Casa Nostra. Qui Italia
cento sfumature di giallo
fresco di lettura
Claudio Paglieri, “L’ultima cena del commissario Luciani”
Ed. Piemme, pagg. 420, Euro 14,03
Marco Luciani spalancò la porta del suo ufficio, assicurandosi che
andasse a sbattere contro la parete. Voleva sorprendere il tizio alle spalle,
fargli fare un salto sulla sedia e mettersi subito in posizione di vantaggio.
Invece si trovò a fissare il visitatore negli occhi; si era seduto sulla
poltrona girevole del commissario, prendendo possesso della scrivania, e di
fronte all’irruzione di Luciani l’unica sua reazione fu l’ombra di un sorriso
ironico all’angolo della bocca.
Marco Luciani, sulla quarantina, molto
alto, molto, troppo magro. Brusco, al limite della maleducazione, si capisce
che non è uomo da compromessi. Abita provvisoriamente a Camogli nella villa di
famiglia insieme alla madre e alla zia. Ha una storia finita male alle spalle,
c’è di mezzo un bambino. Marco Luciani, commissario della sezione Omicidi di Genova, è il protagonista dei romanzi seriali di Claudio Paglieri, scrittore e
giornalista genovese.
Ne “L’ultima cena del commissario Luciani” al commissario viene affidato
il compito di proteggere un noto personaggio televisivo, Dario Dolci, critico
gastronomico e conduttore dello spettacolo Stelle
in Cucina.
Che proprio a lui, che non ha
alcun interesse per il cibo, che mangerebbe solo insalate o patate bollite, che
berrebbe solo Lemonsoda (e gli offrono invece del chinotto- chi mai chiede più
la Lemonsoda?) tocchi di sorvegliare qualcuno che sembra vivere per mangiare, è
un paradosso. Oltretutto Luciani prova un’immediata antipatia per Dario Dolci:
ma chi si crede di essere per aspettarlo seduto sulla sua sedia? Ed è un’antipatia venata di disgusto che poi è lo stesso
che Luciani prova per il cibo: Dario Dolci è enorme. Ed è anche tronfio,
eccessivamente sicuro di sé. D’altra parte è il padrone della scena, un suo
giudizio è definitivo per un ristorante, o per una pietanza preparata dai
concorrenti dello spettacolo televisivo. In più, ha anche una bella moglie
giovane che viene dall’Ucraina: amore vero o amore interessato? E comunque, chi
è che spedisce lettere anonime di minaccia a Dolci? Sono tanti quelli che
potrebbero volerlo eliminare, da qualche ristoratore ‘bocciato’ alla moglie che
giura di amarlo, da un aspirante chef all’autista basco che ha precedenti
penali e che occhieggia l’affascinante ucraina.
C’è un secondo caso che Luciani deve
affidare malvolentieri al suo vice Calabrò e che invece seguirebbe più
volentieri: il cadavere di un tunisino è stato trovato nelle vicinanze di
Imperia. Era sposato con una donna italiana e lavorava in un piccolo oleificio.
C’è un filo sottile che unisce la vicenda del critico gastronomico con quella
del maschilista tunisino e non ha niente a che fare con le motivazioni degli
assassinii. E’ il discorso che sottende tutto il romanzo di Claudio Paglieri,
l’accusa inesplorata di rovinare il mercato dell’olio ligure, un tempo famoso,
adulterando il prodotto. In una scena clamorosa Dario Dolci- verso il quale sia
Luciani sia noi finiamo per provare simpatia e rispetto- spazza via con il
bastone un’intera fila di bottiglie d’olio economico dallo scaffale di un supermercato:
il vero olio non può essere economico, se è venduto a basso prezzo c’è qualcosa
d’altro mescolato insieme. I controlli, si sa, o non vengono fatti
scrupolosamente o si allunga una mazzetta per la certificazione.
“L’ultima cena del commissario Luciani” procede veloce e l’attrattiva
non è tanto nei due filoni ‘gialli’ da risolvere, quanto nell’alternarsi delle
scene che assicurano varietà al romanzo. Seguiamo Dolci e il riluttante Luciani
in ristoranti e sul palcoscenico televisivo e gustiamo l’umorismo e l’ironia
con cui si discute seriamente di cibo e di ingredienti, per passare poi
all’interno di una famiglia mista nel ristretto ambiente imperiese. Anche se
c’è qualche stereotipo nella raffigurazione del tunisino Fouad che, sposando
l’italiana bionda che ha sfidato il padre commendatore per queste nozze, si
comporta dapprima in maniera tollerante per esigere poi di portare una seconda
moglie in casa, il segno del cambiamento dei tempi è quanto mai interessante. E
c’è ancora una terza narrativa, che vede coinvolto Marco Luciani e la sua vita
privata, completando la sua immagine di uomo solo, dalla scorza dura e dal
cuore tenero.
Senza banali concessioni al
colore locale, con un originale protagonista, un romanzo che usa il tono satirico e ironico per colpire
una certa moda ‘alimentare’ e per svelare, nello stesso tempo, gli imbrogli di
cui sono vittima i consumatori.la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
Nessun commento:
Posta un commento