lunedì 27 aprile 2015

Miriam Toews, “Un tipo a posto” ed. 2013

                                                      Voci da mondi diversi. Canada
                                                               il libro ritrovato

Miriam Toews, “Un tipo a posto”
Ed. Marcos y Marcos, trad. Daniele Benati e Paola Lasagni, pagg. 328, Euro 17,00
Titolo originale: A Boy of Good Breeding

   Alle cinque del mattino del primo luglio, chiunque avesse visto Algren dall’alto sarebbe rimasto molto colpito. Bandiere canadesi formate da petunie bianche e rosse scintillavano di rugiada lungo tutta la via principale e riflettevano la luce del sole che stava sorgendo. Il nuovo Teatro estivo di Algren pareva davvero un teatro, almeno all’esterno, e lassù in alto, sopra il margine della città, un cavallo bianco volava nel cielo.

    Algren, Canada. Famosa per essere il luogo d’origine della blatta di Algren (non che questo sia un motivo di notorietà esaltante) e per essere la cittadina più piccola del Canada: 1500 abitanti. Il primo ministro ha promesso che si recherà in visita nella città con il minor numero di abitanti il primo luglio, festa nazionale. E il romanzo di Miriam Toews, “Un tipo a posto”, ci racconta la storia di Algren tra marzo e luglio, con il sindaco Hosea Funk in fibrillazione per tenere sotto controllo il numero esatto perché vuole, più di qualsiasi altra cosa al mondo, incontrare il primo ministro. Ma si possono tenere sotto controllo le nascite e le morti?
  Algren è così piccola che facciamo presto a conoscere bene alcuni dei suoi abitanti che diventano poi i protagonisti, nonché l’emblema di questo mondo in miniatura. E, conoscendo le vicende della loro vita, ci renderemo conto che c’è qualcos’altro, nel romanzo, oltre alla buffa lotta del sindaco per mantenere stabile la cifra da cui dipende la visita ambita. Che il romanzo è in realtà un romanzo sulla famiglia e sulle donne coraggiose che tirano su i figli da sole dopo che gli uomini si sono volatizzati, sull’importanza, tuttavia, della presenza del padre, e poi, ancora, sulla morte che non può, e non deve, mai, lasciarci indifferenti.

   Entrambi i protagonisti cresciuti senza padre hanno dei nomi insoliti: il cinquantaduenne Hosea deve il suo nome alla nonna che ha aperto a caso la Bibbia per sceglierlo; la bimba di quattro anni, figlia della ventiquattrenne Knute che è appena tornata a vivere con i genitori aumentando il numero degli abitanti, si chiama Summer Feelin’, un nome strano, delizioso per lei che, quando è eccitata, fa frullare le braccine come se dovesse sollevarsi in volo. Il padre di Hosea è circondato dal mistero- la sua giovanissima mamma aveva tenuto nascosta la gravidanza e aveva raccontato a tutti di aver incontrato un uomo a cavallo che le aveva affidato il bambino. E’ per questo che il sindaco Hosea vuole una decalcomania con un cavallo che sembra volare nel cielo, sopra il serbatoio dell’acqua ridipinto per l’eventuale visita del primo ministro? E’ per questo che Hosea si commuove e prende sul serio le sue responsabilità di padre, quando la sua compagna gli dice di essere incinta? Attenzione, però: tutto deve essere rimandato a dopo il primo di luglio, lei non può, assolutamente, trasferirsi a vivere con lui prima di quella data. Già c’è stato il ritorno imprevisto del padre di Summer Feelin’- ma come potrebbe Hosea augurarsi che il bel Max se ne vada di nuovo, spezzando il cuore della bimba?

   Entra ed esce dall’ospedale, Hosea Funk, irritando il medico, inventando pretesti. Vuole sapere sempre il punto della situazione: chi sta per morire, chi sta per nascere? Doveva proprio capitare un parto trigemino e proprio adesso, ad Algren? Mentre veniamo a sapere perché mai Hosea ci tenga così tanto al primato che gli renderà possibile incontrare il primo ministro, ci accorgiamo anche che Hosea sta cambiando, perché è facile accettare la morte di una persona anziana, molto meno facile quella di un amico coetaneo, anche se questi scherza sull’opportunità della sua fine per far tornare i conti. I numeri sono astratti, le persone, con i loro drammi, sono fatte di carne e di sangue e di lacrime. Qualcuno muore, qualcuno se ne va ad abitare altrove, qualcun altro arriva. Scalano i giorni verso il primo luglio, altalenano i numeri degli abitanti, e poi, ad un certo punto…a Hosea non importa più di incontrare il primo ministro. Algren è un tripudio di bianco e rosso, i colori della bandiera, Summer Feelin’ crescerà con un papà e una mamma, Hosea farà il padre invece di attendere il suo, che non ha mai conosciuto, e chissà se il padre dei tre gemelli li vedrà tornare a casa con la moglie.
   “Un tipo a posto” è un romanzo arioso che parla di cose serie- si sorride, si ride, si piange, si addiziona e si sottrae finché i numeri scompaiono e restano le persone con i loro nomi, ognuna un unico.

la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it


prestissimo il post sul nuovo libro di Miriam Toews, "I miei piccoli dispiaceri"
   

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