domenica 19 aprile 2015

Carla Maria Russo, “La regina irriverente” ed. 2013

                                                             Casa Nostra. Qui Italia
                                                             la Storia nel romanzo
    il libro ritrovato

Carla Maria Russo, “La regina irriverente”
Ed. Piemme, pagg. 460, Euro 6,90, ebook Euro 6,99


     Un’altra regina, dopo Costanza d’Altavilla, al centro del palcoscenico del romanzo di Carla Maria Russo, “La regina irriverente”. Due date, per avere in mente l’epoca che è più o meno la stessa in cui visse Costanza: Eleonora nacque nel 1122 e morì nel 1204. Era la figlia primogenita del duca di Aquitania, di Guascogna e di Poitiers, e il suo nome, in lingua d’oc, suonava Aliénor, cioè Alia Aénor, Altra Aénor, perché somigliantissima alla madre Aénor. Prima di morire il padre espresse la sua volontà che Aliénor venisse data in sposa a Luigi, figlio ed erede del re di Francia, a cui avrebbe portato in dote il più importante ed esteso dominio francese.
   Un personaggio affascinante, Eléanor- come venne sempre chiamata in lingua d’oïl dal marito Luigi. Affascinante, irruente, bellissima (ce lo confermano i ritratti che la raffigurano), scorretta, egocentrica, colta, amante del divertimento, della musica, dei balli, delle feste, nonché degli abiti e dei gioielli, quanto più sontuosi e appariscenti, tanto meglio.
Certamente molto diversa dalla timida seppur volitiva Costanza che abbiamo conosciuto nel precedente romanzo di Carla Maria Russo, “La sposa normanna”. Eléanor è “La sposa irriverente”. Se, imprevedibilmente, va d’accordo con il giovane Luigi che avrebbe preso i voti se non fosse stato per la morte del fratello maggiore, è solo perché la sfida di ‘sverginare’ il suo sposo la solletica, perché lui, dopo la paura femminea della prima notte, si innamora di lei ciecamente e a lei piace farsi adorare, le piace dare ordini anche al marito che diventa re con il nome di Luigi VII. Così come le piace scandalizzare la corte francese che non è abituata a tutta quella allegria, quel gozzovigliare, quella musica, quei comportamenti lascivi, quegli abiti così rivelatori delle donne. Peccato che Eléanor non resti incinta, peccato che nascano dicerie sulla maledizione sulla sua sterilità, peccato che si inimicò il severo Bernardo di Chiaravalle, peccato che, durante il conflitto contro il conte di Champagne (fratello della moglie ripudiata di Rodolfo di Vermandois che aveva sposato quella seducente ragazzetta, sorella di Eléanor), un intero villaggio morì nell’incendio della chiesa in cui la gente si era rifugiata per sfuggire ai soldati di Luigi. Basta così. Luigi si sveglia dall’incantesimo. Fa penitenza. Non tocca più la moglie. Può restare freddo il letto di una giovane donna così ardente?
Il partire per la crociata non è altro che un doppio pretesto- per Luigi per inginocchiarsi sulla tomba di Cristo, per Eléanor per raggiungere Antiochia, principato (acquisito per le nozze) dello zio Raimondo di Poitiers, suo grande amore di quando era ragazzina.
    La scrittrice ci trascina ancora una volta in una storia e in una Storia al cui incantesimo non riusciamo a sottrarci. Nomi che ricordiamo di aver letto, personaggi che abbiamo visto sul grande schermo (una Eleonora più anziana, moglie in seconde nozze di Enrico il Plantageneta, madre di Riccardo Cuor di Leone e di Giovanni senza Terra, è interpretata da una grande Katherine Hepburn nel film “Il leone d’inverno),
prendono vita nelle pagine del romanzo. Amore e guerra, gelosie e rappresaglie, avventura (perché la seconda crociata diventò una vera e propria avventura) e poesia (i trovatori e l’amor cortese di cui si canta alla corte del Sud), splendori e miserie: c’è tutto questo nel romanzo storico di Carla Maria Russo. E se sentimenti e pensieri dei personaggi sono frutto della sua immaginazione (il diario e le lettere di Eléanor sono un modo per svelarci quello che lei pensa), i fatti sono a grandi linee quelli dei libri per specialisti: noi comuni lettori ci accontentiamo della versione romanzata senza della quale non ne sapremmo nulla.



   

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