martedì 22 luglio 2014

Qiu Xiaolong, "Di seta e di sangue" ed. 2011

                                                       Voci da mondi diversi. Cina
   cento sfumature di giallo
   il libro ritrovato


Qiu Xiaolong, “Di seta e di sangue”
Ed. Marsilio, trad. Fabio Zucchella, pagg. 392, Euro 18,50
Titolo originale: Red Mandarin Dress


    “Dopo Jasmine, una era una ragazza-commensale, l’altra una ragazza-cantante. A rigor di logica, la successiva dovrebbe essere una ragazza-ballerina. Le persone sono tutte creature abitudinarie” disse Hong. “Quindi individua le sue vittime frequentando quel genere di locali. Sono obiettivi facili, come avete appena detto. Ma, cosa più importante, si tratta di una persona incline ai simbolismi. Il qipao rosso potrebbe essere una componente. Quindi, secondo il suo complicato schema, con tutta probabilità sceglierà come prossima vittima una ragazza-ballerina.”

     Nessuno in Cina ama parlare della Rivoluzione Culturale della metà degli anni ‘60. Nessuno vuole ricordare. A maggior ragione dopo che nel 1980 Deng Xiaoping definì la Rivoluzione Culturale un errore in buona fede commesso da Mao. E tutte le atrocità commesse, le vite spezzate, gli sradicamenti, le morti? ‘danni collaterali’, direbbero gli americani. Eppure, proprio perché nessuno ne parla, i danni causati mezzo secolo fa continuano a suppurare, come una ferita aperta. Nel nuovo romanzo dello scrittore cinese Qiu Xiaolong è qualcosa avvenuto in quegli anni di fanatismo sfrenato che spiegherà i delitti ‘del qipao rosso’- il primo indizio sarà proprio nella stranezza del tessuto di seta rossa del qipao (l’elegante abito della tradizione mandarina) indossato dalle donne assassinate e ritrovate, una dopo l’altra, puntualmente, una settimana  dopo l’altra, abbandonate in strada. Così come del fatto che le spaccature laterali del vestito siano stracciate, i bottoncini slacciati, che le donne non indossino biancheria intima e abbiano i piedi nudi. E tuttavia non hanno subito violenza. Un serial killer a Shanghai?
La polizia non si è mai trovata davanti a casi di delitti commessi da un omicida seriale, quelle sono cose che accadono in un paese decadente e capitalista come l’America. Vero è che ormai anche la Cina del 2000 è un paese capitalista. Ne è la prova il processo in corso contro il Riccone Numero Uno di Shanghai, un ex venditore ambulante che si è arricchito con le speculazioni immobiliari. Aveva appoggi al governo, naturalmente- il caso scotta, anche i servizi segreti sono all’opera. E l’ispettore capo Chen Cao (il poliziotto poeta che è il protagonista dei romanzi di Xiaolong) riceve l’incarico di informarsi sul Riccone, nonché, subito dopo, di indagare sulla prima donna uccisa con indosso il qipao: una brava ragazza che si prendeva cura del padre ammalato. Una famiglia disgraziata, quella di Jasmine, colpita da una serie di sventure: avevano un karma negativo? Suo padre aveva fatto parte della Squadra di Propaganda del Pensiero di Mao…
      Il personaggio di Chen Cao è quello che, al di là dell’ambientazione ricca di dettagli (attenzione alla ricette per una cena ‘crudele’!), rende diversi i romanzi polizieschi di Xiaolong. Tra la folla dei suoi ‘colleghi’ che vivono nelle pagine dei libri, Chen Cao si distingue per quello che è e per il suo passato. Chen Cao ha studiato letteratura inglese all’università- è finito a fare il poliziotto perché la scelta personale di un lavoro non era possibile nella Cina in cui è cresciuto (come non era possibile avere relazioni amorose, e neppure innamorarsi o parlare di matrimonio d’amore- lo apprendiamo nel corso del romanzo). Chen Cao ha scritto poesie ed è in grado di citare a memoria versi di poesie, oltre a detti confuciani imparati da suo padre (citazioni un po’ troppo frequenti, a dire il vero). Sta seguendo un secondo corso di laurea, in letteratura cinese, e il suo approccio al romanzo cinese classico, che ribalta l’interpretazione romantica della figura femminile trasformandola da vittima d’amore in femme fatale- da positiva in negativa- gli servirà anche per arrivare alla soluzione del caso. Poeta, un poco filosofo, comprensivo perché sa che quello che è accaduto ad altri sarebbe potuto succedere a lui, Chen Cao è- come gli viene detto da qualcuno- un poliziotto insolito, perché ‘sa che le storie non sono semplicemente bianche e nere.’ ‘Non se ne vada dalla polizia’, gli dice un personaggio: c’è più bisogno di bravi poliziotti che di studiosi?
Come negli altri suoi romanzi, sotto forma di intrattenimento intelligente Qiu Xiaolong tratteggia la nuova Cina che sembra essere la prima a stupirsi della distanza che la separa dalla Cina di solo un decennio fa.

la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it





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