sabato 19 luglio 2014

Qiu Xiaolong, "Visto per Shanghai" ed. 2004 recensione e intervista

                                                       cento sfumature di giallo
                                                       voci da mondi diversi. Cina
                                                       il libro ritrovato


"Visto per Shanghai", recensione e intervista con l'autore, Qiu Xiaolong

A due anni di distanza dal primo romanzo dello scrittore cinese Qiu Xiaolong, la Marsilio pubblica “Visto per Shanghai” (pagg. 357, Euro 16,50), la seconda indagine dell’ispettore Chen Cao. Una figura di ispettore impossibile da dimenticare: sfuggito alla rieducazione nelle campagne perché figlio unico, Chen si è laureato in Letteratura Inglese dopo la Rivoluzione Culturale ed è lui stesso un poeta nonché amante della buona cucina (orientale). Accanto a lui ritroviamo in questo romanzo il poliziotto Yu e suo padre, un poliziotto in pensione sempre disposto ad aiutare nelle indagini, e, siccome il caso riguarda l’immigrazione clandestina in America, c’è anche un nuovo “doppio” di Chen, un’affascinante investigatrice dell’FBI. Di singolare, nei romanzi di Qiu Xialong, non c’è solo il personaggio dell’ispettore Chen: è l’impianto stesso della trama a renderli diversi dalla narrativa di genere. “Visto per Shanghai” si apre con un cadavere ritrovato nel parco di Shanghai, ma è questo l’unico morto dell’intero libro in cui la tensione è sostenuta in un’altra maniera, più sottile, complessa e coinvolgente. Perché gli avvenimenti e l’indagine di Chen sono solo un pretesto per tracciare un quadro della Cina di oggi e di ieri, tra citazioni di poesie, descrizioni di usanze, rievocazione di eventi, proverbi cinesi che parlano di una saggezza millenaria e degustazioni di squisitezze esotiche che lasciano via libera alle nostre fantasie culinarie (che saranno mai le orecchie d’albero nere che galleggiano nella zuppa d’anatra?). L’ispettrice americana Catherine Rohn è arrivata in Cina per scortare negli Stati Uniti la moglie di un “pentito” disposto a fare i nomi dei capi delle Triadi coinvolti nel traffico dei clandestini in America- purché venga concesso il visto alla moglie Wen. Ma questa è scomparsa. C’è qualche relazione fra l’ex Guardia Rossa Wen, una delle giovani istruite inviate nelle campagne per la rieducazione negli anni ‘70, e il cadavere dello sconosciuto trovato nel parco con indosso un pigiama di seta di Valentino? guanxi, i contatti giusti, e lo yiqi, cioè il sistema dello scambio di favori, l’armonia dello ying e dello yang e la corruzione dilagante a tutti i livelli. C’è uno scontro finale con le Triadi, lanci di bottiglie molotov e di asce volanti che per fortuna mancano il bersaglio, e il successo dell’impresa farà avanzare nella carriera Chen che, consapevole del significato politico della promozione, si domanda senza false illusioni, “Cos’è che ci tiene/ sotto incantesimo,/ la danza o il danzatore?”. Stilos ha intervistato lo scrittore Qiu Xiaolong che vive in America, dove insegna letteratura cinese alla Washington University.
Mentre Chen flirta elegantemente con Catherine, accompagnandola in giro per Shanghai e nella lontana provincia del Fujian da dove la donna è scomparsa, affiorano nei loro discorsi problemi e modi di vivere della Cina- il controllo delle nascite che può essere tremendamente crudele per una coppia che desidera altri figli, il commercio illegale ma tollerato delle marche contraffatte, la scarsità degli alloggi, l’importanza di avere dei

Quando si è trasferito negli Stati Uniti? Dopo Tien-an-Men, come altri intellettuali cinesi?
     Sono arrivato negli Stati Uniti come studente in visita alla fine del 1988, prima della tragedia di Tien-an-Men. Avevo intenzione di restare solo per un anno, ma, dopo Tien-an-Men,  venne fatto il mio nome alla Voce d’America come scrittore che sosteneva gli studenti cinesi e ci fu una visita da parte della polizia nella mia casa di Shanghai. Sono stato perciò obbligato a  cambiare i miei piani e fermarmi in America, ho dovuto studiare per prendere una laurea e dopo per il Ph.D. alla Washington University. E’ stato un passo dopo l’altro e infine ho iniziato a scrivere in inglese.

 Qual è stata la sua esperienza durante la Rivoluzione Culturale?

     Quando è scoppiata la Rivoluzione Culturale io frequentavo ancora la scuola elementare. Ma mio padre, che era il piccolo proprietario di un’impresa prima del 1949, adesso era uno “sporco capitalista” e fu soggetto alla “critica rivoluzionaria di massa”. Le Guardie Rosse saccheggiarono il nostro appartamento in una delle cosiddette campagne per “spazzare via i Quattro Vecchi”- che erano le vecchie idee, la vecchia cultura, le vecchie usanze, le vecchie abitudini e, per le Guardie Rosse, anche i vecchi libri. Poi venne il movimento che spediva la gioventù istruita nelle campagne per essere rieducati dai contadini poveri e illetterati. Io ero uno dei giovani istruiti, anche se in realtà non avevo neppure il diploma della scuola media, ma, come per l’ispettore capo Chen, mi fu permesso di restare in città per i miei “problemi di salute”: avevo una bronchite che sfruttavo come tanti altri giovani che, guarda caso, accusavano improvvisamente problemi di salute. E allora ho iniziato a studiare inglese.

C’è qualcosa di lei, della sua vita e dei suoi interessi, nel personaggio dell’ispettore Chen?
Certamente, anche se non è facile individuare quali siano le somiglianze: nei miei libri cerco di seguire la teoria dell’impersonale di Eliot sulla scrittura creativa. Detto questo, penso di poter indicare quello che ho in comune con Chen: la passione per il cibo, quella per la poesia e l’esperienza di studiare da solo l’inglese come ho detto prima. Ma non sono mai stato un membro del Partito e neppure un poliziotto.

Mi è piaciuto molto l’uso che fa dei proverbi nei suoi romanzi: fa parte della cultura cinese?
     I cinesi amano parlare con i proverbi. Nei miei romanzi ho cercato di tradurre i proverbi letteralmente piuttosto che trovare gli equivalenti inglesi. Come dice George Orwell, i proverbi possono essere dei clichè in una lingua, ma una volta che vengono tradotti in un’altra lingua, trovo che possano essere freschi e interessanti. Per me è stato un esperimento e sono contento che le siano piaciuti.

C’è un libro che è spesso citato, “Il sogno della camera rossa”- di che libro si tratta?

    E’ il romanzo classico cinese più famoso, scritto da Cao Xuqin, uno scrittore della dinastia Qing. Detto in due parole, è la storia di una grande famiglia aristocratica che va in rovina, con una serie di amanti sfortunati intrappolati nelle vicissitudini dei tempi. E’ un libro complesso e i lettori possono affrontarlo da parecchie prospettive.

L’ispettore Chen sembra essere leggermente imbarazzato quando si tratta di gestire i suoi sentimenti. Sembra sempre un poco goffo quando corteggia una donna: è un tratto del suo carattere o ha a che fare con l’educazione in Cina?
     Bella domanda. Penso sia entrambe le cose. Certamente l’educazione in quegli anni in Cina non incoraggiava dei Don Giovanni. Inoltre Chen ha subito l’influenza del neo-confucianesimo del padre.

L’ispettore Chen parla di Diritti Umani sia per quanto riguarda l’immigrazione illegale sia per i problemi del controllo delle nascite: pensa che si possano mettere sullo stesso piano? Qual è la politica attuale riguardo entrambe le questioni?
     Chen parla in difesa del governo cinese. Entrambe le questioni sono certamente dei problemi, ma non da trattarsi sullo stesso piano. Attualmente può darsi che il numero degli immigranti illegali sia diminuito grazie all’economia in via di sviluppo della Cina e anche per le misure efficaci che sono state prese per impedire questo fenomeno. Anche il controllo del governo sulle nascite si è allentato. In alcune famiglie, a causa di un tasso negativo di natalità, la legge sul figlio unico non è più così severa.

La corruzione in Cina: è aumentata dopo la fine del comunismo?
    Mettiamola in questa maniera: i cinesi una volta credevano nel confucianesimo e poi nel maoismo o nel marxismo, ma adesso? Come citato nel libro, una volta “xiangqiankan” era uno slogan che significava “guarda al futuro”, ma i cinesi ci scherzano su e l’hanno trasformato in “guarda i soldi”. Il materialismo dominante non aiuta certamente e il sistema monopartitico rende difficile stroncare la corruzione del Partito.

Nel romanzo c’è un personaggio americano: è un indizio che ci sarà un romanzo ambientato negli Stati Uniti? Avrà un seguito la storia di Catherine con Chen?
    Non esattamente, per quello che riguarda un romanzo “americano”, ma sì, ci sarà una storia in cui si incontrano di nuovo.

Quali sono stati, secondo lei, gli effetti positivi del governo di Mao?

     Ironicamente, uno degli effetti positivi del governo di Mao potrebbe essere la lezione della Rivoluzione Culturale. Dieci anni di disastro nazionale possono aver significato per la maggioranza delle persone la perdita totale delle illusioni riguardo alle dottrine di Mao. E’ come un punto di non ritorno.

Trova difficile scrivere della Cina vivendo negli Stati Uniti?
    Non è poi così difficile. Oggi posso leggere qualunque cosa riguardo alla Cina su internet. Con la TV satellitare posso guardare molti canali televisivi cinesi, e naturalmente faccio ricerche in biblioteca. E poi ritorno una o due volte all’anno in Cina.

Com’è, per lei, scrivere in una lingua che non è la sua?
     Non è facile, ma è anche divertente. E’ quasi come un diverso meccanismo, o una diversa mentalità, quando si scrive in un’altra lingua. Alcune immagini, che non verrebbero mai fuori in una lingua, appaiono con naturalezza in un’altra.

Sono pubblicati in Cina i suoi romanzi?
    Sì, il primo, “La misteriosa morte della compagna Guan”, è stato tradotto (non da me) e pubblicato in Cina. Nella versione cinese, però, Shanghai, la città che fa da sfondo alla mia storia, è diventata la “Città H”. Ci sono anche parecchi cambiamenti e tagli nella versione cinese. Detto questo, vorrei però aggiungere che la pubblicazione in Cina è stata per me una bella sorpresa.

recensione e intervista sono state pubblicate sulla rivista Stilos



                                                                                               

Nessun commento:

Posta un commento