Voci da mondi diversi. Medio Oriente
FRESCO DI LETTURA
Amos Oz, “Giuda”
Ed. Feltrinelli, trad. Elena
Loewenthal, pagg. 329, Euro 15,30
Giuda. Il nome più evitato da sempre. Quello che nessun genitore
penserebbe mai di dare al proprio bambino. Il traditore per eccellenza, l’uomo-
non un uomo qualunque, ma uno degli apostoli, un seguace, un amico, dunque- che
vendette Gesù per trenta denari. Che, avvicinandosi a lui e dandogli un bacio,
lo identificò consegnandolo ai suoi nemici.
Questa è la storia tramandata da due millenni nella tradizione
cristiana. Ma andarono veramente così le cose? Amos Oz, nel suo ultimo romanzo
intitolato, per l’appunto, “Giuda”, mette in discussione la figura
dell’apostolo, smentisce i dettagli che sono rimasti incollati al personaggio
di Giuda- trenta denari era una somma ridicola e Giuda apparteneva ad una
famiglia benestante, venderlo per così poco? E poi: tutti conoscevano Gesù, che
bisogno c’era di individuarlo con un bacio?-, capovolge interamente il
significato del suo gesto. Giuda vende Gesù perché crede in lui più di quanto
Gesù creda in se stesso, perché crede veramente che facendosi crocifiggere
possa redimere l’umanità. E poi è certo che Gesù non morirà. Sarà lui, Giuda, a
morire, disperato. E’ l’idea stessa del tradimento che Amos Oz capovolge,
insieme a quella del traditore. Colui che è un traditore per gli uni, è un
rivoluzionario che non accetta le convenzioni per gli altri. Avviene per il
traditore quello che avviene per i partigiani, considerati terroristi
dall’altra parte del fronte.
“Giuda” non è un romanzo semplice, perché
Amos Oz ricama una serie di storie intorno a quella del personaggio dei Vangeli
per approfondire il tema, per chiarirlo ad altri livelli e in contesti diversi.
Il protagonista- lo strumento che serve ad Oz per trattare del ‘tradimento’- è
il giovane Shemuel Asch, studente universitario impegnato a scrivere una tesi
su Gesù visto dagli ebrei. Shemuel attraversa un momento di crisi e decide di
interrompere gli studi ed abbandonare Gerusalemme- suo padre non può più
mantenerlo, la sua ragazza lo ha lasciato. Un annuncio visto in caffetteria gli
offre una soluzione. Shemuel dovrà intrattenere un anziano parzialmente
invalido dal tardo pomeriggio fino alle undici di sera. La ricompensa non sarà
alta, ma comprende l’alloggio e un pasto.
La casa in cui Shemuel si trasferisce è avvolta nel mistero, ad iniziare
dalla scritta sulla porta- a chi apparteneva? Ora ci abita il colto settantenne
Gershom Wald e una donna sensuale che nulla dice di sé, Atalia Abrabanel. Qual
è il rapporto tra i due? A mano a mano che la storia si dipana, si allarga
anche il tema del tradimento- i figli possono tradire le aspettative dei
genitori, i genitori possono tradire i figli consegnando loro ideali sbagliati,
un intero paese può tradire il suo popolo. E un personaggio assente giganteggia
sulla scena. E’ Shaltiel Abrabanel, il padre di Atalia, morto da tempo,
considerato un traditore perché contrario alla fondazione di qualunque Stato. O
non era forse un visionario utopista che credeva nell’amore universale, pur
essendo incapace di amare la propria figlia? Shaltiel Abrabanel non è l’unico
grande personaggio presente anche se assente. Senza contare Gesù e Giuda
(Shemuel è affascinato dalla figura di Gesù, un traditore anche in questo,
oltre che nei confronti dei genitori?), il figlio di Gershom Wald, morto nei
primi giorni di guerra del ‘48, si aggira come un fantasma tra le mura della
casa. Perché si era arruolato, nonostante non fosse stato dichiarato abile?
Qual è la responsabilità dei genitori verso i figli? Chi tradisce chi?
Qualche sprazzo di leggerezza allevia
questo romanzo profondamente impegnato di Amos Oz. Shemuel Asch, goffo,
innamorato senza speranza, possibile figlio ‘adottivo’, che inciampa nel falso
scalino ed è costretto suo malgrado a farsi accudire da Atalia, ci diverte e ci
fa tenerezza, controparte dell’altro ragazzo morto troppo presto a cui non possiamo
fare a meno di pensare di continuo, insieme a tutti i figli di Israele che
hanno perso la vita in una guerra senza fine.
E ci chiediamo se il ‘traditore’
Shaltiel Abrabanel non avesse dopotutto ragione. E se i traditori non siano
‘gli altri’. Un libro che farà discutere.
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