro. Un ubriacone, Andrés, perseguita Sigurður perché deve dirgli qualcosa. Noi sappiamo di che cosa si tratta perché Andrés ci ha reso testimoni della sua rivalsa e ci ha proiettato nei ricordi del suo passato che lo ha fatto sprofondare nell’alcol per dimenticare. Ma Sigurður lo scoprirà troppo tardi.

    Non ci delude, questa nuova prova di Arnaldur Indriðason. Perché, come sempre più spesso accade, il suo è un romanzo che contiene un’inchiesta e, oltre al filone di indagine poliziesca, tratteggia l’immagine di un intero paese con sensibilità e profondità.

la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net


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