lunedì 20 aprile 2015

Jessie Burton, “il Miniaturista” ed. 2015

                                        Voci da mondi diversi. Gran Bretagna e Irlanda
                 FRESCO DI LETTURA     


Jessie Burton, “il Miniaturista”
Ed. Bompiani, trad. Elena Malanga, pagg. 426, Euro 18,00
Titolo originale: The Miniaturist


   Qualcuno ha destabilizzato Nella scrutando nella sua vita. Se i pezzi non le sono stati mandati per errore, allora la culla è un riferimento beffardo al talamo nuziale disertato e a quella che parrebbe avviarsi a diventare un’eterna verginità. Chi mai potrebbe avere una simile impertinenza? I cani, così ricchi di particolari, le poltrone, così precise, la culla, così evocativa: è come se il miniaturista avesse una visione perfetta della sua vita privata.

     1686. Petronella Oortman arriva ad Amsterdam dalla piccola città di campagna dove ha lasciato la madre vedova, un fratello e una sorella. Ha diciotto anni, unica compagnia il pappagallo Peebo su una spalla. Fra poco non dovrebbe più essere sola: bussa alla porta del mercante Johannes Brandt che l’ha sposata con una cerimonia semplice e riservata una quindicina di giorni prima. Petronella (o Nella come la chiamano tutti) non ha fatto in tempo a conoscere il marito che ha una ventina d’anni più di lei. Ha visto che è un bell’uomo, la mamma le ha detto che l’amore verrà di certo, che il suo corpo è la chiave per quell’amore. Che delusione. Non c’è il marito ad accoglierla, ma la sorella di lui, l’acida Marin che, a quanto pare, non ha nessuna intenzione di cederle il posto di padrona di casa. Una ragazzina come lei non sa nulla di certo di come si conduca una casa, di come si gestiscano i commerci di cui si occupa Johannes. Insieme a Marin, Nella incontra pure la domestica Cornelia e il servitore Otto, un uomo di colore che fa spalancare gli occhi a Nella- non ne aveva mai visto uno. Povera Nella con le sue fantasie di amore. Il marito non busserà mai alla porta della stanza che è stata preparata solo per lei. Si presenterà con uno strano regalo di nozze: una casa in miniatura. No, più precisamente: la loro casa in miniatura. Perfetta, preziosa, deliziosa. Ma Nella non sa che farsene: che cosa è? un giocattolo? lei non ha più l’età per giocare, lei voleva una casa vera, un marito vero, una vita vera e non una riduzione in scala di tutto questo.

     E’ un singolare romanzo di crescita, “Il miniaturista” di Jessie Burton. Un romanzo che vede la crescita di una ragazza che si trova a fronteggiare una realtà a cui niente l’ha preparata, anche perché è una realtà ignorata e messa al bando. Che cosa può saperne lei, che sa a mala pena che cosa succede tra un uomo e una donna per avere osservato gli animali accoppiarsi in campagna, di altre tendenze? Non sa neppure nulla del commercio dello zucchero da cui dipende al momento la ricchezza dei Brandt, le piacevano i dolci e il marzapane, ma non aveva mai visto i coni di zucchero che arrivano dall’altra parte del mondo e che rischiano di andare a male per l’umidità nei magazzini. La vita intorno a lei sembra scorrere su tre piani diversi. C’è la vita più in vista, quella con la cena a cui va con il marito che la mette in mostra, ed è quella regolata dalle severe leggi calviniste dell’Amsterdam secentesca. C’è poi la vita tra le mura di casa che sembrano bisbigliare segreti dietro porte chiuse e rumore di passi furtivi, stanze che non si addicono a chi le abita (quella dell’ascetica Marin è una sorpresa), con lettere d’amore incandescente che scivolano da pagine dei libri, severi abiti neri che però sono foderati di pelliccia e nascondono quello che nessuno deve vedere. E c’è infine la vita nella casa di bambola. Sì, la vita, perché la casa in miniatura si anima, si popola a poco a poco di piccoli personaggi. Nella fa le prime ordinazioni ad una misteriosa ed elusiva miniaturista che poi continua a farle pervenire pacchettini con un contenuto stupefacente: l’artista sconosciuta non solo sembra conoscere perfettamente gli abitanti di casa Brandt ma sembra anche prevedere il loro futuro, o lanciare avvertimenti su quello che sta per accadere, in una maniera inquietante e un poco sinistra. Il romanzo è come una partitura musicale in tonalità diverse per il liuto che dapprima Marin proibisce e poi incoraggia Nella ad usare, con un finale dalle note profonde e drammatiche.

     A volte abbiamo l’impressione che i tre protagonisti, Johannes, Nella, Marin, siano in anticipo sui tempi, che, nel loro desiderio di libertà dalle costrizioni, vivrebbero meglio tre secoli dopo, e tuttavia questo primo romanzo di Jessie Burton ci trascina nella lettura, sorprendendoci con il graduale cambiamento dei personaggi che ci obbliga a rivedere la prima idea che avevamo avuto di loro, stuzzicandoci con un processo degno di un legal thriller, deliziandoci con i dettagli di quel piccolo capolavoro d’arte che è la casa di bambole, dandoci l’impressione di osservare l’intera Amsterdam in miniatura.

la recensione è stata pubblicata su www.wuz.it



        

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