Voci da mondi diversi. Europa dell'Est
il libro ritrovato
Milana Terloeva, “Ho danzato sulle rovine”
Ed. Corbaccio, trad. Francesca
Gori, pagg. 184, Euro 14,00
Cecenia. Facciamo fatica ad individuarla persino sull’atlante, questa
terra lontana ai piedi del Caucaso che confina con il Daghestan, la Georgia , l’Inguscezia e
l’Ossezia del Nord. Una terra dalla storia travagliata e dolorosa di cui
abbiamo letto sui giornali, senza sapere se quello che abbiamo letto fosse
l’intera verità. Una popolazione di poco più di un milione di abitanti
deportata durante la seconda guerra mondiale nel Kazakhistan, autorizzata a
ritornare in patria nel 1957, esultante per l’indipendenza nel 1991 dopo il
disfacimento dell’URSS. Una gioia che avrebbe avuto breve durata perché nel
1994 Boris Eltsin inviava 40.000 soldati dando inizio alla prima guerra cecena
per assicurarsi i giacimenti petroliferi. Non si aspettava la resistenza
accanita dei ceceni, la capitale Grozny fu conquistata nel ‘95 ma nel 1997
venne firmata la pace. Che durò appena il tempo di cercare di rimettersi in piedi
e di dare una certa qual normalità alla vita quotidiana, perché una seconda
guerra iniziò nel 1999 e questa volta Grozny venne rasa al suolo.
Il libro di Milana Terloeva, “Ho danzato
sulle rovine”, è la maniera migliore per venire a conoscenza della storia della
Cecenia- un romanzo testimonianza, il racconto della guerra vissuta da una
ragazza che aveva quattordici anni all’epoca della prima guerra, una sorta di
diario che unisce l’esperienza personale, i ricordi della nonna deportata nel 1944 in Kazakhistan, storie
di combattimenti, di arresti e di torture subite da parte di giovani amici che
raccontano in prima persona. C’è un messaggio di coraggio e di forza di volontà
che appare già nel titolo del libro della Terloeva- quel danzare sulle rovine
che ha un significato metaforico di inno alla vita e un altro significato
letterale, perché il libro inizia nell’ottobre 1994, quando la scuola di
Milana, nel villaggio di Orechovo, si appresta a festeggiare l’inizio dell’anno
scolastico con un ballo. Che non si farà: le studentesse vengono mandate a casa
dalla direttrice che annuncia che è scoppiata di nuovo la guerra. Si farà,
finalmente, dodici anni dopo, come a mantenere una promessa.
Tra l’uno e
l’altro il racconto di Milana Terloeva si sposta avanti e indietro nel tempo, a
coprire gli anni di esilio della nonna e il suo ritorno, gli spostamenti di
Milana stessa, da Orechovo a Grozny, gli alloggi di fortuna, le chiacchiere con
le amiche, le occhiate lanciate ai ragazzi, il trionfo di poter frequentare
l’università- per quanto disastrata, per quanto carente di insegnanti. E’ un
racconto che unisce, in un’apparenza di normalità, la vita e gli interessi di
una fanciulla in fiore e la morte, la distruzione, gli arresti, la sparizione
di amici. Perché, in cifre, sono stati 250.000 i ceceni uccisi nel 1994, un
quarto della popolazione; 3000 i civili “scomparsi” nel nulla nei cosiddetti
campi di filtraggio di cui ci parla Milana. Eppure quanto coraggio sostenuto
dalla disperazione e dalla dignità (quello che Milana rivela in ogni pagina) se
una popolazione così esigua è stata capace di infliggere così ingenti perdite
all’esercito russo: 5300 i morti dichiarati nella seconda guerra, che salgono ad
un totale di 25.000 se ascoltiamo i pianti delle madri russe.
L’organizzazione Etudes sans Frontières ha
offerto a Milana la possibilità di studiare a Parigi, un’avventura oltremodo
stimolante per una giovane volitiva e desiderosa di apprendere. “Ho danzato
sulle rovine” è scritto in francese, lingua che Milana aveva già studiato a
Grozny per scoprire poi una lingua interamente diversa in Francia. Per questo
lo stile è piano, le frasi semplici e lineari che per contrasto, rendono ancora
più efficace la storia di una giovinezza che vorrebbe essere spensierata e
combatte per la libertà.
la recensione è stata pubblicata su www.stradanove.net
Milana Terloeva |
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