Voci da mondi diversi. Cina
cento sfumature di giallo
il libro ritrovato
Qiu Xiaolong, “Le lacrime del lago Tai”
Ed.
Marsilio, trad. Fabio Zucchella, pagg. 330, Euro 18,00
Titolo
originale: Don’t Cry, Tai Lake
“Perché
la gente è capace di fare qualunque cosa per denaro? Una parziale risposta
potrebbe essere il crollo del sistema etico. Il popolo cinese credeva al
confucianesimo, poi al maoismo, ma adesso? I nostri giornali sono pieni degli
‘onori e disonori’ di questa nuova era materialistica. Ma chi ci crede più?”
Sono andata a cercare il Lago Tai su
Internet. Pensavo che il lago del
romanzo di Qiu Xiaolong fosse reale ma con un nome fittizio, e invece, eccolo
lì: “un grande lago nella pianura del delta dello Yangtze, sul confine tra le
provincie Jiangsu e Zhejiang nella Cina orientale.” Il terzo per ampiezza tra i
laghi cinesi. Ma c’è dell’altro. Il
luogo descritto ne “Le lacrime del lago Tai” esiste con questo nome e le
fotografie illustrative sono la peggiore conferma della pesante accusa
contenuta nel romanzo di Xiaolong: una poltiglia di un verde accecante ricopre
la superficie del lago e non c’è nulla di poetico in questa immagine. Dopo aver
letto “Le lacrime del lago Tai” non possiamo illuderci neppure per un attimo
che quella che vediamo sia una crescita rigogliosa di alghe. Sono alghe melmose
dovute all’inquinamento: le fabbriche che sono sorte lungo le coste scaricano
le acque reflue nel lago. Gli impianti di depurazione ci sono, ma non vengono
fatti funzionare per diminuire i costi e aumentare il guadagno, in una corsa
verso una ricchezza neppure lontanamente immaginabile ai tempi di Mao. Eppure la cosa è risaputa. Chi abita nelle
vicinanze sa bene che ci sono morie di pesci e che sarebbe meglio non mangiare
le tre specialità bianche per cui il lago una volta era famoso. Qualcosa però
si deve mangiare, giusto? Di qualcosa si muore sempre, se poi aumentano i casi di tumore...non era forse
peggio durante la rivoluzione culturale o comunque all’epoca del Grande
Timoniere? La gente comune si cuce la bocca, gli ambientalisti che lanciano
allarmi vengono messi a tacere.
“Le lacrime del lago Tai” è un libro
coraggioso, di certo il più ‘impegnato’ tra i romanzi seriali di Xiaolong che
hanno il commissario capo Chen come protagonista- personaggio singolare che si
è laureato in letteratura inglese ed è finito in polizia, che traduce libri
polizieschi e scrive poesie, che ha sempre pronta una citazione di versi
adeguata (perfin troppo spesso, a dire il vero). Per portare Chen sulle sponde
del lago Tai, Xiaolong gli fa accettare
una vacanza insperata in uno splendido Centro per alti Quadri a Wuksi, e chissà
che il compagno Zhao di Pechino non abbia fatto apposta, a mandarlo al suo
posto, per avere informazioni di prima mano. Chen è arrivato da poco, ha
incontrato una ragazza deliziosa che è incaricata di rilevare il grado di
inquinamento (per quello che può servire e con l’opposizione che incontra) e
che gli apre gli occhi su quello che sta succedendo (altro che bere il té
speciale, dal sapore unico, fatto con l’acqua del lago!), quando il dirigente
di una delle fabbriche viene ucciso. E sarà impossibile per Chen restare fuori
dalle indagini, anche se è in vacanza. Può essere stato un noto ambientalista
ad ucciderlo? Si sa che i due avevano litigato. Però si avvicinava la data
della privatizzazione della fabbrica- chi poteva essere avvantaggiato dalla
morte di Liu? E la moglie, era forse gelosa del legame che il marito aveva con
la piccola segretaria (designazione eufemistica per l’amante)? E la ragazza
deliziosa di cui Chen si è innamorato- perché è sorvegliata dalla Sicurezza
Interna?
Quando un romanzo del genere poliziesco
tratta un argomento così importante e scottante come è quello dello scempio
compiuto dall’uomo ai danni della natura, con conseguenze nefaste sulla salute
sia di chi vive nel presente sia sulle generazioni che seguiranno, lo
svolgimento dell’indagine per scoprire l’identità dell’assassino ha poca
importanza, ci sono assassini peggiori e non perseguiti dalla giustizia,
colpevoli di crimini di una portata ben più vasta. Con l’occhio puntato sulle
acque verdi del lago Tai, lo scrittore Xiaolong traccia anche le linee di un
quadro più vasto, la ricerca non è solo di chi abbia ucciso Liu ma anche delle
cause della trasformazione radicale della società cinese. L’improvvisa
disponibilità di beni di consumo ha portato ad una sfrenata avidità, al
desiderio di arricchirsi ad ogni costo per ‘possedere’ beni materiali. Le
massime di Confucio che l’ispettore Chen ama citare non dicono più niente a
nessuno, e non c’è mai stata una religione in Cina a cui aggrapparsi per dei
valori etici.
E
tuttavia, se si pensa che il romanzo “Le lacrime del lago Tai” riguardi solo la
Cina, ci si sbaglia. Non fingiamo di scandalizzarci, guardiamoci intorno e vediamo
le lacrime dei nostri fiumi, dei nostri mari, dei laghi e delle terre.
la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it
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