giovedì 24 luglio 2014

Qiu Xiaolong, "La ragazza che danzava per Mao" ed. 2012

                                                        Voci da mondi diversi. Cina
                                                         cento sfumature di giallo
   il libro ritrovato


Qiu Xiaolong, “La ragazza che danzava per Mao”
Ed. Marsilio, trad. Fabio Zucchella, pagg. 363, Euro 18,00
Titolo originale: The Mao Case


Data l’età, forse Vecchio Cacciatore poteva sapere molte più cose di Chen sulla Rivoluzione Culturale, periodo in cui lui ancora era alle scuole elementari. Per questa indagine, pensò Chen, sarebbe stato meglio sondare il vecchio. Su Mao, la gente aveva opinioni diverse. In questo periodo di corruzione sempre più sfrenata, in cui il divario tra i ricchi e i poveri si allargava a dismisura, qualcuno cominciava ad avere nostalgia di Mao, pensando che sotto di lui le cose sarebbero state migliori. La società utopica ed egalitaria propugnata da Mao affascinava ancora molte persone.

      Qiu Xiaolong, lo scrittore cinese che ha creato il personaggio dell’ispettore poeta Chen Cao, ritorna alla grande, con un nuovo romanzo, “La donna che danzava per Mao”. Alla grande perché è proprio il Presidente Mao, il Grande Timoniere, il protagonista del libro. O, se non lui in persona, il suo fantasma o spirito che dir si voglia, ancora presente nella Cina di oggi che ha invertito rotta. Dopotutto, il suo ritratto non giganteggia ancora in piazza Tienanmen, all’ingresso della Città Proibita? Non ci sono ogni giorno code di persone che attendono di entrare nel mausoleo dove il suo corpo è chiuso in una bara di cristallo? C’è una nostalgia di Mao che serpeggia nascosta  nella nuova Cina, un leggero rimpianto per un tempo in cui tutti erano, o almeno sembravano, uguali. Anche se il prezzo pagato per quell’uguaglianza era stato altissimo.  

     Quello di cui dovrà occuparsi l’ispettore Chen è decisamente un ‘caso Mao’. Delicatissimo e segreto, dunque. La singolarità del romanzo è nell’assenza di morti su cui indagare, almeno all’inizio. Quando ci saranno, saranno quasi degli incidenti di percorso a cui non viene data molta importanza. Un morto in più o in meno non è di rilievo, quando si tratta degli interessi di Mao. Chen viene contattato direttamente dal Ministero della Sicurezza: una bella ragazza, Jiao, sembra avere all’improvviso delle disponibilità economiche di gran lunga superiori a quelle che il suo lavoro potrebbe concederle. La ragazza non è un’illustre sconosciuta. Appartiene ad una famiglia ‘nera’ in cui le donne hanno avuto una tragica fine: Shang, la nonna di Jiao, era stata una famosa attrice. Era molto bella, era stata notata anche da Mao. Shang aveva ‘danzato per Mao’, una poetica perifrasi cinese per lasciar intendere dell’altro. Il che aveva fatto ingelosire alla follia Madame Mao. Shang era morta suicida. O era stata assassinata? Qian, la madre di Jiao, aveva cercato di fuggire a Hong Kong con il giovane amante, erano stati presi e riportati a Shanghai, dopo di che il ragazzo si era ucciso. Qian era stata lasciata in vita perché incinta, era morta in un incidente alla fine della Rivoluzione Culturale. E la piccola Jiao era cresciuta in un orfanotrofio. Dove trovava adesso i soldi per il lussuoso appartamento, per gli abiti, per le lezioni di pittura da Xie, uno degli ultimi proprietari di una delle vecchie case di pregio di Shanghai, molto ambita da immobiliaristi che vorrebbero acquistarla per poi demolirla ed erigere un vertiginoso edificio al suo posto? Si teme che Jiao sia in possesso di qualcosa appartenuto a Mao, qualcosa magari di indiscreto, qualcosa che potrebbe danneggiarne l’immagine pubblica. Oppure qualcosa di prezioso che non dovrebbe essere messo sul mercato dell’antiquariato folkloristico che ruota intorno a Mao.

     Il romanzo di Xiaolong prende una piega inedita, a questo punto, perché ci rivela il Mao meno noto, il Mao donnaiolo che abbandonava una moglie nella città assediata dai nazionalisti, pur sapendo che fine questi le avrebbero fatto fare, e intanto diventava bigamo sposandone un’altra, il Mao che condannava il ballo come divertimento borghese e però amava danzare, il Mao che scriveva poesie- e più di una veramente pregevoli. Xiaolong non intende certo esaltare Mao nel romanzo. Il suo raffinato ispettore Chen, con una laurea in letteratura, gode del lato artistico dell’indagine anche se non dimentica mai i milioni di vittime della Rivoluzione Culturale, la rieducazione forzata, le violenze e gli abusi, tutti fatti in nome dell’utopia maoista.

    La soluzione del caso ha qualcosa di incredibile e di grottesco. E’ la dimostrazione del punto a cui si può arrivare con il culto della personalità. In Cina, ma non solo. Nel passato e nel presente.

la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it


Nessun commento:

Posta un commento