sabato 26 luglio 2014

Qiu Xialong, "Cyber China" ed. 2014

                                              cento sfumature di giallo

Voci da mondi diversi. Cina
 fresco di lettura

Qiu Xiaolong, “Cyber China”
Ed. Marsilio, trad. F. Zucchella, pagg. 315, Euro 18,00
Titolo originale: Cyber China 

   “Lei mi fa proprio sentire spregevole” disse con voce tremante. “Io sono qui che cerco di fare la donna sofisticata e di mondo, cerco di realizzare il mio sogno shanghaiese, di cogliere l’attimo, mi lascio trasportare dalla corrente e di nascosto faccio il mio atto dimostrativo, ma poi tutto finisce lì. Mentre lei invece mette in gioco la sua carriera…” Si interruppe per asciugarsi gli occhi con il dorso della mano.

   E’ tornato Chen Cao, l’ispettore poeta di Shanghai creato dalla penna di Qiu Xiaolong, e siamo preoccupati per lui. Mentre Qiu Xiaolong sembra proseguire un intento di sempre maggiore impegno politico nei suoi romanzi, come già abbiamo visto nel precedente “Le lacrime del lago Tai”, il suo personaggio viene a trovarsi in situazioni sempre più difficili, deve occuparsi di casi scomodi per il Partito in cui gli si presenta il dilemma se debba obbedire alla sua etica personale, andare fino in fondo e scoprire la verità, oppure raccogliere gli accenni più o meno velati all’opportunità di insabbiare il caso, di accettare una soluzione imposta e di comodo, a protezione di qualcuno che sta ai vertici del potere o dell’economia. E allora, siccome Chen Cao è Chen Cao, sappiamo bene quale sarà la sua scelta e tremiamo per il suo futuro.
    “Cyber China” si apre con un apparente suicidio. Zhou, un imprenditore immobiliare di successo, viene trovato morto nel lussuoso albergo Moller dove era stato recluso soggetto a shuanggui, il processo disciplinare interno applicato dal Partito a membri sospetti di corruzione.
lo stravagante Hotel Moller di Shanghai
Il caso era stato scatenato su internet con la pubblicazione di una foto in cui Zhou appariva con un pacchetto di costosissime sigarette in mano. Lo sapeva chiunque: il prezzo di quelle sigarette era proibitivo, chi le fumava doveva per forza avere degli introiti illeciti. E tuttavia l’umore di Zhou, la sera della sua morte, non pareva proprio quello di un uomo che ha deciso di porre fine alla sua vita, aveva apprezzato molto la cena e aveva perfino detto che avrebbe chiesto lo stesso piatto da lì a qualche giorno. Perché si vuol far passare per suicidio un possibile omicidio? C’è poi un’altra morte sospetta: il collega di Chen, che sta indagando sul caso, viene investito da un suv, nei pressi della redazione di un giornale. Un incidente? Ci sono testimoni che sostengono che l’auto era stata parcheggiata a lungo e che era poi partita a grande velocità, travolgendo il povero Wei che, peraltro, non era in divisa- difficile provare che era in servizio e far avere una qualche indennità alla moglie. Ci penserà Chen, un dettaglio che, insieme all’affettuoso comportamento nei confronti della madre e ad altri suoi interventi per aiutare chi non può usufruire di alcun privilegio, ce lo fa amare. E’ un poco invecchiato, Chen, come è giusto che sia. E’ solo e anche noi lettori- come sua madre e i suoi migliori amici- vorremmo vederlo accasato e ci fa piacere che mostri interesse per la giornalista Lianping. Lei, però, ha già un fidanzato- come andrà a finire? Preferirà un uomo ricco o sceglierà Chen con cui ha anche affinità politiche, come mostra aiutandolo durante le indagini? Perché Chen si trova spaesato nella nuova Cina, la lotta per il successo e la ricchezza, che si accompagnano alla corruzione, non fa per lui. All’inizio del romanzo assiste ad una conferenza su “l’enigma cinese” e alla fine pensa al quadro di Dalì, “l’enigma di Hitler”, con un albero afflosciato, la foto di Hitler su un piatto vuoto, un telefono rotto con una lacrima che forse simboleggia il controllo ideologico della gente. “Qui, oggi, noi potremmo semplicemente mettere internet al posto del telefono, e la foto di Mao al posto di quella di Hitler”.
Nel quadro c’è anche una figura indistinta, dietro un ombrello. “Potrei essere io, o lei”, dice Chen a Lianping. “Non riesci mai a vederti chiaramente nel quadro”. C’è tutta la tristezza consapevole di Chen in queste parole, di un uomo che sa di far parte del suo tempo, qualunque esso sia, anche se gli pare impossibile. Contro la gigantesca corruzione dilagante che è sul fondo del quadro che rappresenta la Cina odierna c’è tuttavia un movimento serpeggiante di protesta che si diffonde su internet e che il governo non riesce né a controllare né a mettere a tacere, a differenza degli organi di comunicazione tradizionali.
    Poesie e buona cucina cinese, ricordi del passato che affogano in un presente che ha travolto quel passato e che fa sembrare inutile tutto quello che è successo, uno sforzo tenace per capire la nuova realtà, frantumandola e analizzandola sotto la forma del romanzo di indagine poliziesca: non è poi forse tutto un paese che è messo sotto indagine nei libri sempre molto piacevoli di Qiu Xiaolong?

la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it

Qiu Xiaolong

   
   

    

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