cento sfumature di giallo
il libro ritrovato
Henning Mankell, “La mano”
Ed. Marsilio, trad. Laura
Cangemi, pagg. 137, Euro 12,00
“Avresti potuto comprare quella casa” disse Linda “e starci fino alla
morte del tutto ignaro di avere un cimitero in giardino, viverci senza sapere
che d’estate giravi a piedi nudi nell’erba che ricopriva una tomba.”
“Sto pensando alla mano” rispose Wallander. “Qualcosa ha fatto sì che
risalisse verso la superficie, ma se si è inclini a credere ai fantasmi si può
dedurre che sia spuntata per attirare l’attenzione del poliziotto andato a
visitare la casa.”
Sentivamo la mancanza di Kurt Wallander,
il più famoso commissario della letteratura gialla nordica, ma non illudiamoci.
Henning Mankell non ha fatto ‘resuscitare’ il suo protagonista, che peraltro
non era morto affatto ne “L’uomo inquieto”, ultimo uscito della serie e
destinato ad essere l’ultimo. Ha fatto come il prestigiatore che tira fuori un
coniglio dal cappello, ci ha regalato una storia che aveva già scritto (un
manoscritto nascosto nel cassetto, insomma) e che si colloca, cronologicamente,
prima de “L’uomo inquieto”.
Kurt Wallander ha un sogno, avere una casa
in campagna. La desidera da tanto, ora più che mai da quando la figlia Linda è
venuta a vivere con lui. Linda che ha deciso di seguire le sue orme entrando
nel corpo della polizia di Ystad e lui non sa se esserne orgoglioso o risentirsene-
dentro di sé ne teme la rivalità, di certo è geloso del collega con cui la
figlia si incontra fuori delle ore di lavoro. E’ un Wallander stanco, il
protagonista del breve romanzo “La mano”, un Wallander che sente che sta
invecchiando e che è inquieto, come un animale che fiuti un pericolo: c’è un
pericolo in agguato, nella sua vecchiaia? Forse. E chissà che quanto gli
succede ora non sia una sorta di oscuro presagio. Perché, quando si reca a dare
un’occhiata ad una possibile casa da acquistare, trova lo scheletro di una mano
nella terra. Se c’è una mano, ci deve essere anche il resto del corpo. E
Wallander decide che- uno, non comprerà la casa; due, che si deve scavare nel
giardino per trovare l’intero scheletro. Anche se, quando è chiaro che il
delitto (perché di delitto si tratta) è stato commesso una cinquantina di anni
prima, è pure chiaro che è caduto in prescrizione: la verità deve venire alla
luce, però, lo si deve al morto, anzi ai morti, perché dei cespugli di ribes
disordinati rivelano una seconda sepoltura.
Un’indagine di questo tipo, la ricerca di
persone di cui sia stata denunciata la scomparsa tanti anni prima, è più
difficile del solito. Si brancola veramente nel buio, si parla degli anni della
guerra in cui c’erano anche molti rifugiati in Svezia. Prima di tutto bisogna
risalire a coloro che erano i proprietari della casa di cui il nostro Wallander
avrebbe potuto diventare il nuovo proprietario…
“La mano” non ha la pretesa di essere più di quello che è- un racconto
lungo o un romanzo breve. Non ha di certo l’ampio respiro dei grandiosi romanzi
a cui Mankell ci ha abituati, quelli in cui il Male assumeva proporzioni
gigantesche e tentacolari. Ha qualcos’altro, però. Un’atmosfera autunnale che
non è solo nell’inverno alle porte in Svezia, nella pioggia, nel freddo. E’
l’autunno nell’anima di Wallander, una tristezza diffusa, come quando si sta
per allontanarsi da chi si ama, come un accomiatarsi graduale da ciò a cui si è
abituati, un prendersi in giro da soli prima che sia qualcun altro a farlo
perché gli si dà l’appiglio. Eppure è tutt’altro che triste, il romanzo breve
di Mankell, perché è percorso da una lieve ironia che ci fa sorridere- come
quando Wallander si chiede se la mano scheletrita sia uscita apposta dal
terreno per fargli un cenno, e a noi non sembra neppure tanto strano se fosse
andata così, per accumulare più esperienze possibili in quello che resta ancora
di vita attiva al commissario Wallander.
Henning Mankell è uno scrittore che saprebbe scrivere anche con la mano
sinistra e riesce sempre a darci il piacere della lettura. Applaudiamo dunque
al prestigiatore e al suo coniglio: è stata una bellissima sorpresa!
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
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