venerdì 25 luglio 2014

Qiu Xiaolong, "Le lacrime del lago Tai" ed. 2013

                                                        Voci da mondi diversi. Cina
                                                         cento sfumature di giallo
  il libro ritrovato


Qiu Xiaolong, “Le lacrime del lago Tai”
Ed. Marsilio, trad. Fabio Zucchella, pagg. 330, Euro 18,00
Titolo originale: Don’t Cry, Tai Lake


“Perché la gente è capace di fare qualunque cosa per denaro? Una parziale risposta potrebbe essere il crollo del sistema etico. Il popolo cinese credeva al confucianesimo, poi al maoismo, ma adesso? I nostri giornali sono pieni degli ‘onori e disonori’ di questa nuova era materialistica. Ma chi ci crede più?”

        Sono andata a cercare il Lago Tai su Internet.  Pensavo che il lago del romanzo di Qiu Xiaolong fosse reale ma con un nome fittizio, e invece, eccolo lì: “un grande lago nella pianura del delta dello Yangtze, sul confine tra le provincie Jiangsu e Zhejiang nella Cina orientale.” Il terzo per ampiezza tra i laghi cinesi. Ma c’è dell’altro.  Il luogo descritto ne “Le lacrime del lago Tai” esiste con questo nome e le fotografie illustrative sono la peggiore conferma della pesante accusa contenuta nel romanzo di Xiaolong: una poltiglia di un verde accecante ricopre la superficie del lago e non c’è nulla di poetico in questa immagine. Dopo aver letto “Le lacrime del lago Tai” non possiamo illuderci neppure per un attimo che quella che vediamo sia una crescita rigogliosa di alghe. Sono alghe melmose dovute all’inquinamento: le fabbriche che sono sorte lungo le coste scaricano le acque reflue nel lago. Gli impianti di depurazione ci sono, ma non vengono fatti funzionare per diminuire i costi e aumentare il guadagno, in una corsa verso una ricchezza neppure lontanamente immaginabile ai tempi di Mao.  Eppure la cosa è risaputa. Chi abita nelle vicinanze sa bene che ci sono morie di pesci e che sarebbe meglio non mangiare le tre specialità bianche per cui il lago una volta era famoso. Qualcosa però si deve mangiare, giusto? Di qualcosa si muore sempre, se poi  aumentano i casi di tumore...non era forse peggio durante la rivoluzione culturale o comunque all’epoca del Grande Timoniere? La gente comune si cuce la bocca, gli ambientalisti che lanciano allarmi vengono messi a tacere.

    “Le lacrime del lago Tai” è un libro coraggioso, di certo il più ‘impegnato’ tra i romanzi seriali di Xiaolong che hanno il commissario capo Chen come protagonista- personaggio singolare che si è laureato in letteratura inglese ed è finito in polizia, che traduce libri polizieschi e scrive poesie, che ha sempre pronta una citazione di versi adeguata (perfin troppo spesso, a dire il vero). Per portare Chen sulle sponde del lago Tai,  Xiaolong gli fa accettare una vacanza insperata in uno splendido Centro per alti Quadri a Wuksi, e chissà che il compagno Zhao di Pechino non abbia fatto apposta, a mandarlo al suo posto, per avere informazioni di prima mano. Chen è arrivato da poco, ha incontrato una ragazza deliziosa che è incaricata di rilevare il grado di inquinamento (per quello che può servire e con l’opposizione che incontra) e che gli apre gli occhi su quello che sta succedendo (altro che bere il té speciale, dal sapore unico, fatto con l’acqua del lago!), quando il dirigente di una delle fabbriche viene ucciso. E sarà impossibile per Chen restare fuori dalle indagini, anche se è in vacanza. Può essere stato un noto ambientalista ad ucciderlo? Si sa che i due avevano litigato. Però si avvicinava la data della privatizzazione della fabbrica- chi poteva essere avvantaggiato dalla morte di Liu? E la moglie, era forse gelosa del legame che il marito aveva con la piccola segretaria (designazione eufemistica per l’amante)? E la ragazza deliziosa di cui Chen si è innamorato- perché è sorvegliata dalla Sicurezza Interna?
     Quando un romanzo del genere poliziesco tratta un argomento così importante e scottante come è quello dello scempio compiuto dall’uomo ai danni della natura, con conseguenze nefaste sulla salute sia di chi vive nel presente sia sulle generazioni che seguiranno, lo svolgimento dell’indagine per scoprire l’identità dell’assassino ha poca importanza, ci sono assassini peggiori e non perseguiti dalla giustizia, colpevoli di crimini di una portata ben più vasta. Con l’occhio puntato sulle acque verdi del lago Tai, lo scrittore Xiaolong traccia anche le linee di un quadro più vasto, la ricerca non è solo di chi abbia ucciso Liu ma anche delle cause della trasformazione radicale della società cinese. L’improvvisa disponibilità di beni di consumo ha portato ad una sfrenata avidità, al desiderio di arricchirsi ad ogni costo per ‘possedere’ beni materiali. Le massime di Confucio che l’ispettore Chen ama citare non dicono più niente a nessuno, e non c’è mai stata una religione in Cina a cui aggrapparsi per dei valori etici.
E tuttavia, se si pensa che il romanzo “Le lacrime del lago Tai” riguardi solo la Cina, ci si sbaglia. Non fingiamo di scandalizzarci, guardiamoci intorno e vediamo le lacrime dei nostri fiumi, dei nostri mari, dei laghi e delle terre.
   

la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it



    

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