mercoledì 16 luglio 2014

Cristina Rava, "Dopo il nero della notte" ed. 2014

                                         cento sfumature di giallo
                                         Casa Nostra. Qui Italia
fresco di lettura


Cristina Rava, “Dopo il nero della notte”
Ed. Garzanti, pagg. 295, Euro 16,40

Decido di abbandonare il cassone. Nel primo slargo faccio manovra, benedetti i sensori posteriori, e parcheggio in una macchia scura di vegetazione. Niente pila e scarpe sbagliate, meno male che almeno non mi sono vestita di bianco. Nel buio si accende un riquadro. Il cuore mi batte all’impazzata perché mi accorgo di essere molto più vicina alla villetta di quanto credessi: somi glia a un bungalow, con la verandina in legno. Vasi di fiori, tutto carino, ordinato. Striscio lungo una siepe, senza allontanarmi dall’ombra della chioma di un albero.

     Ci eravamo dimenticati di Ardelia Spinola. Era andata smarrita nella nostra mente tra la folla degli altri protagonisti del romanzo poliziesco. Ed ecco che ritorna con prepotenza sulla scena con il nuovo romanzo di Cristina Rava, “Dopo il nero della notte”. E ci chiediamo come avessimo potuto dimenticarla. Medico legale di Albenga, l’antica Albingaunum dei romani, la ‘città dalle cento torri’ della riviera ligure di ponente, in provincia di Savona. Cinquantadue anni, single, amante dei gatti, con uno zio che è stato agente del Mossad e che al momento è in viaggio in Israele, Ardelia è irruente, curiosa, generosa, facile alle amicizie. Ha un fidanzato tiepido- la sua storia d’amore con il collega che sta seguendo un corso negli Stati Uniti ci ricorda quella di Salvo Montalbano, una di quelle storie tirate per le lunghe che finiscono per arenarsi. E però la sua vita sentimentale avrà una svolta in “Dopo il nero della notte”: sarà questa una trama parallela nel romanzo, una traccia rosa nel filone giallo. Perché, come parlare di donne senza parlare anche d’amore? Vero, sognato, lontano o vicino, un uomo con cui si convive o un marito, l’amore è essenziale quando c’è una protagonista femminile- è un tocco di romanticismo senza il quale una donna che si trova ad indagare su dei crimini sarebbe troppo mascolina.

    Tutto inizia- letteralmente, nelle prime pagine- con un delitto. Un uomo, un bibliotecario, muore sull’ascensore della biblioteca. Il caso gioca un ruolo nella sua fine: c’è un temporale, salta la luce (cosa piuttosto frequente in Liguria), l’ascensore si blocca. L’uomo aveva una ferita da arma da fuoco all’addome, ma si era fatto da solo una medicazione provvisoria. Se fosse riuscito a chiamare i soccorsi…Perché stava andando in biblioteca, a quell’ora? Aveva due libri antichi in mano: perché doveva rimetterli a posto con tanta urgenza?
   Ardelia deve occuparsi degli esami di rigore, ma lei- come d’abitudine- non si attiene solo a quelli. Proprio non ce la fa, Ardelia, a non cacciare il naso nei fatti altrui, soprattutto se c’è un pizzico di mistero. E qui il mistero abbonda. Perché Ardelia incontra Arturo, l’uomo che la conquista immediatamente, in modo singolare- un banale tamponamento. Viene fuori, però, che Arturo conosceva molto bene Ludovico, il bibliotecario morto. C’era anche un certo qual parallelo tra le loro vite: entrambi avevano abbandonato una carriera di successo, pur se in ambiti diversi, per ritirarsi in questo angolo di Italia che sembra essere un mondo a sé, lontano da tutto, stretto tra monti e mare. Arturo, addirittura, ha scelto di fare l’apicoltore. Non è certo un mestiere usuale, conveniamolo. Che ci sia una zona buia nel passato di entrambi? Che siano fuggiti da qualcosa? E’ il passato (che poi è quello dei turbolenti anni ‘70) che ha inseguito Ludovico?
    Ardelia ci piace perché non è una sciocca, non si lascia sommergere dal ridicolo innamorandosi come una ragazzina del bell’Arturo che, tra l’altro, è sposato ancorché separato e con due figlie. Ardelia fa un passo avanti e due indietro, non è cieca, si fida e non si fida, a intermittenza. Chiede perfino al suo amico magistrato se sia possibile verificare quanto ha detto Arturo sui suoi spostamenti. C'è anche un’altra occupazione inquietante, di Arturo: fa l’alchimista. Che vuol dire? Arturo non dà una risposta soddisfacente ad Ardelia. In compenso le fa conoscere un luogo delizioso in cui pranzare, ci si arriva per i tornanti nel verde delle colline, si mangia vegetariano. Sennonché…c’è un poco di mistero anche qui.

   Mi piace l’aria di Liguria che si respira nei ‘gialli’ di Cristina Rava. Mi piace il giusto tocco di colore regionale, quel pizzico di dialetto, la cucina sobria e così appetitosa. Mi piace il personaggio e mi piace lo stile narrativo, un linguaggio pulito, una trama tesa e un ritmo svelto, un miscuglio di ironia e umorismo lieve che è necessario quando la morte è all’ordine del giorno. Il finale- aperto, perché non tutti i misteri sono risolti, anzi!- mi lascia pregustare un seguito. 

la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it


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